SARTI
. Sart è vocabolo turco, probabilmente d'origine indiana, avente il significato di "mercante" e di "sedentario" in opposizione a "nomade", relativo quindi a condizioni particolari di vita senza riferimento a razza o a lingua. In questo senso s'incontra nel Dīwān lugāt at-Turk di Maḥmūd al-Kāshgharī, composto nel 1066 d. C., dove è attestata anche l'esistenza di un verbo sartlamaq "considerare (uno) come mercante". In seguito, allorché fu progredito il turchizzamento dell'Asia centrale (secoli XI-XV), il termine Sart assunse un particolare significato, applicandosi prima come soprannome e poi come denominazione etnica a elementi della popolazione dell'Asia centrale che conducevano vita sedentaria, dedicandosi al commercio, all'industria e all'agricoltura. Essi erano sicuramente d'origine iranica, ma parlavano turco e per questo si distinguevano dai Tāgīk, i quali conservavano un dialetto iranico. Secondo i calcoli fatti alla fine del secolo XIX i Sarti (o "Irani di lingua turca") erano valutati a 1.768.655, di cui un milione circa in Asia centrale (Turkestan russo), 700.000 nel khānato di Buchara, 100.000 nell'Afghānistān. Erano musulmani sunniti molto devoti e costituivano quasi una metà della popolazione della Ferghānah.
Dopo la rivoluzione russa del 1917, il vocabolo Sart, che già aveva perduto il significato etnico, mantenendo quello alludente alla differenza linguistica rispetto agli altri dialetti turchi, è caduto in disuso; nell'ordinamento, pur così minuto e variato, delle repubbliche e delle provincie autonome dell'U. R. S.S. i Sarti non hanno dato origine ad alcuna formazione politico-amministrativa distinta e si sono invece confusi nelle due repubbliche sovietiche degli Uzbeki e dei Kirghisi, mentre i Tāgīk costituirono la repubblica socialista sovietica del Tadžikistan.
Sono di statura piuttosto piccola e più o meno brachicefali, con una spiccata tendenza alla pinguedine, ma, contrariamente alla maggior parte delle tribù turche rimaste fedeli alla vita nomade, di tipo non mongoloide, ma europeo, non dissimili insomma dai vicini Tāgīk, i sedentarî di lingua iranica. La loro cultura mostra due influenze predominanti, quella dell'Islām e della legge scritta musulmana, nel campo spirituale, e quella della vecchia cultura persiana nel campo della vita materiale e delle arti. La casa sarta è un insieme di costruzioni a pianta rettangolare con pareti formate da blocchi di argilla e paglia in una intelaiatura di legno, e tetto a terrazza, distribuite intorno a due cortili, uno per gli uomini l'altro per le donne. Le case sono raccolte in villaggi, raramente isolate. Oltre all'agricoltura, una delle occupazioni più redditizie dei Sarti è l'industria domestica dei tappeti (Buchara).
Bibl.: W. Radloff, Phonetik der nördlichen Türksprrachen, Lipsia 1882; A. Woeikoff, Le Turckestan russe, Parigi 1914; W. Barthold, in Encyclopédie de l'Islām, s. v.