SARDANAPALO (Σαρδανάπαλλος o Σαρδανάπαλος; Sardanapālus)
I Greci favoleggiarono di un potente, molto ricco ed effeminato re dell'Assiria cui diedero il nome di Sardanapalo, e del quale essi pretendevano conoscere anche qualche monumento. La storia del re Sardanapalo ci è stata conservata da molti scrittori dell'antichità, sia nella sua interezza sia in qualche parte soltanto, come segnatamente per quanto concerne l'immagine del re, accompagnata da una iscrizione cui gli autori greci si riferiscono spesso. Di Sardanapalo parlano già Erodoto, II, 150, ed Ellanico, framm. 158, ma appena Ctesia dà una versione, si può dire, completa della leggenda, versione che è riferita ancora da varî autori, tra i quali Diodoro, Ateneo, Eusebio, Giorgio Sincello e Nicolò di Damasco. Secondo quanto narra Diodoro, Sardanapalo sarebbe stato l'ultimo della serie di trenta re di Assiria. Questi re vivevano tutti appartati, circondati sempre da una numerosa guardia del corpo, dediti a una vita effeminata e viziosa. Il più effeminato di tutti fu però Sardanapalo, il quale viveva completamente come una donna, vestito con abiti femminili e dedito ai lavori muliebri, indulgendo alla gola e a ogni lussuria. Sardanapalo stesso scrisse l'iscrizione che dopo la sua morte doveva esser incisa sulla sua tomba. Nell'iscrizione il re eccitava la gente a dedicarsi a tutti i piaceri, come aveva fatto egli stesso. Diodoro narra ancora che nella sua guardia del corpo si trovava un Medo di nome Arbace, il quale da un certo Belesys ebbe vaticinato il futuro e il suo avvento al trono di Assiria. Arbace promise a Belesys il governo della Babilonia nel caso che la loro ribellione contro Sardanapalo avesse buon esito. I due compagni eccitarono i Medi, i Persiani, i Babilonesi e gli Arabi a ribellarsi al re di Assira. Dopo un anno essi marciarono contro Nino, la capitale dell'Assiria, alla testa di 400.000 uomini, ma furono battuti e dovettero retrocedere fino alle montagne non lontano dalla città. Sardanapalo mosse alla riscossa e li vinse. Ancora una volta i ribelli tentarono la sorte della guerra, ma anche questa volta ebbero la peggio. Belesys predisse l'arrivo entro cinque giorni di un esercito in loro aiuto, ciò che effettivamente ebbe luogo: Arbace riuscì cioè a far passare dalla sua parte le truppe del re di Bactria che erano accorse in aiuto di Sardanapalo. Di notte tempo Arbace assaltò l'accampamento del re e uccise molti Assiri durante le orge cui si erano abbandonati. Sardanapalo ebbe a subire ora sconfitta dopo sconfitta e perdette per ribellione la maggior parte delle sue truppe. Infine fu assediato nella sua città, ma fidandosi di un antico oracolo che diceva che solo quando l'Eufrate fosse divenuto ostile, la città sarebbe presa, non si dava gran pensiero e sosteneva fiducioso l'assedio. Nel terzo anno d'assedio l'Eufrate uscì dalle sponde e fece nelle mura della città una breccia di venti stadî. Visto che l'oracolo si era avverato, il re fece erigere una grande catasta di legna sulla quale fece collocare tutti i suoi immensi tesori. Il re stesso si ritirò in una camera nell'interno della catasta assieme alle sue donne e i suoi familiari e fece appiccare il fuoco alla legna. Così morì arso il re Sardanapalo insieme con tutta la sua famiglia. Arbace penetrò nella città e fu proclamato re.
Nicolò di Damasco e Ateneo dànno versioni con particolari diversi, identiche però nel fondo. La morte di Sardanapalo è menzionata ancora da molti altri scrittori. Molto citata è inoltre l'iscrizione che sarebbe stata incisa sul suo monumento funerario: quantunque i diversi scrittori la citino in versioni leggermente differenti, tutte combinano in fondo a dire che il re eccitava a mangiare, bere e fare all'amore. Fu segnatamente questa iscrizione che fece della figura di Sardanapalo il prototipo del re molto effeminato, carico di ricchezze, che tutto il giorno non faceva che mangiare e bere e trastullarsi con le sue molte donne. Si credeva anzi di sapere che il monumento del re si trovava presso Anchiale in Asia Minore e che esso portava una raffigurazione del re stesso nel gesto di schioccare le dita della mano destra. L'iscrizione avrebbe detto che Sardanapalo, figlio di Anakyndarasse, costruì Anchiale e Tarso in un solo giorno. Inoltre il re eccitava la gente a mangiare, bere e fare all'amore, poiché tutte le altre cose non valgono nemmeno tanto, cioè lo schiocco delle dita. Un altro autore, Aminta, narra invece di un monumento funebre a Nino, in forma di tumulo, con una stele di pietra e un'iscrizione in segni caldei, nella quale il re direbbe di avere bevuto, mangiato, fatto all'amore sapendo che la vita è breve e che essa cambia spesso ed è piena di dolori e che gli altri godono i beni che uno lascia dopo la morte: perciò egli stesso ha goduto la vita tutti i giorni. Secondo Plutarco l'immagine del re era ritratta nell'atto di danzare, con le dita sopra il capo, come se le stesse schioccando. Arriano invece asserisce che il re era raffigurato in piedi e aveva le mani poste una nell'altra, come quando si vuole applaudire. Gli scrittori greci ci hanno inoltre conservato alcune versioni poetiche della iscrizione di Sardanapalo, tutte però su per giù dello stesso significato. Luciano nello scritto De dea Syria afferma di aver visto una statua di Sardanapalo nel tempio della dea sira, diversa dalle statue di Semiramide, Kombabos, Stratonice e Alessandro.
È probabile che alcuni tratti della leggenda di Sardanapalo rispecchino fatti storici. Il nome del re è senza dubbio quello di Assurbanipal di Assiria, il quale fu uno dei più potenti e ricchi re dell'Asia occidentale antica. La vita effeminata e lussuosa di Sardanapalo va ricondotta all'opinione che della vita dei potentati di Oriente si erano formati, non del tutto esattamente, i Greci e ad una etimologia greca del nome stesso del re. La ribellione al re allude alla grande ribellione che si scatenò contro Assurbanipal e a capo della quale stava suo fratello Shamash-shum-ukīn, il quale fu assediato nella sua capitale di Babele e perì tra le fiamme. Una conferma della vita edonistica di Sardanapalo si credette di ritrovare in alcuni rilievi assiri. Il gesto che si interpretò come lo schioccare delle dita è un gesto comune nelle raffigurazioni dei re assiri e significa un atto di comando. Il re con le mani sopra il capo e nell'atto di danzare allude probabilmente a qualche statua nella quale la figura ritratta sorregge sul capo con le mani un piccolo cesto, che non sarà stato molto chiaro nel rilievo osservato. Sardanapalo con le mani nell'atto di plaudire accenna a statue con le mani poggiate sulla vita, una nell'altra, in un gesto cioè che risale già all'arte dei sumeri. Queste tre specie diverse di statue e rilievi assiri sono state interpretate mediante la presunta iscrizione sul monumento funerario. La leggenda di Sardanapalo è dunque sorta da alcune tradizioni storiche esatte, combinate però con considerazioni di carattere generale e con alcune interpretazioni di opere d'arte assire.
Bibl.: E. Meyer, Sardanapals Grabschrift, in Forschungen zur alten Geschichte, I, Halle 1892, pp. 203-209; M. Streck, Assurbanipal und die letzten assyrischen Könige bis zum Untergange Ninivehs, Lipsia 1916, CCCLXXXV-CDV; G. Furlani, Di un supposto gesto precatorio assiro, in Rendiconti dei Lincei, VI, iii (1927), pp. 234-272.