SARCOSPORIDÎ (lat. scient., Sarcosporidia Bütschli, 1882; sinon. Psorospermi, Tubuli di Miescher, Corpuscoli di Rainey)
Parassiti comuni (Sarcocystis tenella, della Pecora, è stata trovata fino nel 100% dei casi) dei Mammiferi; rari negli Uccelli e nei Rettili; occasionalmente parassiti anche dell'uomo (S. T. Darling, 1909-10; B. Babudieri, 1932). Si trovano prevalentemente nel tessuto muscolare striato (muscoli volontarî, miocardio) e sono per lo più distribuiti in modo uniforme; ma nei Ruminanti è sede preferita l'esofago, in altre specie i muscoli intercostali o addominali e il cuore. Sono state descritte anche forme dei muscoli lisci e del connettivo.
I parassiti appaiono come cisti ovali o tubulari (talvolta filiformi), assottigliate alle estremità e lunghe fino a 4-5 cm. Le cisti, avvolte da una membrana, sono divise internamente da sepimenti sottili in continuazione con la membrana stessa in numerose concamerazioni contenenti caratteristici elementi mononucleati, verosimilmente capaci di propagare l'infezione in altro ospite (spore).
La membrana ha struttura complessa e la sua origine è stata assai discussa. In alcuni casi (Sarcocystis muris) è sottile ed anista; in altri (S. tenella) acquista un notevole spessore ed appare striata radialmente (si è parlato di canalicoli e anche di ciglia, per apparenze dovute a facile dissociazione). A questo strato, che è molto probabilmente prodotto dal parassita, se ne possono aggiungere altri, dovuti all'ospite. Le concamerazioni interne contengono spore in stati successivi di sviluppo, a partire da quelle più prossime alla membrana; quelle centrali, nelle cisti di grandi dimensioni, sono sovente vuote.
Le spore sono piccoli elementi (10-15 μ di lungh.) reniformi o bananiformi, con una estremità più assottigliata dell'altra, prive verosimilmente di movimento, limitate da una sottile membrana e contenenti un nucleo e granulazioni di varia natura (alcune metacromatiche). In prossimità del polo acuto appare una zona omogenea e ialina, considerata da alcuni equivalente a una capsula polare (v. cnidosporidî), specialmente in rapporto all'osservazione di J. Van Eecke (1892) che asserì di avere ottenuto l'estrusione di filamenti, come nella spora dei Microsporidî; ma l'osservazione non è stata confermata.
Sviluppo. - È stato supposto (S. T. Darling, 1915) che la sarcosporidiosi dei Vertebrati rappresenti un'infezione accidentale di parassiti di Invertebrati (Cnidosporidî, sec. B. Galli-Valerio). Secondo altri, gl'Invertebrati (Insetti sarcofagi o ematofagi) rappresenterebbero invece ospiti intermedî. si è parlato anche di iniezione intrauterina (J. P. Mc Gowan) per opera di elementi corrispondenti agli Anaplasma (Theiler, 1910), ma nulla permette di accettare questa ipotesi. Infezioni sperimentali sono state ottenute (specialmente nei topi) per ingestione di muscoli infetti e tutto lascia supporre che l'infezione si compia per via enterica; ma l'esatta dimostrazione dell'esistenza di fasi intestinali non è stata ancora raggiunta. R. Erdmann suppone che la spora, nell'intestino, si trasformi in un elemento ameboide che penetra in una cellula e si frammenta, dando forse origine a gameti; lo zigote migrerebbe poi nei muscoli. H. Crawley (1916) ha tentato di dimostrare con maggiore evidenza fenomeni di sessualità. Le spore (macro- e microgametociti) nell'intestino darebbero origine, per processi non molto chiari, a gameti. Lo zigote si moltiplicherebbe poi nelle cellule e i prodotti andrebbero nei muscoli. verosimilmente si tratta solo di fasi di sviluppo di Eimeria (C. M. Wonyon) o di Globidium. Secondo M. Marullaz (1920) le spore, nell'intestino, si dividono solo binariamente e ne derivano piccoli corpi che si trovano poi nel fegato, nella milza e alla fine nei muscoli. Infine secondo K. Arai (1925) le spore riescono ad attraversare, inalterate, le pareti intestinali.
Le forme iniziali, nei muscoli, sono descritte come elementi per lo più ameboidi, mono- o binucleati, nudi o rivestiti da un involucro. Successivamente appare un ammasso di elementi poligonali che in uno stadio ulteriore si trovano isolati nelle maglie di una rete, evidentemente originata dall'ectoplasma degli elementi stessi. Questi (sporoblasti) si moltiplicano attivamente, dando alla fine origine alle spore.
Azione patogena. - In moltissimi casi la presenza del parassita passa inosservata; ma le infezioni diffuse possono determinare specialmente negli ovini gravi cachessie con esito letale (sarcosporidiosi; fr. tremblante; ted. Gnubberkrankheit; ingl. scrapie). È stata descritta anche una sarcosporidiosi cutanea. I parassiti determinano, oltre che un'azione locale, un'azione generale, dovuta a una sostanza tossica specifica (sarcocistina), mortale pei conigli in dosi minime (gr. 0,001 di contenuto cistico per kg. di animale).
Affinità. - I Sarcosporidî vengono per lo più considerati come Sporozoi, in posizione intermedia fra Coccidiomorfi e Cnidosporidî (A. Alexeieff) o tra i coccidiomorfi (H. Crawley) o distinti in un gruppo a parte prossimo ai Cnidosporidî (F. Doflein) o ai Coccidiomorfi (B. Babudieri). Ma è evidente che le presunte affinità con i Cnidosporidî sono oramai prive di senso; né in ogni caso può parlarsi di posizione intermedia fra Cnidosporidî e Sporozoi, giacché i due gruppi sono decisamente lontani l'uno dall'altro.
D'altra parte le affinità con gli Sporozoi veri (Coccidiomorfi) appaiono molto dubbie qualora non sia, come non è, dimostrato che le fasi intestinali (uniche con caratteri di Coccidî) appartengono al ciclo dei Sarcosporidî: a meno (e con riserva) di non interpretare (A. Alexeieff) la cisti come un ammasso di parassiti monocellulari. Allo stato attuale delle conoscenze e fino a quando non se ne conosca il ciclo, i Sarcosporidî debbono essere considerati come forme a posizione indeterminata e non è priva di fondamento la supposizione di C. M. Wenyon, che possa essere dimostrata la loro natura non protozoica.
Forme certamente collegate ai Sarcosporidî (gen. Sarcocystis Ray Lankester) sono: Globidium (M. Flesch, 1884; cisti di Gilruth, Gastrocystis E. Chatton) in parte della mucosa intestinale dei Mammiferi; Besnoita (C. Besnoit e V. Robin, 1912, B. Babudieri, 1931) assai simili ai Globidium, trovate nei tessuti sottocutanei; Fibrocystis (S. Hadwen, 1922) localizzate nel connettivo profondo.
Bibl.: A. Alexeieff, in Arch. Zool. Expérim., 1913; E. Chatton, ibid., 1910; H. Crawley, in Proc. Acad. Nat. Sc. Philadelphia, 1914-16; R. Erdmann, in Arch. Zool. Expérim., 1914; M. Marullaz, in Ann. Inst. Pasteur, 1920; K. Arai, in Arch. f. Protistenk., 1925. V. specialmente: B. Babudieri, in Arch. f. Protistenk., LXXVI (1932; monografia).