Sara (Sarra)
Moglie del patriarca Abramo, da cui ebbe in vecchiaia Isacco. Il senso etimologico del nome (" signora ", " principessa ") esprime la funzione principale che essa assume e svolge nell'economia della storia della salvezza: di essere il centro da cui deriva la progenie dei credenti in Cristo venturo.
La sua presenza nella Genesi è sempre in funzione di Abramo: lo segue nelle sue continue peregrinazioni da Ur a Harrān, poi in Egitto. Ceduta al faraone, avendo Abramo affermato che era sua sorella, Dio punì il faraone e S. fu restituita ad Abramo. Tramite S. si adempie la promessa fatta da Dio ad Abramo di una numerosa discendenza. Morì all'età di 127 anni e fu sepolta nella grotta di Macpela, di fronte a Mambre.
Il suo ruolo è oggetto di riflessione nelle lettere apostoliche di s. Pietro e di s. Paolo dai quali viene indicata come exemplum a Ebrei e gentili. Nell'epistola agli Ebrei s. Paolo, esemplificando la teologia della fede, si sofferma su S. (XI 11) che, illuminata dalla fede, in età avanzata, concepì Isacco. Nella prima lettera di Pietro, invece, scritta a beneficio dei gentili dell'Asia Minore, l'apostolo sottolinea la qualità più caratteristica di S. (III 6) e l'innalza a ‛ tipo ' di ubbidienza coniugale.
Nello splendore dell'Empireo, allorché descrive la distribuzione dei beati nella candida rosa, D. pone S. (Pd XXXII 10) nella gerarchia di donne ebree un gradino sotto Rachele ma sopra Rebecca, Giuditta e Rut. Occupa, insomma, il quarto scanno dell'anfiteatro tra coloro che credettero in Cristo venturo, e simboleggia la giustizia, mentre Rut la temperanza, Giuditta la forza e Rebecca la prudenza.
Bibl. - A. Galassini, I cieli danteschi, Firenze 1894, 89-90.