sapore
Ricorre solo nella Commedia e in un passo del Convivio, e indica la proprietà di alcune sostanze di produrre una determinata sensazione sul senso del gusto o anche la sensazione stessa: Pg XX 117 Crasso, / dilci, che 'l sai: di che sapore è l'oro?; XXVIII 133 a tutti altri sapori esto [quello dell'acqua del Lete e dell'Eunoè] è di sopra.
In tutti gli altri esempi compare in usi figurati. Un implicito riferimento alla metafora cui D. è ricorso nel titolo del trattato spiega l'uso del vocabolo in Cv I I 18 l'una ragione e l'altra [cioè il commento allegorico e letterale] darà sapore [" consentirà di gustare " il significato delle canzoni] a coloro che a questa cena sono convitati. Analogamente: l'anima appena creata di picciol bene in pria sente sapore (Pg XVI 91), ne è attratta e " lo gusta " (per il concetto, cfr. Cv IV XII 15-16); d'amaro / sente il sapor de la pietade acerba (Pg XXX 81; da notare, con lo stesso verbo ‛ sentire ', la diversa funzione sintattica di s., nel primo luogo oggetto, nel secondo soggetto); ho io appreso quel che s'io ridico, / a molti fia sapor di forte agrume (Pd XVII 117), " riuscirà sgradito, irritante " a molti fra coloro che lo leggeranno. In Rime XCV 8 saria bugiardo [" ingannevole "] / sapor non fatto da vera notrice, che non traesse gli umori dalla vera sorgente (cioè dalla terra), sapor è correzione congetturale del Barbi per " sapere " dell'unico codice, il Riccardiano 1050.