SAVELLI
. Nobile famiglia che dominò in Roma e nei vicini castelli, insieme ai Colonna, agli Orsini, agli Annibaldi, ai Caetani, dal sec. XIII in poi. Capostipite si può considerare 'quell'Aimerico che fu padre di Cencio Camerario, papa nel 1192 col nome di Onorio III. Da Onorio III ha origine appunto la fortuna della famiglia legata intimamente, fino dal suo primo apparire, alla curia romana. Il nipote di Onorio III Luca, il primo per cui si trova il titolo de Sabello (forse dal possesso del castello omonimo), parve discostarsi da quelle tradizioni quando, senatore di Roma, si mostrò fautore di Federico II contro Gregorio IX. Ma con lui si manifesta pienamente anche l'autorità conseguita dalla casata quale rappresentante di quella nobiltà cittadina che domina completamente il comune romano per tutto il sec. XIII e che alle esigenze derivanti dalla carica senatoriale e secondo gl'interessi della sua consorteria deve piegare la sua politica.
Dei figli di Luca, uno fu papa Onorio IV; un altro fu Giovanni, custode del conclave di Viterbo del 1270, creato da Gregorio X maresciallo di S. R. Chiesa, e custode del conclave, ufficio che fu reso poi ereditario nella famiglia da Paolo III. Servì anche Carlo d'Angiò e ne ebbe la signoria di Venafro. Ma la sua discendenza in due generazioni si estinse. Il terzo, Pandolfo, podestà di Viterbo nel 1275 e più volte senatore di Roma, fu il maggiore rappresentante della famiglia nel sec. XIII e da lui discese il ramo che, suddiviso poi in rami secondarî, giunse fino al sec. XVIII. Alla fine del sec. XIII, nel testamento che Onorio IV, ancora cardinale, fece nel 1279, la fortuna della famiglia appare già costituita dai possessi di Albano, Castel Savello, Castel Gandolfo, Castrum Leonis (in Sabina), Castrum Faiolae, Castrum Arignani, Cesano (vicino a Civita Castellana), Scrofano, Turrita (Nepi), Palombara, Castelleone e Monteverde in Sabina. Al ricco patrimonio era annesso il maresciallato della Chiesa e la custodia del conclave, con la giurisdizione del tribunale detto Corte Savella (soppresso poi da Innocenzo X) che estendeva la sua competenza su tutti i laici della famiglia pontificia, e che fruttava alla casata pingui rendite. Nella città i S. avevano il palazzo di S. Sabina, abitato da Onorio III e da Onorio IV, le case di Monte Savello erette sul teatro di Marcello, e le case dove è oggi l'odierno vicolo Savelli, in Parione. Nelle chiese dell'Aracoeli e di S. Alessio sull'Aventino erano le loro tombe di famiglia. Nel 1300 i S., pur strettamente imparentati con gli Orsini, si unirono con i Colonna contro Bonifacio VIII, ma nel periodo avignonese, con Giacomo, senatore e vicario di Roberto d'Angiò (1305-1375) e Giovanni suo figlio, anch'esso vicario di re Roberto e maresciallo della Chiesa nel 1352, la famiglia appare ormai definitivamente legata alla curia pontificia in seno alla quale contò numerosi cardinali. Da Renzo, pronipote di Giovanni, trassero origine i quattro diversi rami in cui si divise la famiglia: dei signori di Rignano, di Ariccia, di Albano, di Palombara. Del primo ramo fu iniziatore Paolo capitano al soldo di Carlo III, poi di Gian Galeazzo Visconti e infine della repubblica di Venezia, dove morì nel 1405. La sua discendenza si chiuse con Luca dopo la metà del sec. XVII. Anche gli altri due rami si estinsero presto. Più fiorente fu quello dei signori di Palombara che per parte di donne raccolse tutta l'eredità dei S. Il maggiore rappresentante di questo ramo fu Giovan Battista di Bernardino, capitano di Clemente VII contro i Colonna, colonnello di fanteria al soldo di Carlo V, dal quale ebbe nel 1529 il feudo d'Antrodoco, viceré d'Abruzzo, capitano delle guardie di Paolo III, morto a Firenze nel 1551. Da Giovanni Lucido e Clarice S., sposatasi con dispensa di Alessandro VI, ebbero origine gli ultimi discendenti della famiglia. Di essi Caterina andò sposa a un fratello di papa Giulio III. Troilo fu fatto decapitare da Clemente VIII; Paolo e Federico furono i primi a portare il titolo di principi d'Albano e sposando le due ultime discendenti del ramo di Ariccia, Caterina e Virginia riunirono nelle loro mani tutti i diritti della famiglia. Bernardino, figlio di Paolo, sposando una Maria Peretti raccolse pure l'eredità della famiglia di Sisto V; suo figlio Giulio morì (1712) senza discendenti, e sua figlia Margherita portò la fortuna di casa S. nella famiglia del marito, il duca Sforza Cesarini. Il maresciallato della Chiesa fu allora trasferito alla famiglia Chigi.
Bibl.: Oltre alle vecchie opere del Sansovino, Origine delle famiglie illustri d'Italia, e del Panvino, Gentis Sabellae Monumenta, v. Litta, Famiglie nobili d'Italia e bibl. alle voci onorio iii; onorio iv.