SAVOIA ACAIA, Amedeo
di. – Nacque nel 1363, verosimilmente in Piemonte; fu il primo dei figli nati da Giacomo, principe di Savoia Acaia, e dalla sua terza moglie, Margherita di Beaujeu.
Il padre, appartenente a un ramo collaterale di Casa Savoia, teneva in feudo dal ramo comitale un appannaggio che comprendeva buona parte dei domini sabaudi a est della valle di Susa, esteso tra il Canavese a nord e l’alto corso del Po a sud; nel 1360 un contrasto militare con il conte di Savoia, Amedeo VI, si era concluso con la sua sconfitta e con la confisca dell’appannaggio, restituitogli nel 1363 con l’eccezione del Canavese, in un contesto di ormai totale egemonia politica dei conti sui territori piemontesi.
Nel 1366 Giacomo modificò il suo testamento nominando Amedeo erede dell’appannaggio e del titolo, puramente nominale, di principe d’Acaia. L’evento provocò la ribellione del fratellastro di Amedeo, Filippo, nato dal precedente matrimonio di Giacomo e già designato come successore del padre. Tra il 1366 e il 1367 Filippo occupò militarmente l’appannaggio; Amedeo, insieme con il fratello minore Ludovico, si ritirò insieme con la madre in Savoia, ma ritornò in Italia con Margherita e la contessa reggente, Bona di Borbone, dopo la morte di Giacomo, avvenuta nel maggio del 1367. La crisi dinastica si chiuse l’anno successivo, quando Amedeo VI dapprima pronunciò un arbitrato sfavorevole a Filippo, quindi lo imprigionò; Filippo morì nell’ottobre del 1368 ad Avigliana, in Val di Susa. Amedeo godé da allora, senza contestazioni, del titolo di principe d’Acaia e del possesso delle giurisdizioni appartenute al padre.
In attesa del compimento della maggiore età da parte del principe, l’appannaggio fu sottoposto alla tutela di Amedeo VI; Amedeo soggiornò frattanto presso la corte comitale. Nel novembre del 1377 Amedeo, uscito dalla minore età, fu investito dal conte dei suoi domini piemontesi; poco più tardi ricevette l’omaggio della comunità e dei signori dell’appannaggio. Nel 1380 sposò Caterina, figlia di Pietro, conte di Ginevra; il matrimonio, promosso da Amedeo VI, ebbe l’effetto di consolidare l’aderenza dei vari rami di Casa Savoia al papa avignonese Clemente VII, che apparteneva appunto alla famiglia dei conti di Ginevra.
L’insediamento di Amedeo di Savoia Acaia in Piemonte coincise con un potenziamento delle strutture amministrative del principato: fra il 1377 e il 1378 nacquero una Tesoreria generale e una vera e propria Cancelleria, sul modello di quelle dei conti; i responsabili di questi uffici, come anche il gruppo dei secretarii principeschi, furono reclutati in prevalenza in seno all’entourage comitale. Amedeo confermò la centralità amministrativa di Pinerolo e del suo castello, che rimase sede delle principali attività di governo, in particolare del controllo delle finanze. A Pinerolo risiedette di preferenza anche il consilium principesco, le cui strutture incominciarono a formalizzarsi appunto in quell’età. Verso gli anni Novanta Amedeo promosse una prima, parziale sistemazione del patrimonio documentario conservato nel castello pinerolese.
Le scelte di Amedeo negli ambiti militare e diplomatico si attennero strettamente alle politiche di Amedeo VI e del successore Amedeo VII, che, negli anni Settanta e Ottanta, estesero notevolmente i domini sabaudi sui due versanti alpini. Nella seconda metà degli anni Ottanta le truppe di Amedeo si unirono a quelle comitali nel conflitto che opponeva i Savoia ai marchesi di Monferrato per il controllo di vari luoghi del Canavese e della Rocca di Verrua.
Alla fine di quello stesso decennio Amedeo avviò un tentativo di riacquistare il controllo sul principato greco d’Acaia, che il nonno Filippo aveva tenuto dagli Angiò per un breve periodo all’inizio del Trecento e per la cui sottrazione i Savoia Acaia non avevano mai ottenuto il dovuto indennizzo. A tale scopo sfruttò l’appoggio di Clemente VII, che nel 1387 invalidò la vendita dell’Acaia eseguita da Giovanna d’Angiò a favore dei cavalieri di Rodi. Amedeo, appoggiato nell’impresa anche da Amedeo VII, da Venezia e Genova e dai Visconti, avviò quindi trattative con l’aristocrazia della Morea e con altri poteri della regione, come il despota della Romania, Teodoro Paleologo, e Neri Acciaiuoli, signore di Atene.
Nel 1391 si stipulò a Venezia un accordo che prevedeva l’omaggio vassallatico della nobiltà locale ad Amedeo di Savoia Acaia, il quale, l’anno successivo, avrebbe dovuto recarsi nella regione con un contingente di armati e aiuti in denaro.
Il progetto subì una brusca e definitiva interruzione sul finire del 1391, quando Amedeo VII morì improvvisamente, lasciando il titolo comitale al giovanissimo Amedeo VIII. Amedeo, secondo in linea di successione dopo il fanciullo, raggiunse in Savoia la corte comitale e diede il suo appoggio alla vedova di Amedeo VI, Bona di Borbone, che contendeva a Bona di Berry, madre di Amedeo VIII, la reggenza sulle giurisdizioni comitali. La morte di Amedeo VII fu addebitata, tra gli altri, a un medico e a uno speziale, che sotto tortura accusarono Amedeo e Bona di Borbone di avere tramato contro la vita del conte; accusa che fu, in un secondo momento, ritirata. Amedeo fece parte del consiglio che affiancò Bona nella reggenza dei domini sabaudi durante la minore età di Amedeo VIII.
Dopo il ritorno in Piemonte (1392) Amedeo fu impegnato per un decennio in tentativi di consolidamento del dominio sabaudo sul versante italiano delle Alpi, a scapito dapprima dei Saluzzo, quindi dei Monferrato. Nel 1394 sconfisse e imprigionò il marchese Tommaso III di Saluzzo, che fu liberato in cambio di importanti concessioni giurisdizionali; nel 1396 il Comune di Mondovì, sottratto al controllo monferrino, si sottomise al principe. Il conflitto con i Monferrato, intervallato da effimere tregue, si sarebbe protratto fino ai primi anni del Quattrocento.
Nel periodo di Amedeo i rapporti fra il potere centrale e le comunità dominate furono meno tesi rispetto alla prima metà del Trecento. Il principe, peraltro, coinvolse in una lunga lite il Comune di Torino, che si opponeva al ripristino della gabella del sale; l’imposta, il cui controllo fu attribuito al principe da una sentenza del 1380, sarebbe stata rimessa al Comune nel 1408. Nel 1389 Amedeo ristabilì la societas torinese di S. Giovanni Battista, sciolta da Amedeo VI.
Amedeo di Savoia Acaia morì a Pinerolo il 7 maggio del 1402; come il padre e il nonno, fu sepolto nella chiesa pinerolese dei minori. Ebbe due figlie femmine: Margherita (per la Chiesa, la beata Margherita di Savoia) sposò nel 1403 Teodoro II Paleologo, marchese di Monferrato, e poco dopo la morte di questi (1418) abbracciò la vita religiosa; Matilde sposò nel 1417 Ludovico III di Wittelsbach, elettore palatino. Dopo la morte di Amedeo il principato di Savoia Acaia passò a suo fratello Ludovico.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Corte, Materie politiche per rapporto all’Interno, Protocolli dei notai della Corona, serie rossa, n. 63, serie nera, n. 133 s.; W. Haberstumpf, Regesto dei Savoia per l’Oriente. Prima parte: i Savoia principi d’Acaia (1295-sec. XV), in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XCV (1997), 1, pp. 230-243.
P.L. Datta, Storia dei principi di Savoia del ramo d’Acaia, signori del Piemonte, dal MCCXCIV al MCCCCXVIII, I, Torino 1832, pp. 211-306; F. Gabotto, L’età del Conte verde in Piemonte secondo nuovi documenti (1350-1383), in Miscellanea di storia italiana, s. 3, 1895, vol. 33, t. 2, pp. 113-364; Id., Gli ultimi principi d’Acaia e la politica subalpina dal 1383 al 1407, Pinerolo 1897, pp. 9-441; R. Cessi, Amedeo di Acaia e la rivendicazione dei domini sabaudi in Oriente, in Nuovo Archivio veneto, n.s., 1919, vol. 37, pp. 5-64; A. Barbero - G.S. Pene Vidari, Torino sabauda. Dalle lotte di parte e dalle congiure antisabaude a un nuovo equilibrio sociale e istituzionale, in Storia di Torino, II, Il basso medioevo e la prima età moderna (1280-1536), a cura di R. Comba, Torino 1997, pp. 214-259; W. Haberstumpf, Dinasti latini in Grecia e nell’Egeo (secoli XII-XVII), Torino 2003, pp. 23-45; P. Buffo, La documentazione dei principi di Savoia-Acaia. Prassi e fisionomia di una burocrazia notarile in costruzione, Torino 2017, pp. 96-100, 125-131; F. Negro, A. di S., principe d’Acaia, http://www.italiacomunale.org/resci/individui /amedeo-di-savoia-principe-dacaia/ (12 febbraio 2018).