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sasso

di Alessandro Niccoli - Enciclopedia Dantesca (1970)
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sasso

Alessandro Niccoli

Nel suo significato più ampio e meno determinato, indica genericamente la " materia pietrosa " di cui è costituita una roccia compatta. Con questo valore ricorre solo in uno degli esempi d'invidia punita gridati nel secondo girone del Purgatorio: Io sono Aglauro che divenni sasso, che fui mutata in " pietra " da Mercurio (Pg XIV 139; cfr. Ovid. Met. II 830-833).

Più frequentemente indica strutture rocciose di una certa forma e dimensione, come uno degli ordini di ponti naturali che collegano gli argini delle bolge (If XXIII 134), i due argini della prima bolgia (XVIII 34 su per lo sasso tetro / vidi demon cornuti), il ripiano sul quale Virgilio depone D. dopo aver passato il centro della terra (XXXIV 85) o la roccia, entro la quale un ruscelletto ha scavato il sentiero che i due poeti percorrono per uscire dall'Inferno (v. 131). In particolare, s. è riferito alla parete scoscesa della montagna del Purgatorio (Pg III 57, IV 31 Noi salavam per entro 'l sasso rotto, XXVII 64). Ha valore più estensivo quando designa un monte dirupato o un intero nodo orografico: il crudo sasso intra Tevero e Arno (Pd XI 106) è il monte della Verna; Tra ' due liti d'Italia surgon sassi, si elevano le propaggini dell'Appennino umbro-marchigiano (XXI 106).

Il sostantivo può anche indicare un blocco o macigno di notevoli dimensioni. Il sesto cerchio dell'Inferno è separato dal settimo da un'alta ripa / che facevan gran pietre rotte in cerchio (If XI 1-2); a questa riva franosa, formata da massi precipitati, D. allude anche con il vocabolo sassi (v. 16) e con quelli di ruina (XII 4) e burrato (v. 10). L'esempio di XXV 26 Questi è Caco, / che sotto 'l sasso del monte Aventino, / di sangue fece spesse volte laco, è presumibilmente suggerito dal modello di Virgilio, il quale chiama ‛ saxum opacum ' (Aen. VIII 211) la caverna entro cui Caco si rifugiava e ricorda come questi ne sbarrasse l'ingresso con un masso che inutilmente Ercole tenta di svellere (vv. 231-232 " ter saxea temptat / limina nequiquam "). Ancor più evidente è la derivazione da una fonte latina in If XXX 11 [Atamante] prendendo l'un ch'avea nome Learco / ... rotollo e percosselo ad un sasso, esemplato su Ovid. Met. IV 518-519 " more rotat fundae rigidoque infantia saxo / discutit ora ferox ". Nel sasso (Pg IV 104) o gran petrone (v. 101) dietro a cui stanno seduti all'ombra Belacqua e gli altri pigri, il Mattalia vede " un simbolo psicologico: è la gran massa dell'inerzia che sta in ognuno di noi "; un'interpretazione, questa, più sottile che convincente. Con maggior efficacia il Sapegno ha avvertito " la plastica efficacia delle forme stravolte e avvilite " dei superbi rannicchiati sotto il peso di enormi massi (X 119 Ma guarda fiso là, e disviticchia / col viso quel che vien sotto a quei sassi) e l'intensità drammatica che dà energia alle parole di Omberto Aldobrandeschi: s'io non fossi impedito dal sasso / che la cervice mia superba doma (XI 52).

Vale " piccolo frammento di pietra ", " ciottolo ", nell'unico esempio del Fiore: se vedessi sasso / là 'v'ella de' passar, netta 'l cammino (LXIII 13).

Vocabolario
sasso
sasso s. m. [lat. saxum]. – 1. a. Roccia compatta, materia pietrosa: le fondamenta della casa poggiano sul s.; una grotta scavata nel s.; è un terreno povero: affondando la zappa si trova subito il sasso. b. In senso fig., con allusione...
sassata
sassata s. f. [der. di sasso]. – Colpo vibrato con un sasso scagliato con forza: tirare una s. contro qualcuno; prendere a sassate; prendersi una s. in testa; i ragazzi facevano a s.; colpire, ferire con una sassata.
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