Vedi SARSINA dell'anno: 1966 - 1973 - 1997
SARSINA (v. vol. vii, pp. 57-58)
Nella area della città e precisamente nel settore SO, scavi recenti (G. V. Gentili, dal 1966, in corso) hanno messo in luce i resti di una grande domus con mosaici geometrici figurati, in parte policromi.
I mosaici di maggiore estensione ed impegno sono databili intorno al 200 d. C., ma l'edificio nel suo complesso è certamente più antico. Notevole il rapporto fra la grande estensione della costruzione e la ridotta ampiezza dell'area urbana. Altro scavo (G. V. Gentili, 1966) a N della piazza Plauto ha rimesso in luce parte della pavimentazione del Foro, per cui è stato possibile determinarne l'orientazione da N a S e provare che esso era almeno in parte cinto da portici. Ad E della piazza si è scoperta (1962) la fondazione di un edificio absidato, cui si è sovrapposto, sembra, un battistero (non abside di chiesa come detto nel vol. vii, p. 58). L'edificio più antico è in parte costruito in fondazione con materiali di reimpiego. Ricognizioni e una revisione delle relazioni di scavo degli anni 1900-1963 hanno permesso di acquisire ulteriori elementi relativi all'impianto urbano e alla distribuzione degli edifici. Lungo il pendio E, verso il Savio, era un prospetto architettonico in opera quadrata oggi non più visibile. È accertato che tutta la zona laterale al duomo, oggi percorsa da via IV Novembre, era occupata da edifici.
Museo. Il Museo Archeologico sarsinate è stato riorganizzato completamente per il piano terreno (in corso di ultimazione il piano superiore, dove è anche una sezione naturalistica e preistorica).
Vi figurano i mosaici sopra citati e una nuova sala è stata destinata al complesso statuario delle divinità orientali, finito di restaurare nel 1967. Tutto il gruppo risulta composto di statue in marmo greco (non lo stesso per tutte) in parte lavorate ad elementi separati; sono state ricomposte due statue sedute (di Serapide e della Mater Magna), tre in piedi (oltre al già noto Attis, un Anubis e un personaggio della cerchia mitriaca). Alle statue stanti, di altezza eguale alle sedute, è forse da aggiungere un Arpocrate, riconoscibile da frammenti. Il Serapide e la Mater Magna, fra le maggiori statue note dell'Italia del N, presentano tipologie in parte sconosciute, così l'Anubis, di carattere spiccatamente eclettico anche per quanto riguarda l'iconografia. Le mani degli esecutori sono diverse, ma l'intonazione è sostanzialmente unica per il rifiuto della finitezza e per l'impostazione illusionistica. Non v'è motivo quindi di dubitare dell'unitarietà della dedicazione del complesso, di cui fanno parte anche elementi architettonici con sigle di riferimento per il montaggio. Meno chiaro il carattere dell'insieme (statue di culto o donario?) e la disposizione originaria, per cui si potrebbe pensare alla collocazione di un'esedra. Il complesso va datato alla fine del II sec. d. C.
Bibl.: G. C. Susini, Poleografia sarsinate, in Studi Romagnoli, V, 1954 (1956), pp. 185-217; G. A. Mansuelli, Mosaici sarsinati, ibid., pp. 151-83; P. E. Arias, L'Attis di Sarsina, ibid., pp. 3-16; G. C. Susini, in Not. Scavi, 1960, p. 273-84; T. Finamore, Calbano, Castello di Sarsina, in Studi Romagnoli, XI, 1960, (1962), pp. 221-232; S. Aurigemma, I monumenti della necropoli romana di Sarsina, in Boll. del Centro Studi di storia dell'architettura, 19, 1963; G. V. Gentili-G. A. Mansuelli, in Not. Scavi, Suppl. 1965, pp. 100-125; G. Lugli, a c. d. Casa di Plauto, in Studi Romagnoli, XV, 1964 (1966), pp. 167-179; G. A. Mansuelli, Monumenti dei culti orientali scoperti a Sarsina, in Röm. Mitt., 73-74, 1966-67, pp. 147-89; G. V. Gentili, G. A. Mansuelli, G. C. Susini, A. Veggiani, Sarsina, la città romana e il Museo Archeologico, Faenza 1967.