SARNICO (A. T., 20-21)
Centro della Lombardia, in provincia di Bergamo; è posto a 197 m. s. m., sulla sponda destra (settentrionale) del Lago d'Iseo, nel punto dove ne esce l'Oglio: Il suo sviluppo è dovuto in gran parte all'impianto delle industrie (oltre alla lavorazione della seta, la produzione delle vernici resinose); tuttavia l'attività peschereccia vi è stata sempre notevole (pesca con nasse in corrispondenza allo sbocco dell'Oglio). Il comune, che contava 1731 ab. nel 1861, ne aveva 2153 nel 1901, 2802 nel 1921 (aggregazione di una parte del comune di Villongo) e 3047 nel 1931; di cui circa 1800 nel centro capoluogo (vi sono numerose frazioni). Il territorio (6,44 kmq.) è coltivato soprattutto a cereali, viti, ulivi e gelsi.
I fatti di Sarnico. - Ritiratosi l'8 novembre 1860 a Caprera, Garibaldi dichiarava in un suo proclama la liberazione dell'Italia meridionale essere la "penultima tappa" del Risorgimento italiano, e a questo fine aveva accettato la presidenza dei Comitati di provvedimento per Roma e venezia, che furono subito avversati dal governo, contro il quale il duce dei Mille mostrò il suo risentimento quando ebbe notizia delle disposizioni riguardanti i volontarî dell'esercito meridionale. ll 18 aprile 1861, dopo breve dimora a Genova, Garibaldi, giunto a Torino, intervenne alle sedute della Camera dei deputati, movendo interrogazioni al governo sulla nuova organizzazione del corpo dei volontarî, e proponendo un progetto di legge sull'armamento nazionale. Le parole da lui pronunziate contro i provvedimenti governativi scatenarono una tempesta, la quale si acuì tre giorni dopo, quando il Cialdini inviò a Garibaldí una lettera di assai discutibile opportunità, alla quale il generale rispose immediatamente. Morto Cavour (6 giugno 1861), Garibaldi non parve avversare B. Ricasoli, e tanto meno U. Rattazzi, col quale ebbe un colloquio assai cordiale a Torino il 9 aprile 1862, e sembra che fra loro corressero lusinghe e promesse, e anzi il Rattazzi commise al generale la direzione dei tiri a bersaglio. Era quanto bastava per alimentare le speranze dei partigiani più accesi di Garibaldi, che andato a Milano ebbe ovazioni grandissime e fu acclamato al grido di "Roma e Venezia", a cui egli corrispose di buon grado. Poco dopo Garibaldi fu a Monza, a Como, a Parma, a Cremona e ovunque lo salutarono le stesse grida. Ritiratosi alla fine d'aprile presso le terme di Trescorre, ospite di Gabriele Camozzi, fu visitato da gran numero di suoi luogotenenti, che poi partivano per misteriose direzioni, da esuli veneti e trentini, infine dai membri dell'Emancipatrice, sorta dai Comitati di provvedimento e dall'Unione unitaria italiana, che era di emanazione mazziniana: e fu visto che senza soverchia circospezione in quei paesi si acquistavano armi, si apprestavano camicie rosse, s'incettava danaro. Il 14 maggio un manipolo di giovani convenne da ogni parte nei dintorni del lago d'Iseo, manifestamente avviati per la Valcamonica. Il giorno dopo il colonnello Nullo e il capitano Ambiveri stavano per raggiungerli, seguiti da più grosso nucleo di volontarî, ma a Sarnico e a Palazzolo furono in gran parte catturati e condotti prigionieri a Brescia e a Bergamo. A Brescia il popolo tentò di liberarli, ma il presidio militare della prigione resisté e fece uso delle armi, uccidendo quattro cittadini e ferendone altri; né valse l'imperioso gesto di Garibaldi, che, avuta notizia del luttuoso incidente, pretese la liberazione dei prigionieri. Questi fatti provocarono viva discussione alla Camera (3 giugno 1862), che diede ragione ai provvedimenti del Ministero per impedire lo sconfinamento dei volontarî; poco dopo Garibaldi, che per due settimane fu ospite dei Cairoli a Belgirate, partì per Caprera; e di là preparò quel moto rivoluzionario dell'agosto che si chiuse ad Aspromonte.
Bibl.: G. Guerzoni, Garibaldi, Firenze 1886; G. Bruzzesi, "O Roma o morte". Dal Volturno ad Aspromonte, Memorie del col. G. Bruzzesi, Milano s. a.; U. Barengo, Alcuni documenti inediti sui fatti di Sarnico, in Fert, 1932; A. Zieger, Sarnico, prima tappa garibaldina verso Trento, in Studi trentini di scienze storiche, 1932.