SAUL (ebraico, Shā'ūl, "domandato [a Dio]")
Nome del primo re degli Ebrei, che regnò verso la seconda metà del secolo XI a. C.
Era figlio di Qish, la cui famiglia dimorava in Gabaa (Gibeah) nella tribù di Beniamino: di statura gigantesca e di segnalato coraggio, aveva assistito durante la sua prima giovinezza, svoltasi oscuramente nella casa paterna, alla caduta della sua nazione sotto il dominio dei Filistei (v. samuele). Al desiderio di rivincita e d'indipendenza diffuso nel popolo, il giovane S. doveva prendere viva parte, e probabilmente si dette fin da quel tempo a compiere piccoli colpi di mano Contro i corpi di guardia stabiliti dai Filistei nel territorio ebraico (I Samuele [Re], X, 5; XIII, 3). Il popolo, appunto per meglio preparare un'azione generale contro i Filistei, chiese a un certo punto al "giudice" Samuele che costituisse un re su Israele; e benché vi fosse una minoranza ostile a questo desiderio e Samuele personalmente non fosse propenso all'innovazione, tuttavia costui si piegò. È probabile che Samuele già conoscesse S., almeno di fama; ad ogni modo un giorno in cui S., che era in giro per ritrovare le asine di suo padre smarritesi, si presentò in casa di Samuele a Rama, questi compì segretamente su lui la cerimonia elettiva dell'unzione regale (I Sam. [Re], X, 1), sulla quale però anche S. mantenne poi il segreto con i suoi familiari (ivi, 15-16).
Ciò che avvenne dopo questa cerimonia è strano, e i varî episodî che seguono nella narrazione della Bibbia sono di successione cronologica dubbia, e sembrano provenire da una doppia relazione in corrispondenza col doppio partito, favorevole od ostile alla monarchia. Una nuova elezione regale, questa volta pubblica, è narrata come fatta per mezzo delle sorti sacre dallo stesso Samuele in un'adunanza popolare a Mispah; le sorti cadono su S., che sta da parte, schivo e nascosto (ivi, X, 17-27). Il re degli Ammoniti commette sopraffazioni contro gli Ebrei di Jabes di Galaad in Transgiordania; e costoro si rivolgono per aiuto a S., il quale accorre con armati e sconfigge gli Ammoniti (ivi, XI, 1 segg.). Inoltre Jonathan figlio di S., certo ad istigazione del padre, sbaraglia un posto fortificato di Filistei (ivi, XIII, 3 segg.). La coordinazione di questi episodî, e specialmente la duplice elezione di S., non trova definitiva spiegazione: è possibile che la prima elezione (privata) fosse quasi di prova, poi seguissero gli atti valorosi del neo-eletto, infine la seconda elezione (pubblica) quasi a premio del valore dimostrato.
Contro i Filistei, che costituivano la mira principale, il nuovo monarca seguì il sistema della guerriglia, per aver tempo ad organizzare forze armate (ivi, XIV, 52) contro l'agguerritissimo nemico; ma frattanto egli compiva anche spedizioni di minore importanza (ivi, 47). Una volta, essendo S. in procinto di scontrarsi con i Filistei, prima d'impegnarsi compì egli stesso il sacrificio di propiziazione rituale non aspettando la venuta di Samuele; costui sopraggiunse poco dopo, e rimproverò del fatto S. come di un'usurpazione dell'autorità religiosa, ch'era rimasta a Samuele. Più tardi, in una spedizione contro gli Amaleciti, S. risparmiò parte della preda conquistata, che invece era stata in precedenza consacrata come ḥerem (sacrificio di distruzione) a Jahvè: lo sdegno di Samuele fu questa volta anche più grave, ed egli, pronunziata che ebbe la riprovazione di S., ruppe totalmente la relazione con lui.
Nonostante questo decisivo ripudio, S. seguitò ad occuparsi col massimo zelo della preparazione militare della nazione, favorendo la casta militare (ivi, XXII, 7), mentre egli continuò a vivere dimessamente nella sua Gabaa. Alle preoccupazioni di governo si aggiunse poi la personale gelosia contro il giovane David, che nel frattempo era stato segretamente unto re da Samuele in luogo di S., e che ben accolto in corte si andava guadagnando simpatie sempre più larghe fra il popolo (v. david): onde S., di natura forse nevrotica, non resse a tutte queste avversità e finì per diventare maniaco; si parlò allora di uno spirito maligno che l'aveva invasato, egli scorse dappertutto attorno a sé insidiosi nemici, e concentrando il suo corruccio su David, ne fece l'oggetto delle sue persecuzioni.
Il dramma psicologico e politico si concluse precisamente con quella catastrofe, che S. aveva cercato di scongiurare durante tutto il suo regno. I Filistei a un tratto, risaliti a settentrione con un forte esercito, si accamparono nella vallata di Esdrelon con intenzione forse d'invadere il centro del reame ebraico. S. accorse con i suoi armati, e si accampò sui monti di Gelboe: da quelle alture ebbe agio di contemplare la potenza del nemico e ne fu spaventato. Nel suo smarrimento di spirito, prima di attaccare, volle udire ancora una volta l'oracolo del suo avversario Samuele, morto poco prima, e lo fece evocare in una seduta spiritica notturna da una necromante che dimorava nel villaggio di Endor: il morto apparve, e preannunziò a S. la catastrofe e la morte imminenti. Attaccata battaglia, i figli di S. caddero combattendo da valorosi ed egli rimase gravemente ferito; concentratasi la lotta attorno a lui, piuttosto che cader vivo in potere dei nemici, si gettò sulla punta della sua spada. Il giorno appresso i Filistei, trovato il suo cadavere, ne asportarono la testa e le armi, esponendole come trofeo nel tempio di Beisān, ed appesero il resto della salma alle mura della città: ma gli abitanti di Jabes s'impadronirono nottetempo di quelle spoglie, e le seppellirono con onore nella loro città.
Natura generosa più che riflessiva, guerriero più che politico, S. fu in sostanza uno sfortunato. Il suo sforzo di accrescere il potere militare della nazione e di tenerla spiritualmente compatta, benché fallisse in quell'occasione, segnò la strada su cui s'inoltrò poi il suo successore David; costui inoltre, politicamente più sagace, evitò l'errore che aveva provocato la rovina di S., di mettersi cioè in urto con l'autorità religiosa della nazione.
Bibl.: Sono da consultarsi, oltre alle storie del popolo ebraico (v. ebrei), i commenti ai libri di Samuele (v. re, libri dei).