SAVIOLI Fontana Castelli, Ludovico Vittorio
Poeta, nato a Bologna il 22 agosto 1729, morto ivi il 1° settembre 1804. Fu educato all'intelligenza dei classici dai gesuiti. Per diletto, insieme con altri, dal 1746 tradusse finemente in quartine di settenarî sdruccioli alternati a piani gli Amores di Ovidio, e Amori intitolò la famosissima raccolta di 12 canzonette in quel metro, edita nel 1758 a Venezia e poi raddoppiata nell'edizione di Lucca del 1765: tersa immagine della vita galante e del leggiadro costume del tempo, e primo documento, al colmo del secolo, del nuovo ideale stilistico. In forma perita nell'incidere e limpida nel raffigurare incorniciò delle grazie mitologiche rococò scenette d'avventure galanti e motivi di passione elegiaca labile ma viva, tenera ma non sentimentale; e ritrasse con la serietà del diletto fantastico quello che il Parini argutamente satireggiò. Un velo di assorta malinconia adorna qua e là l'episodio come il lume dell'arte certe statue finite. Per la classica nitidezza fu, dopo il Parini, il più forbito poeta dell'indirizzo seguito all'Arcadia.
La sua fama è legata agli Amori; la sua vita spese in altre cose di diversa importanza ma ugualmente in armonia col progresso del secolo. Nel Monte liceo (1750) imitò in 12 prose e 12 egloghe l'Arcadia del Sannazzaro; nell'Achille (1757), tragedia poi edita a Lucca nel 1761, dava un'eco ormai sperduta del fervore tragico della prima metà del secolo. Fu erudito negli studî giuridici, scientifici e nelle letterature francese, spagnola, inglese. Cultore delle arti del disegno, fu presidente perpetuo dell'Accademia Clementina di belle arti. Compose tra l'84 e il 95 in stile correttissimo conciso, d'imitazione tacitiana, gli Annali Bolognesi, mostrandosi valente nell'analisi delle ragioni dei fatti, ed ebbe perciò nel 1790 la cattedra di "storia universale profana delle nazioni e dei diritti di ciascheduna", nel 1798 l'incarico dai direttori della Cisalpina di un compendio della storia di Bologna dalle origini ai suoi tempi. Partecipe convinto della rivoluzione, ebbe nel 1796 una missione diplomatica a Parigi nell'interesse delle guarentigie di Bologna. Prudente, ma non influente, ottenne vane promesse e qualche mortificazione; strinse invece relazioni fra scienziati parigini e bolognesi. Ritiratosi dalla vita politica patì persecuzioni sotto gli Austro-Russi. Ritornò all'attività dopo Marengo e fu membro della Consulta straordinaria dei notabili al Comizio di Lione, uno dei Quaranta dell'Istituto di scienze lettere ed arti, revisore delle stampe e dei libri.
Bibl.: G. Carducci, Erotici del secolo XVIII, Firenze 1868; S. Cillario, L. S., Prato 1902; E. Carrara, Un poeta "bolognino": L. S., in Vita italiana, 1° marzo 1897.