SASSOFERRATO (A. T., 24-25-26 bis)
Città delle Marche, in provincia di Ancona, a 386 m. s. m., su colle e piano bagnati al piede dal Sentino, affluente di sinistra dell'Esino. Sotto l'aspetto poleografico essa rappresenta un termine della tipica serie della grande sinclinale camertina, compresa tra le due grandi rughe parallele appenniniche, la occidentale del Catria, la orientale del Sanvicino; il Sentino, superata in gola la prima ruga e dopo lambita la città, supera, in più profonda gola, la seconda, onde la città stessa viene a essere nel punto d'incrocio di strade naturali importantissime nell'Italia centrale. Esse conducono a N., lungo il fondo della sinclinale, al Montefeltro e alla Romagna e a S. alla conca fabrianese, a E. per le valli del Cesàno o dell'Esino al medio Adriatico e ad Ancona, a O., risalendo il Sentino e raggiunto il Passo della Scheggia, alla piana centrale tiberina o umbra. A un tal fattore geografico si deve se nel territorio del comune si ritrovino tracce di un insediamento remotissimo, quello dell'umbra Sentinum. La città odierna è altimetricamente distinta in due parti: in collina, la superiore o castello, più antica; la inferiore o Borgo distesa al piede della collina, in piano e più popolata. La collina, con triplice ondulazione, culmina con la Rocca e torre albornoziana (sec. XIV).
La superficie del territorio comunale è kmq. 135,21 con estremi altimetrici di m. 1280 e 260. Il terreno agrario è di ha. 13.030; notevole è l'estensione del bosco (faggete) e del pascolo; colture intensive di cereali, viti, foraggere, frutteti, e notevole allevamento di bestiame bovino e suino. La popolazione di 9403 ab. nel 1881, saliva a 11.235 nel 1901, a 11.571 nel 1921 e 12.174 nel 1931, con densità di 95 per kmq. Il capoluogo ha circa 3000 ab., di cui soltanto 1800 agglomerati; vi hanno 22 frazioni con nuclei di meno di 400 ab. Notevole esportazione è quella del legname da costruzione e della legna da ardere. La stazione ferroviaria è presso il Borgo, sulla linea Fabriano-Urbino.
Dintorni notevoli sono: ad E., lungo la bella strada del Sentino, il castello della Genga. l'orrida gola del fiume, il monte Ginguno con la celebre grotta di Fracassi e il tempietto dovuto a Leone XII; a ponente il monastero dantesco di Fonte Avellana, il Catria (m. 1702) e il monte Strega (m. 1277), ricco di faggi e di frassini.
Monumenti. - È cittadina notevolmente ricca di opere d'arte, a cominciare dalla chiesa di S. Croce in Triporzo, costruita nel secolo XII in stile romanico con materiale romano proveniente dall'antica Sentinum. Aggiunte gotiche vi furono fatte nel '200, affreschi nel '300; vi è anche conservato un polittico di Antonio da Fabriano. Gotica era anche, con l'annesso grazioso chiostro, la trecentesca chiesa di S. Francesco (poi trasformata nel '600) con affreschi coevi e un Crocifisso di scuola riminese del '300. Al medesimo sec. XIV appartengono gli avanzi della Rocca e il palazzo del comune (poi modificato) in cui è un museo notevole per la preziosa raccolta di reliquiarî in gran parte fiamminghi dei secoli XIV e XV e per i frammenti di scavo provenienti dalla distrutta Sentinum, da cui proviene anche il materiale romano che servì a costruire il ponte medievale fuori della porta di Borgo.
Storia. - Dopo la completa rovina dell'antica Sentinum operata dai Goti e dai Longobardi, una prima memoria del nuovo castello fabbricato da quegli abitanti si ha verso il 1000 e del borgo unito verso il 1200. Il territorio era compreso nella donazione di Pipino e Carlomagno alla Chiesa e il luogo viene espressamente ricordato nell'infeudazione della marca fatta dal papa, a Azzo d'Este nel 1208 e confermata da Ottone IV nel 1210. Nel 1232 Sassoferrato prende parte a un trattato di alleanza con varî luoghi. Dopo avere appartenuto per qualche tempo ai Malatesta (1349-1391) e ai Feltreschi (1391-1394), vi si afferma il dominio della locale famiglia degli Atti che ne ebbero dalla Chiesa il vicariato durato fino al 1488, con due interruzioni dovute a Francesco Sforza (1438-1442) e a Sigismondo Malatesta (1442-1443). Nel 1488, in seguito a quistioni di confine, i Sassoferratesi fecero scorrerie nel territorio di Gubbio, ma ebbero la peggio e in seguito all'avvenuta pacificazione entrarono a far parte del ducato di Urbino cui appartennero fino al 1631 quando tornarono alla diretta dipendenza della Chiesa seguendo le sorti dello stato pontificio fino all'unione col regno d'Italia nel 1860.
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