Vedi SARDI dell'anno: 1966 - 1997
SARDI (Σάρδεις, Σάρδις; Sardes; turco: Sart)
Antica città dell'Asia Minore occidentale, un tempo capitale del regno di Lidia. Situata al margine meridionale della fertile vallata dell'Ermo a circa 100 km dalla costa, sulle pendici a N di un'acropoli torreggiante e nella valle del torrente aurifero Pattòlo. La grande necropoli reale di Bin Tepe è situata 5 km a N di S. sul lago Gigeo.
Un insediamento preistorico di durata sconosciuta è attestato da ritrovamenti in superficie. Fonti hittite, 1400-1200 a. C., indicano l'esistenza del regno di Assuwa in questa regione (di qui il nome Asia: Herod., iv, 45). Gli scavi hanno raggiunto strati della tarda Età del Bronzo. Così S. ebbe una storia prima della guerra di Troia, forse sotto il nome di Hyde (Hom., Iliade, ii, 866; vii, 221; xx, 385). Sotto gli ultimi re della semi-leggendaria dinastia degli Eraclidi entrò in contatto con la Mesopotamia. Sotto la dinastia dei Mermnadi (circa 680-547 a. C.), specialmente sotto Creso, S. fu una capitale di grande importanza famosa per il lusso. Fu la più importante satrapia occidentale dell'impero achemènide (547-334 a. C.) e il termine della strada reale dall'Iran all'Egeo. Dopo la battaglia di Corupedio (281 a. C.) S. divenne una capitale dei re seleucidi; dopo quella di Magnesia (188 a. C.) cadde nelle mani dei Pergameni, poi in quelle di Roma (133 a. C.). Un terremoto devastò la città nel 17 d. C. (Tac., Ann., ii, 47); fu restaurata ampiamente e fiorì senza interruzione fino a Cosroe II, la cui incursione (circa 615 d. C.) in effetti pose fine alla vita di S. come città classica. La cittadella sopravvisse sotto i Bizantini (fino al 1304), sotto il regno di Sarukhan (fino al 1390) e i condottieri ottomani fino al XV secolo. Una comunità ebraica è esistita a partire dal V sec. a. C. Una delle Sette Chiese dell'Asia (Apocalisse, 3, 1-6), S. fu un distretto vescovile, poi metropolitano.
Il nome di S. non si è mai perduto. Dopo Ciriaco di Ancona (1426), Tavernier (1670) propose per primo l'identificazione. Furono intrapresi scavi di spedizioni americane guidate da H. C. Butier, nel 1910-14, da T. L. Shear, nel 1922, e da G. M. A. Hanfmann, A. H. Detweiler, nel 1958. La prima spedizione liberò il tempio di Artemide e aprì 1100 tombe sulla riva O del Pattòlo. La seconda concentrò gli sforzi sulla città e sulla cittadella, localizzando edifici lidî sul Pattòlo e l'area di un mercato lidio a S della strada maestra di Salihli. Strati persiani e ellenistici sono stati trovati nelle medesime aree. Nella sesta campagna di scavi sono state trovate iscrizioni databili fra 215 e 216 a. C. con una lettera di Antioco il Grande. Scavi di edifici romani e del primo periodo bizantino sono stati intrapresi in varie aree. Tutte e due le spedizioni americane hanno lavorato al cimitero reale di Bin Tepe, che si estende per circa 9 km da E a O e comprende 100 tumuli.
Topografia e urbanistica. - La cittadella di S., che aveva difese triple nel 334 a. C. (Arr., Anab., i, 17), ha sofferto gravi danni a causa, dell'erosione. Dell'èra lidia restano soltanto frammenti isolati di mura. Sulla pendice N è un bastione ellenistico in marmo, e gallerie tortuose, forse lidie, scendono al piano. L'imponente muro di materiale di riporto e il ridotto sul lato S sono del primo periodo bizantino. Ritrovamenti di ceramica riconducono al 700 a. C. circa. La città lidia si estendeva a S nella valle del Pattòlo, fino al tempio di Artemide, con resti imponenti, alcuni dei quali sono forse fontane pubbliche. Secondo Erodoto (v, 101) il Pattòlo scorreva attraverso l'Agorà. L'area industriale e commerciale di piccole strutture rettangolari al n. 2, dove sono state trovate lampade, ceramiche e tracce di lavorazione di metalli, può essere al limite occidentale dell'Agorà. Non si conosce il luogo del palazzo di Creso (Vitruv., ii, 8, 9) e del tempio di Cibele (Herod., v, 102). Una fila di edifici absidati sul Pattòlo e una bella struttura in pietra datano dall'èra persiana. Può darsi che la città ellenistica sia stata ridisegnata e spostata a E, dal momento che a O si trovano cimiteri sopra case lidie e resti di strutture in marmo sotto botteghe bizantine suggeriscono che la pianta fosse orientata ai punti cardinali. Fonti letterarie indicano che la città si estendeva fino al teatro ed era cinta da mura (Polyb., v, 77; xii, 11; 215 a. C.).
La città romana fu ridisegnata lungo una magnifica via da E a O, con colonnati e negozi. Il grande complesso del ginnasio includeva una sinagoga. Uno stadio, il centro cittadino, la basilica e le terme indicano l'estensione approssimata della città verso E. Sepolture (per esempio il mausoleo di Claudia Antonia Sabina, circa 185-195 d. C.) si estendevano a O del ponte sul Pattòlo. Un acquedotto donato da Claudio portava acqua alla cittadella, da dove era distribuita a tutta la città con un elaborato sistema di tubi in terracotta.
La prima èra bizantina portò un improvviso indietreggiamento al di qua di nuove mura, di cui rimangono parecchi tratti. Praticamente tutti gli edifici della cittadella furono abbattuti e le loro pietre impiegate per alzare l'immenso muro della cittadella con torri pentagonali (VI sec. d. C.?). Ricchi stabilimenti termali e complessi residenziali si trovano fuori delle mura. Il tempio di Artemide fu abbandonato; si conoscono due chiese non identificate. Tutti gli edifici più importanti della città furono distrutti nel 615 d. C. circa. Povere abitazioni a terrazza della guarnigione sulla cittadella (circa 500-1200; 1400 d. C.) e una piccola chiesa sul Pattòlo sono le uniche strutture interpretabili che si conoscano delle età medio-bizantina e islamica (circa 900-1400 d. C.).
Arte. - Utensili preistorici in pietra sono stati trovati alla superficie sulla strada ferrata, circa 1 km a N della strada maestra di Salihli e al lago Gigeo. Nell'area della città sono state scavate sepolture a incinerazione in pìthoi e capanne di rami e fango della tarda Età del Bronzo. La cultura è anatolica. Esigue ma continuate importazioni di ceramica micenea e submicenea indicano rapporti con la costa egea, pochi frammenti di ceramica hittita rosso brillante, con l'altipiano dell'Anatolia centrale.
Ceramica geometrica dell'Età del Ferro (1000-680 a. C.) ispirata in parte dal S-O (tecnica del nero sul rosso), in parte dalla protogeometrica greca (ornamenti circolari e metopali) si può connettere con l'arrivo dei Lidî. Ceramiche greche protogeometriche, geometriche e del primo periodo orientalizzante sono importate dalla Ionia, dall'Eolide, da Rodi e da Corinto.
La scoperta di minerali di elettro e oro sulle montagne dello Tmolo, avvenuta durante il regno lidio (680-547 a. C.) seguita dall'invenzione della moneta sotto Ardys (circa 652-620) o Alyattes (circa 610-565), rese la Lidia il paese più ricco del mondo antico, a dispetto delle distruzioni subite ad opera dei Cimerii (circa 680-70?, 652 a. C.), che hanno lasciato tracce di incendî in alcuni strati.
Architettura. - È caratterizzata in S. da fondamenta in ciottoli di fiume e muri in argilla battuta. Erodoto (v, 101) parla di S. come di una città di capanne di canne o di fango con tetti di canne, quando gli Ioni la bruciarono nel 499 a. C. Perfino il palazzo di Creso era costruito di mattoni crudi (Vitruv., ii, 8, 9). Esistevano sull'acropoli e nella città edifici pubblici ornati con rivestimenti di terracotta. Con un contrasto che ci colpisce, la camera in marmo nel tumulo del re Alyattes (circa 600 a. C.; Herod., 1, 93) e i sepolcri simili a Bin Tepe mostrano una effettiva padronanza della tecnica costruttiva in pietra, con i travi del soffitto che pesano parecchie tonnellate. Creso provvide anche gigantesche colonne di marmo per il tempio di Artemide ad Efeso. La tecnica costruttiva in pietra può essere stata presa a prestito dall'Egitto.
Scultura. - Parecchie sculture in marmo (un leone arcaico di marmo dall'acropoli; fregi di Bin Tepe al British Museum, circa 600 a. C.; una sfinge a Istanbul; un koùros drappeggiato a Manisa, circa 540 a. C.; il rilievo frontale di una divinità femminile, circa 500 a. C.; un leone da S. a New York, le figure di un leone e di un'aquila a Istanbul) si conoscono negli originali e un'immagine molto arcaica di kòre è conosciuta da monete romane e da un capitello. La scuola della corte di Creso può avere scolpito i rilievi sulle colonne dell'arcaico tempio di Artemide ad Efeso. Lo stile è molto vicino alle scuole ioniche arcaiche di Samo e Mileto.
Rilievi architettonici in terracotta dipinta sono in stretta relazione con esempî ionici e eolici. Fregi (650-550 a. C.) con rappresentazioni figurate (Pòtnia theròn, Minotauro, Pegaso, grifoni, sfingi, leoni, corse di carri, cavalieri) finiscono con Creso; una testa particolarmente bella è rappresentata nella fig. 68. Lastre ornamentali in terracotta continuano fino al V secolo.
L'oreficeria dal tardo VII sec. in poi è rappresentata da squisite collane, bracciali, fermagli, spille, in parte con motivi vegetali (ghiande, bacche, rosette), in parte con motivi animali (leoni, teste di leoni, falchi). La tradizione letteraria fa riferimento a oggetti favolosi fatti eseguire da Creso, tra cui un leone d'oro e coppe d'oro e d'argento.
I bronzi non abbondano; furono fabbricati alcuni bei finimenti per cavallo con figure di animali di stile scitico, con le gambe "ripiegate" (stambecchi, cinghiali) e placche ornamentali.
Per la ceramica il periodo orientalizzante produsse qualche originale pezzo figurato (una caccia al leone subgeometrica; il vaso dei "Cavalieri" al Metropolitan Museum di New York) e imitazioni dello stile greco orientale della capra selvatica. Tuttavia la grande massa della produzione ceramica lidia ha proprie caratteristiche tecniche: vernice "striata" o "marmorizzata", uso frequente di uno strato di argilla fluida bianca; motivi di uncini inclinati su vasi marrone chiaro; fasce bianche su skỳphoi e crateri con vernice lucida; linee circolari su coppe con stelo, a figure nere su fondo rosso. La maggior parte imita le forme greche, ma il lỳdion (vaso tondo per unguenti su un piede conico), lo skỳphos con le pareti arrotondate, e la lèkythos panciuta con un anello sul collo sono caratteristici. Questi tipi durano dal 650 a. C. circa al V sec. inoltrato.
L'invenzione della moneta è attribuita ai Lidî da Senofane (in Polluce, 9, 83) e Erodoto (i, 94). La serie più antica è in elettro, con la parte anteriore di un leone e un quadrato incuso. In una serie compaiono lettere (quelle di Alyattes ?). Un conio bimetallico di unità auree e argentee fu battuto sotto Creso e fu decorato con le parti anteriori di un toro e un leone che si fronteggiano; le emissioni in argento continuarono sotto i Persiani. Le monete lidie arrivavano sino a Persepoli e in Egitto.
I Persiani (547-334 a. C.) avevano costruito un "belvedere" in marmo sulle montagne del Tmolo (Strabo, xiii, 5); una struttura in pietra rossa a O del tempio di Artemide può essere un altare del periodo persiano (Xenoph., Anab., i, vi, 7). Magnifici gioielli, raffiguranti Ahura-Mazdāh e sfingi barbute, e alcune pietre preziose, furono lavorate nello stile della corte achemènide e nello stile "greco-persiano". Tappeti in porpora provenienti da S. erano usati nei palazzi persiani (Athen., xii, 514). Vasi greci a vernice nera cominciarono a sostituire la tarda ceramica lidia "a vernice povera".
Il magnifico tempio in marmo di Artemide era quasi del tutto terminato prima del 214 a. C. Era un tempio duplice, con la cella orientale dedicata a Zeus e l'occidentale ad Artemide.
Misurando 98 m × 45,5 m, aveva 20 × 8 colonne ioniche, con sei colonne nei portici. Sopravvivono frammenti della colossale immagine cultuale ellenistica di Zeus. Il tempio fu restaurato dopo il terremoto del 17 d. C. e di nuovo nel III sec. d. C. Si conoscono esempî dispersi di sculture in marmo locali (per esempio: Hanfmann, Polatkan, Robert, A Sepulchral Stele from Sardis, in Am. Journ. Arch., lxiv, 1960, pp. 49-56). L'industria tessile produsse capi di vestiario in oro tessuto. Un'importante zecca seleucide batté monete d'argento seguite da emissioni cistiforiche,
Le numerose rovine non scavate e gli edifici scavati del periodo romano e del primo bizantino (133 a. C.-615 d. C.) sono notevoli per il ricco uso di rivestimenti in marmo (ginnasio, sinagoga) e per l'anticipazione di sviluppi strutturali bizantini (protopennacchi nel mausoleo di Claudia Antonia Sabina e nel ginnasio, II sec. d. C.; uso di muri in pietre irregolari con sfoglie di mattoni che le racchiudono). Il cortile di entrata al ginnasio, in marmo, è un imponente esempio di barocco dell'età dei Severi, datato da una iscrizione al 212 d. C. Una strada con colonnati marmorei pavimentati a mosaico e una lunga fila di negozi fu tracciata verso il 400 d. C. come l'arteria principale da E a O. Abitazioni lussuose e edifici termali con bei mosaici sono stati trovati a S della strada e sul Pattòlo. Tombe dipinte (fiori, uccelli) e muri dipinti (terme "CG") attestano una scuola locale di pittura murale, circa 400-600 d. C. Per la scultura e gli ornamenti architettonici le botteghe di S. furono attive dal I al V sec. d. C. I cosiddetti sarcofagi lidî con facciate architettoniche che racchiudono figure statuarie (per esempio quello di Claudia Antonia Sabina, circa 185-195 d. C.) e qualche eccellente ritratto (circa 400 d. C.) sono il meglio dei prodotti locali. I mosaici includono qualche vivace caccia di animali. Sono stati trovati molti oggetti e utensili in bronzo (coppe e vasi, incensieri, polycandela, una paletta per incenso, una lampada, bilance e pesi, ecc.). Una fabbrica di vetri si specializzò in bicchieri semplici ma sottili come carta, piatti e bottiglie, come pure in vetri per finestre.
Dopo la distruzione a opera dei Persiani nel 615 d. C. circa, terremoti e slittamenti del terreno seppellirono la città più bassa. A parte un'interessante chiesetta con molte cupole e un'abside angolare e un serbatoio d'acqua nel tempio di Artemide, si conoscono pochi resti del periodo medio bizantino e islamico. Ceramiche graffite verdi, gialle e verniciate di biacca (1000-1400 d. C.) includono alcuni attraenti disegni di uccelli, alberi, ecc. Un notevole medaglione in bronzo con una scena di anastasis è il più importante di molti piccoli oggetti ornamentali in metallo da numerose tombe del periodo medio bizantino.
Bibl.: H. C. Butler, Sardis, i, 1921; 2, The Temple of Artemis, Leida 1925; 5: i; C. R. Morey, The Sarcophagus of Claudia Antonia Sabina, Princeton 1924, 11 : 1; H. W. Bell, The Coins, Leida 1916; C. D. Curtis, Jewelry, Roma 1925; H. Th. Bossert, Altanatolien, Berlino 1942, p. 23 ss., figg. 148-198; G. M. A. Hanfmann, Studies in Honor of D. M. Robinson, I, St. Louis 1951, pp. 160-183; Sardis und Lydien, Akademie d. Wiss. Mainz, Magonza 1960. Relazioni della seconda spedizione americana, anno per anno, in Bull. Am. Sch. Or. Research, CLIV, 1959 e anni successivi. Monete: B. V. Head, Brit. Mus. Catalogue of Br. Coins, Lydia, Londra 1901; Sylloge Nummorum Graecorum, Museo Nazionale Danese, Lydia, Copenaghen 1947; E. T. Newell, The Coinage of the Western Seleucid Mints, New York 1941, p. 242 ss.; A. von Saldern, Glass von Sardis, in Am. Journ. Arch., LXVI, 1962, p. 5 ss.; E. Akurgal, Die Kunst Anatoliens, Berlino 1961, p. 150-159; G. Gruben-P. R. Franke, Zum Artemis-Temple von Sardis, in Ath. Mitt., LXXVI, 1961, p. 155 ss. G. M. A. Hanfmann, Sardis, II, in Illustr. Lond. News, 21-3-1964, p. 432 ss.; id., The sixth campaign at Sardis (1964), in Bull. of the American Schools of Oriental Research, N. CLXXIV, 1964, p. 3 ss.
(G. M. A. Hanfmann - D. G. Mitten)
Iconografia. -La personificazione della città della Lidia si trova sulla Base di Pozzuoli, copia di quella elevata per sostenere la statua di Tiberio, nel 30 d. C. dalle città distrutte da terremoti, e delle quali egli aveva curato la riedificazione.
S. compare sulla fronte della base, a sinistra dell'iscrizione dedicatoria. Ha peplo e pòlos, regge una cornucopia nella mano sinistra. Alla sua destra si trova un fanciullo, sul capo del quale S. pone la mano; vi si è voluto riconoscere Ploutos, Trittolemo o il dio locale Tylos. Su alcune monete della città compare il busto di S., personificata, mentre su altre S. appare come una figura femminile, inginocchiata davanti a Tiberio.
Bibl.: V. Spinazzola, La base puteolana di Tiberio, in Atti Accad. Napoli, 1903, p. 119 ss. e bibl. preced.; Ch. Dubois, Puzzoles antiques, in Bibl. des Ecoles franç. d'Athènes et de Rome, 1907, p. 98 ss.; C.I.L., X, 1624; British Museum Catalogue, Lydia, 249, 89; 242, 49; 250, 96; tavv. 26, 2-4; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 656 s.; O. Höfer, in Roscher, IV, 1915, c. 383, s. v.; Brunn-Bruckmann, Denkmäler, tav. 575; A. Frova, L'arte di Roma..., Roma 1961, p. 185 s.
(A. Gallina)