GRIFFINI, Saverio
FFINI Nacque a San Martino Pizzolano (frazione di Somaglia, presso Lodi) il 28 ott. 1802. Sospettato, mentre era studente a Pavia ospite del collegio Ghislieri, d'essere in contatto con ambienti rivoluzionari, il G. dovette nel 1821 riparare dapprima in Piemonte e poi in Spagna, ove combatté a fianco dei costituzionali. Tornato in Lombardia nel 1824, fu arrestato dalla polizia austriaca e detenuto per sei mesi nel carcere di Porta Nuova. Negli anni seguenti dimorò a Casalpusterlengo, dedicandosi al mestiere di famiglia, l'agricoltura.
Lo scoppio rivoluzionario del 1848 riportò il G. alla vita pubblica: il 20 marzo decise infatti di accettare, benché sposato e padre di sei figli, il comando di un gruppo di giovani volontari del Lodigiano, appena costituitosi per portare aiuto all'insorta Milano. Il giorno successivo gli uomini del G. raggiunsero il Lambro e pernottarono a Sant'Angelo Lodigiano, proseguendo poi la marcia verso Milano. Il 24 marzo si ebbe il primo contatto fra la colonna del G. (cui cominciarono a unirsi numerosi altri volontari) e il milanese Consiglio di guerra, composto tra gli altri da C. Cattaneo ed E. Cernuschi. Al G. fu ordinato di disturbare la ritirata della colonna austriaca comandata dal generale L.A. von Benedek: toccate Lodi, Pizzighettone e Casalbuttano gli uomini del G. passarono l'Oglio il 31 marzo, ma non riuscirono a impensierire seriamente la marcia degli Austriaci verso Mantova. Il 6 aprile il G. ricevette poi l'ordine dal generale piemontese E. Bava di coprire il fianco destro dello schieramento che si accingeva a passare il Mincio a Goito: la partecipazione al fatto d'armi dell'8 aprile valse al G. la medaglia d'oro al valor militare. La legione da lui comandata (che comprendeva oramai parecchie centinaia di effettivi) rimase da quel momento dislocata presso il primo corpo d'armata piemontese guidato dal generale Bava: il 24 aprile fu denominata legione lombarda "Griffini" e al suo comandante fu conferito il grado di maggiore. La legione si distinse in seguito nel combattimento di Santa Lucia (6 maggio 1848), per il quale il G. ricevette un encomio solenne dal generale Bava.
Nominato colonnello il 19 giugno 1848, il G. cominciò ad accusare seri problemi di salute, al punto che, nel luglio seguente, gli venne accordata una lunga licenza. Ma il precipitare della situazione militare lo costrinse a rientrare celermente in servizio, per assumere il 29 luglio, su ordine del milanese comitato di pubblica difesa, il comando di tutte le guardie nazionali raccolte in Brescia (oltre 5000 uomini). Il G., cui era stato nel frattempo conferito il grado di maggiore generale, cercò dapprima di creare un fronte comune con le milizie del generale Giacomo Durando, di stanza presso Salò. Fallito il tentativo, egli decise di abbandonare Brescia (11 ag. 1848) e di dirigersi verso la Svizzera. Alcuni giorni prima aveva lasciato cadere l'accorato invito rivoltogli da G. Garibaldi a proseguire la guerra all'Austria, sfruttando le sue cospicue forze e superando l'angusta cornice della guerra regia. Non ebbe maggiore fortuna E. Cernuschi (inviato da G. Mazzini), che il 18 agosto riuscì a incontrarlo a Tirano. Dopo una durissima marcia attraverso i valichi alpini, i volontari del G. raggiunsero finalmente la Svizzera (21 agosto), ove furono disarmati. La maggior parte proseguì il viaggio verso il Piemonte insieme con il G., che il 31 agosto si presentò al campo di Alessandria al re Carlo Alberto. Nella riorganizzazione dell'esercito sardo in vista di una ripresa delle ostilità gli fu affidato il comando di una brigata, con la quale combatté a Novara nel marzo 1849.
Terminato definitivamente il conflitto, il G. si ritirò con la sua numerosa famiglia a Montenati (frazione del comune di Binasco, non distante da Pavia), ove si dedicò alla viticoltura e ricoprì per molto tempo le cariche di consigliere comunale e giudice conciliatore. Conservò a lungo, come chiaramente emerge dal carteggio con il generale T. Lechi, il rimpianto per essere stato dispensato dall'esercito sardo subito dopo Novara (un principio di sordità aveva probabilmente contribuito al suo precoce allontanamento).
Il G. morì a Montenati il 25 dic. 1884.
Fonti e Bibl.: Documenti concernenti il G. in Milano, Museo del Risorgimento, Esuli, c. 3, g. 3/02. Si vedano inoltre: A. Cavaciocchi, Le prime gesta di Garibaldi in Italia, Roma 1907, pp. 16-79, passim; Ediz. naz. degli scritti editi e inediti di G. Mazzini, Indici, a cura di G. Macchia, II, ad nomen; C. Cattaneo, Epistolario, a cura di R. Caddeo, I (1820-1849), Firenze 1949, pp. 265 s.; F. Lechi, Il carteggio del generale S. G. col gen. Teodoro Lechi, in Atti del Convegno storico lombardo, … 1959, Brescia 1961, pp. 53-57; C. Cattaneo, Archivio triennale delle cose d'Italia, a cura di L. Ambrosoli, Milano 1974, ad indicem.
Per un inquadramento storico: C. Mariani, Le guerre dell'Indipendenza italiana dal 1848 al 1870, I, Torino 1882, ad ind.; V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del '48-'49, Milano 1887, pp. 213 s., 303, 306; V. Bortolotti, Storia dell'esercito sardo e dei suoi alleati nelle campagne di guerra del 1848-49, Torino 1889, pp. 51, 54 s., 124, 127; C. Cesari, Corpi volontari italiani dal 1848 al 1870, Roma 1920, p. 53; E. Rota, Del contributo dei Lombardi alla guerra del 1848. Il problema del volontarismo, in Nuova Rivista storica, XII (1928), p. 12; A. Baldini, La guerra del 1848-49 per l'indipendenza d'Italia, Roma 1930, pp. 57, 143; Stato maggiore dell'Esercito - Ufficio storico, Il primo passo verso l'Unità d'Italia, Roma 1948, p. 197; P. Pieri, Storia militare del Risorgimento. Guerre e insurrezioni, Torino 1962, ad ind.; U. Grottanelli, Il libro d'oro del patriottismo italiano (Biografie e ritratti dei combattenti dal 1848 al 1870), I, Roma 1902, s.v.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, sub voce.