SATRICO
. Piccola città volsca, nella pianura fra Anzio e Ardea, alquanto discosta dal mare, sopra una via che da Anzio conduceva a Velletri (odierna via di Conca). È ricordata fra quelle città che presero parte insieme con la Lega latina alla battaglia del Lago Regillo e furono vinte da Roma. Si narra che Coriolano la riprendesse poco dopo nella guerra fra i Volsci e i Romani. Essa rimase in possesso dei primi fino al 383. In quest'anno vi si raccolsero contro Roma le truppe dei Volsci, degli Ernici e dei Latini, e Satrico fu più volte teatro delle loro lotte, finché i Latini, abbandonati dai Volsci e sopraffatti dai Romani, diedero fuoco alla città, risparmiando solo il tempio della Mater Matuta, per una voce che fu udita venir fuori dal tempio stesso. Queste notizie che ci dà Livio (VI, 33) sono forse un anticipo di quelle seguenti, riferite egualmente da Livio (VII, 27). Infatti egli ci dice che nel 345 Satrico fu nuovamente popolata per mezzo di una colonia, ivi condotta da Anzio, e perciò assalita tre anni dopo dal console Valerio Corvo che conduceva la nuova campagna contro i Volsci; presa facilmente, non fu però presidiata, tanto che Anziati e Veliterni poterono ancora fortificarsi fra le vecchie mura nel 338, allorquando Caio Plauzio la occupò e distrusse definitivamente senza che la città potesse più risorgere. Rimasero però in piedi i templi della Mater Matuta e di Giove, che attiravano ancora per tutta la repubblica un numero considerevole di pellegrini, come dimostrano gli avanzi del primo tempio rinvenuti e scavati nel 1895 e tuttora visibili sul posto, mentre le pregevoli terrecotte che ne adornavano la trabeazione, consistenti in antefixae, antepagmenta e sculture varie, si trovano nel Museo di Villa Giulia in Roma.
La località precisa di Satrico fu identificata dal Nibby nel sito in cui s'erge oggi il Casale di Conca, presso le Ferriere pontificie, sopra un colle limitato a ponente da un fosso, che si getta poco dopo nell'Astura, e a levante dal fosso di Moscarello. Avanzi delle mura in blocchi male squadrati di tufo restano specialmente nel lato nord e sotto il diruto fortilizio medievale che occupa il sito dell'antica acropoli.
Bibl.: A. Nibby, Analisi... dei dintorni di Roma, III, Roma 1849; G. Tomassetti, La Campagna Romana, 2ª ed., II, Roma 1910, p. 387 segg.; E. Barnabei e A. Cozza, in Notizie degli scavi di antichità, 1896, p. 23 segg.; A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, I, Roma 1918, p. 233 segg.