Vedi SARAGOZZA dell'anno: 1966 - 1997
SARAGOZZA (v. vol. vii, p. 1)
p. La Colonia Immunis Caesar Augusta, fondata nel 15-14 a.C. da veterani delle legioni IV Macedonica, VI Victrix e X Gemina e attribuita alla tribù Aniense, è classificata da Strabone (in, 2, 15) tra le «città miste», con riferimento alla popolazione indigena. Situata in posizione strategica come testa di ponte sull'Ebro e vicino alla Celtiberia (Strab., 11, 2,5), fu uno dei quattro conventus iuridici della Hispania Citerior, in sostituzione di Celsa. Gli scavi condotti nel «Barrio de la Magdalena» hanno, fra l'altro, rimesso in luce livelli del «periodo iberico tardo» dell'oppidum romano detto Salduie. Nel periodo compreso tra Augusto e Caligola furono coniate monete con la leggenda c(olonia) c(aesar) a(ugusta); particolarmente consistenti sono le emissioni dell'età di Tiberio.
La colonia si adattò perfettamente ai dislivelli, peraltro non eccessivi, del terreno; infatti, seguendo l'antica strada che correva vicino al fiume, furono sfruttati i terrazzamenti naturali e le pendenze. La città si inscrive in un rettangolo di 895 X 513 m. In base allo studio della rete fognaria, sembra che le insulae occupassero spazi di 54 X 45 m2.
Nella zona settentrionale venne inizialmente costruito il ponte in pietra, al quale fecero seguito le mura e il foro commerciale. Stando alla rappresentazione monetale dell'anno 4 a.C., la statua di Augusto con a fianco Caio e Lucio venne eretta in uno spazio pubblico. A partire dai primi tempi di vita della colonia vennero realizzati tratti di cloaca come, p.es., quello che attraversa l'area commerciale (2,82 m di altezza, 2 di larghezza). Sono noti alcuni torrioni delle mura augustee. Sin dagli inizi la riva dell'Ebro venne bonificata mediante drenaggio effettuato utilizzando anfore; in tal modo la zona nordoccidentale della città poté disporre di un ponte-acquedotto. Il teatro, che occupa quattro isolati, in opus caementicium e opus quadratum, venne costruito sotto Tiberio su un terreno terrazzato ad anelli e rampe radiali, con un accesso assiale indipendente che dall'esterno portava all'orchestra. Sempre all'età di Tiberio corrisponde la seconda fase del foro, costituito da una piazza rettangolare (160 X 120 m), probabilmente dotata di basilica e curia. Alcune raffigurazioni monetali alludono a un tempio esastilo, eretto alla Pietas Augusti (28 d.C.), o a un tempio tetrastilo (33 d.C.). Tra le sculture è da ricordare una testa di Druso Minore; un dupondius di Tiberio rappresenta l'imperatore seduto sulla sella curulis.
Al periodo giulio-claudio appartengono le terme pubbliche di San Giovanni e San Pietro; numerose terme private sono distribuite in tutta la città. Poco si conosce dell'architettura domestica.
Il periodo flavio conferisce nuovo impulso all'architettura monumentale; secondo quanto attestato dalle testimonianze epigrafiche, venne consolidata la rete stradale; sempre in quest'epoca sembra sia stato dedicato un tempio a Ercole, e sia stato riadattato il teatro. Nel II sec. la città aveva assunto una sua stabile fisionomia grazie a significative ristrutturazioni in determinate aree della colonia, sviluppandosi oltre le mura (Villa Alonso V), e con la collocazione della necropoli vicino alla porta S. Per quanto riguarda l'ambito artistico, alcune case venivano decorate con opere ispirate al gusto classicheggiante proprio dell'età adrianea. Alla fine del III sec. si ha la ristrutturazione delle mura: si reimpiegano resti del ponte di pietra e di numerosi edifici abbandonati. La cinta fu dotata di torrioni di 8,30 m di diametro e di 2,25 di altezza ogni 14 m (tratti del Santo Sepolcro e San Giovanni dei Paneti). Lì vicino si ergeva un'altra necropoli, sorta accanto alla porta N. Nell'interno della città sono testimoniati stati di abbandono, ma anche nuovi terrazzamenti e domus con pavimenti a mosaici di notevole ricchezza («Casa di Orfeo», «Casa del Trionfo di Bacco» e altre).
Nel IV sec. Caesaraugusta è annoverata tra i più notevoli centri urbani della Hispania, come dimostrano le notizie letterarie (Prud., Perist., IV, 357; Mart. Cap., Nupt. Merc. et Philol., vi, 6, 32; Auson., Ep., 417, 88; Paul. Noi., Carm., 10, 232). La potente cinta muraria di pietra diede sicurezza alla città e la rese inespugnabile, nonostante venissero abbandonate le terme pubbliche di San Giovanni e San Pietro e alcune aree, oltre al teatro, al cui definitivo disuso non sono forse estranee le condanne delle autorità cristiane. La comunità cristiana fu infatti presente in maniera significativa a Caesaraugusta, come documentano i testi; ma soffrì in misura rilevante la persecuzione di Massimino. Le allusioni ai martiri di Prudenzio nel Liber Peristephanon possono essere poste in relazione con le notizie sulle purghe effettuate dai militari allo scadere del secolo. Molti martiri erano di origine africana. I sarcofagi di Santa Engracia (seconda metà del IV sec.) evidenziano, con il loro buon livello qualitativo, che nell'ambito della comunità cristiana esistevano committenti dotati di notevoli disponibilità economiche. Al di fuori delle mura, notevole è la villa di Santa Engracia. Le fonti del V sec. parlano della ricchezza della colonia (Greg. Tur., Frane., in, 29; Hydatius, Chronica, II, 25, 142; Isid., Orig., xv, 167) in contraddizione con le testimonianze archeologiche da cui sembra si possano dedurre, invece, l'abbandono del teatro, modeste ristrutturazioni nel foro e ima certa limitata attività nell'edilizia privata.
Bibl.: M. Beltrán Lloris, j. j. Sánchez Nuviala, M. C. Aguarod, A. Mostalác, Caesaraugusta (Excavaciones arqueológicas en España, 108), 1, Madrid 1980; M. Beltrán Lloris (ed.), La arqueología de Zaragoza. Ultimas investigaciones, Saragozza 1982; id., Los orígenes de Zaragoza y la época de Augusto. Estado actual de los conocimientos, Saragozza 1983; M. Beltrán Lloris, A. Mostalác, j. Paz, M. C. Aguarod, La arqueología urbana en Zaragoza, in Arqueología de las cividades modernas superpuestas a las antiguas, Madrid 1985, pp. 57-116; A. Alvarez e altri, La plaza de la Seo Zaragoza. Investigaciones históricoarqueológicas, Saragozza 1989.
(M. Beltrán Lloris)