MENIPPEA, Satira (Satyre Ménippée)
Libello anonimo, che contiene la parodia degli Stati generali convocati a Parigi dai capi della Lega il 10 febbraio 1593; esso rappresenta l'opinione dei "politici", cioè del partito della conciliazione che aspirava alla fine delle guerre civili e religiose in Francia e che stava per trionfare con l'abiura del re Enrico IV. L' abbozzo della satira è dovuto al canonico Jean Le Roy, e le varie parti furono svolte dai suoi amici Nicolas Rapin, Pierre Pithou, Jacques Gillot, Jean Passerat, Florent Chrestien, Gilles Durant. Il nome della satira, mescolata di prosa e di versi, con l'inserzione di varî linguaggi, deriva dall'esempio delle Satyrae menippeae di Varrone.
Dopo la parata burlesca di due ciarlatani che vantano la loro droga (e sono due cardinali che mirano a dare alla Francia un re straniero), la satira attribuisce ai maggiori esponenti della Lega (il duca di Mayenne, luogotenente generale del regno; il legato pontificio; il rettore dell'università di Parigi) discorsi immaginari d'uno sfacciato cinismo, mentre il rappresentante del terzo stato (D'Aubray) parla con sincera e commossa eloquenza a favore del paese straziato dalle guerre intestine. Una prima redazione, inedita fino al secolo XIX, risale alla fine del 1593; la prima edizione (Tours 1594) offre un testo più esteso e, pubblicata dopo la vittoria del partito, ebbe successo e numerose ristampe a Parigi.
Ediz.: Le texte primitif de la S. M., a cura di Ch. Read, Parigi 1878 (cfr. Le premier texte ms. de la S. M., a cura di F. Giroux, Laon 1897); S. M. de la Vertu du Catholicon d'Espagne, ecc., testo critico a cura di J. Franck, Oppeln 1884.
Bibl.: F. Giroux, La composition de la S.M., Laon 1904.