SATANISMO
. Atteggiamento di sacrilega sfida e gusto di sentimenti perversi deliberatamente coltivati, in voga soprattutto presso scrittori romantici e decadenti. Da uno degli scrittori che più l'hanno analizzato, J.-K. Huysmans, è stato definito un "bastardo del cattolicismo": "consiste in una pratica sacrilega, in una ribellione morale, in un'orgia spirituale, in un'aberrazione per nulla ideale e cristiana; risiede anche in un godimento temperato dal timore... la gioia proibita di trasferire a Satana gli omaggi e le preghiere dovute a Dio; consiste nell'inosservanza dei precetti cattolici che vengon seguiti all'incontrario, commettendo, per oltraggiare più gravemente Cristo, i peccati che egli ha più espressamente maledetti: la contaminazione del culto e l'orgia carnale". In questa definizione sono contemplati tutti i possibili aspetti del satanismo, dalla sfida puramente intellettuale alle pratiche oscene e grottesche della messa nera.
Secondo alcuni interpreti moderni, lo stesso Paradiso Perduto del Milton sarebbe un prodotto di "energia invertita", e il grido di rivolta di Satana sarebbe il grido stesso del poeta, il cui genio, invertito, avrebbe dato valore positivo a quello che in apparenza rappresenta il negativo, il male, nel suo poema. Se questa interpretazione è ardita (già l'aveva anticipata William Blake dicendo che Milton era "del partito del Demonio senza saperlo"), d'altronde è innegabile che la figura di Satana nel Paradiso Perduto esprime una cosa in cui il Milton credeva fortemente: l'energia eroica. E del Satana di Milton sarà un ammiratore lo Chateaubriand, ove accanto al sentimento religioso troviamo torbide dilettazioni in sensazioni proibite (incesto, sacrilegio, ecc.). Il tipo del ribelle delineato dal Milton è riconoscibile nella figura del bandito generoso, del sublime delinquente che venne di moda alla fine del Settecento, con i Masnadieri dello Schiller, e i personaggi malvagi dei romanzi terrifici inglesi (di Ann Radcliffe, di "Monk" Lewis): questo tipo di ribelle viene portato a perfezione nell'opera del Byron, che cercò di modellare sé stesso anche nella vita pratica alla figura dell'angelo maledetto, e trovò il suo ritmo vitale nella trasgressione (gusto dell'incesto, ecc.). Robert Southey, nella prefazione alla Vision of Judgment, definì the Satanic School la scuola di Byron e Shelley, il quale ultimo, pure, s'indugiò su passioni e sentimenti che possono rientrare nel quadro del satanismo. L'atteggiamento di ribellione prometeica dello Shelley non lo raccosta però tanto al Byron, il cui satanismo è melodrammatico, quanto a William Blake, il cui satanismo metafisico o apologia della holy insurrection (ribellione dell'uomo contro Dio, grazie alla quale l'uomo diverrà dio sulla terra) trova cospicua espressione nel Marriage of Heaven and Hell. Quella del Blake è una delle manifestazioni più idealizzate del satanismo settecentesco; rozze, grottesche, e meramente oscene e blasfematorie, per contro, le manifestazioni del marchese di Sade, a cui fa capo una corrente di "libertinismo" francese assai vivace nel Sei-Settecento: nell'inversione di valori che è alla base del sadismo, il vizio rappresenta l'elemento positivo, attivo, la virtù l'elemento negativo, passivo: condizione del piacere sadico è l'esistenza della virtù come freno da rompere. Questo stato d'animo perverso si riscontra presso varî autori settecenteschi: Choderlos de Laclos (caratteri di Valmont, e, soprattutto, di Madame de Merteuil nelle Liaisons dangereuses) e anche in colui che si atteggiò ad anti-Sade, N. E. Restif de la Bretonne. La delectatio morbosa di carattere satanico fu in gran voga presso i Jeunes-France, i romantici francesi intorno al 1830, soprattutto in Petrus Borel (Champavert, Contes immoraux) che si riattaccherà al Sade, come farà pure ostensibilmente il Baudelaire, cresciuto in un'atmosfera letteraria viziata dalla tendenza ora descritta. L'insegnamento del Sade coincideva con quello di Byron anche per il Flaubert: "volupté du crime, joies de la corruption, le sublime d'en bas". Già nel 1843 il Sainte-Beuve definiva il Sade e il Byron "i due più grandi ispiratori dei moderni". Col Borel rivela affinità anche l'espasperato satanico Isidore Ducasse, i cui Chants de Maldoror (scritti nel 1868) sotto lo pseudonimo di Comte de Lautréamont, sono stati riesumati recentemente (1927) dai surrealisti francesi.
Sadismo e cattolicismo diventano, nella letteratura decadente francese, i due poli tra cui oscillano le anime di scrittori nevropatici e sensuali: Barbey d'Aurevilly, Josephin Péladan, Huysmans, Verlaine, Barrès e altri appartengono a questa schiera. Alla tradizione satanica occidentale venne ad aggiungersi l'esempio di Dostoevskij, nei cui romanzi i sentimenti di crudeltà, di gusto del male, di profanazione, hanno larga parte: l'influsso del Dostoevskij è stato sentito soprattutto da André Gide. Col diffondersi del decadentismo francese all'estero, esempî di satanismo letterario sono divenuti comuni anche in altre letterature. In arte, possono trovarsi fenomeni paralleli alla letteratura satanica in Delacroix, definito pittore "cannibale", "molochista", "dolorista", illustratore delle scene più cupe del Faust di Goethe e dei poemi più satanici del suo idolatrato Byron, in Gustave Moreau, esaltatore del fascino perverso di Erodiade e dell'androgino, in Félicien Rops, intento a rappresentare il Male incarnato nella donna, e da quella rappresentazione affascinato, ed altri. La ristrettezza dell'orizzonte, la monotonia dei motivi, il manierismo delle espressioni fanno di questa letteratura e di quest'arte, in quanto "sataniche", fenomeni di scarso valore estetico.
Bibl.: M. Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Milano-Roma 1930 (versione inglese, con aggiunte, The Romantic Agony, Londra 1933); W. Lewis, The Diabolical Principle, Londra 1931; M. Rudwin, The Devil in Legend and Literature, Chicago 1931"; id., Satan et le Satanisme dans l'œuvre de V. Hugo, Parigi 1926 e altri articoli in The Open Court, 1922, 1923, 1930, 1931, e Grande Revue, 1927; J.-K. Huysmans, Là-bas, Parigi 1891; J. Bricaud, J.-K. Huysmans et le satanisme, Parigi 1913; Charcot e Richet, Les démoniaques dans l'art, Parigi 1887; C. Grillet, Le satanisme littéraire, in Le Correspondent, 25 febbraio 1922. La condanna, da un punto di vista cattolico, dei decadenti francesi descritti sopra, in L. Janssens, Summa Theologica, Roma 1929, VIII, Appendice iii, sez. ii, cap. 2°, r. lxxxii.