SATYROS (Σάτυρος, Satyrus)
1°. - Figlio di Isotimos, da Paro, architetto e scultore della metà del IV sec. a. C., noto soprattutto per aver diretto con Pytheos l'erezione del Mausoleo di Alicarnasso (Vitr., vii, praef., 12, 13).
Vitruvio ricorda S. solo come architetto del Mausoleo ed autore con Pytheos (v.) di un trattato che fondava sull'opera realizzata l'esposizione di teorie architettoniche. Da Vitruvio si ricava anche l'etnico di S., non il patronimico. Questo si deduce invece da una base trovata a Delfi, con la firma di S. figlio di Isotimos da Paro. Non c'è dubbio infatti che questa iscrizione si debba riferire allo stesso personaggio. Oltre all'identità dell'etnico, è notevole la circostanza che le statue, perdute, rappresentavano membri della famiglia degli Hekatomnidi di Alicarnasso, cioè Idrieus ed Ada, fratello e sorella di Mausolo ed Artemisia; l'età della dedica, fatta dai Milesi, si pone tra la fine della guerra sacra (346 a. C.) e la morte di uno dei personaggi onorati, Idrieus (344 a. C.), cioè negli anni dell'acmé dell'artista che lavorava al Mausoleo. Un termine cronologico per inquadrare l'attività di S. sarebbe anche offerto dalla presenza a Delfi nel 301 dello scultore Lykos figlio di Satyros; ma non è certo che il padre di Lykos sia da identificarsi con il nostro. Del tutto ipotetica è invece l'identificazione proposta dal Marcadé, con S., l'architetto che avrebbe realizzato il trasporto ad Alessandria di un obelisco staccato da Nectanebo (Nectanebo I, 374-364 a. C.; o II, 361-350), usato più tardi per il santuario di Arsinoe Philàdelphos (316-270 a. C.): il personaggio è noto da una notizia di Plinio (Nat. hist., xxxvi, 67, 68).
La fama di S. era legata nel mondo antico soprattutto alla fabbrica del Mausoleo, dove peraltro non è possibile isolare l'intervento di S. da quello di Pytheos, nell'esame delle superstiti strutture. Ciò è stato tentato limitatamente alla forma del capitello ionico, per confronto con lo stesso elemento del tempio di Atena a Priene, opera del solo Pytheos a detta di Vitruvio: la figura di S. ne uscirebbe valorizzata, quasi quella dell'unico artefice del Mausoleo, le cui innovazioni stilistiche nell'ambito della tradizione ionica d'Asia, troverebbero a Priene solo un'eco manierata (Drerup). D'altra parte la scoperta del nuovo tempio di Labraunda, riferibile a Pytheos, costringe, per così dire, ad una rivalutazione della personalità di quest'ultimo architetto, il cui stile si rivela di una particolare coerenza (v. pytheos). Il valore della partecipazione di S. al Mausoleo è d'altra parte discutibile, anche perché non è possibile ricostruire quanta parte abbia avuto nel progetto Skopas, egli stesso architetto a Tegea.
Per quel che riguarda l'esecuzione materiale della decorazione del Mausoleo, è opportuno cominciare con l'escludere le parti riferibili ad altri artisti: cioè la quadriga di Pytheos ed i fregi di Skopas, Leochares, Timotheos e Bryaxis, per le esplicite notizie delle fonti, ed i leoni decorativi sui quali sono state lette le sigle ???SIM-50??? e ???SIM-51???, forse di Pytheos e Leochares (Jeppesen). Fondate probabilità vi sono invece per riferire a S. le statue dette di Mausolo e di Artemisia. Per queste figure che rappresentano forse degli offerenti o personaggi della famiglia degli Hekatomnidi, si è pensato lo stesso Hekatomnos o Idrieus, ed Ada (Preedy), viene infatti naturale ricordare le statue che dovevano essere sulla base di Delfi, firmata da Satyros. Gli attacchi del gruppo bronzeo di Delfi, conservati sulla pietra, suggeriscono una ponderazione delle figure analoga a quella della coppia di Alicarnasso: la donna ha i piedi quasi allineati, nell'uomo il movimento è più spiccato ed il piede sinistro poggia solo sulla punta. La ricostruzione dell'opera di S. a Delfi è facilitata, oltre che dal confronto con le celebri sculture del British Museum, anche da un rilievo da Tegea nello stesso museo, in cui compare una coppia di personaggi dei quali soprattutto la donna è simile alla cosiddetta Artemisia e ad una figura femminile di un rilievo di Alicarnasso, all'Accademia Americana di Roma. Opere minori, ma interessanti perché contemporanee e provenienti dalle località in cui lavorava Skopas; la stessa personalità di S. non può certamente essere compresa senza tener presente quella del grande scultore.
Si è fatto il nome di S. per l'autore del sarcofago di Sidone detto delle piangenti, in cui si è riconosciuta una dipendenza dal Mausoleo per la disposizione decorativa dei personaggi tra le colonne (Marcadé); ma i particolari architettonici suggeriscono un'età più alta per il sarcofago. Del tutto infondato è infine l'accostamento tra le figure delle piangenti e la notizia di Plinio di un S. autore di un trattato sulle gemme e in particolare sull'ambra, nata dalle lacrime delle Eliadi piangenti la morte di Fetonte (Nat. hist., xxxvii, 31, 92, 94).
Bibl.: W. Klein, Geschichte der griechischen Kunst, II, 1905, p. 286, nota 6; J. B. Preedy, in Journ. Hell. Stud., XXX, 1910, p. 138 ss., p. 162; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, pp. 220, nota; 258; 260; H. Drerup, Satyros oder Pytheos?, in Jahrbuch, LXIX, 1954, p. 1-31; M. Bieber, Who Made the Statues of Mausolos and Artemisia?, in Anthemon, Scritti in onore di C. Anti, Firenze 1955, p. 67 ss.; J. H. Jonkees, Bryaxis or Satyros?, in Mnemosyne, S. IV, XI, 1958, p. 136 s. Base di calcare con la firma di S. figlio di Isotimos da Paro, Delfi: Th. Homolle, in Bull. Corr. Hell., XXIII, 1899, p. 383 ss.; W. Dittenberger, Sylloge Inscr. Graec.3, n. 225; Ch. Picard, in Revue des Études Anciennes, XLIV, 1942, p. 5 ss.; M. N. Tod, A Selection of Greek Historic Inscriptions, n. 161, B; J. Marcadé, Recueil des signatures de sculpteurs grecs, I, Parigi 1953, p. 93. Rilievo da Tegea, Londra, British Museum: P. Foucaurt, in Mon. Piot, XVIII, 1910, p. 145 ss.; A. H. Smith, in Journ. Hell. Stud., XXXVI, 1916, p. 65 ss., fig. i; I. G., II, n. 89; G. Lippold, in Festschrift P. Arndt, Monaco 1925, p. 120; F. H. Marshall, British Museum Inscriptions, n. 950; M. Bieber, op. cit., in Anthemon, Firenze 1955, p. 67 ss., tav. III, i. Rilievo da Alicarnasso, Roma, Accademia Americana: A. H. Smith, op. cit., p. 69; A. W. Van Buren, in Antike Plastik, Walter Amelung zu 60. Geburtstag, Berlino 1928, p. 50 ss., fig. i; M. Bieber, op. cit., tav. III, 2.