Sanzanome
Cronista fiorentino, attivo nella prima metà del sec. XIII, non sicuramente identificabile con qualcuno degli omonimi contemporanei di cui pur restano documenti. I suoi Gesta Florentinorum, editi dallo Hartwig, mentre ce ne rivelano il nome (" Haec ego Sanzanome scribo "), sembrerebbero indicare che fosse già adulto nel 1174 (sotto la qual data egli aggiunge: " hoc tamen affirmo, quod Senenses superare Florentinos non vidi nec audivi ", p. 11), e ce lo mostrano presente alla guerra per la conquista di Semifonte nel 1202 e alla distruzione di Castel Montalto nel 1207. La stesura dei Gesta, presumibilmente iniziata poco dopo il 1230, s'interrompe, nella redazione nota, con una notizia del 1231.
All'inizio dell'opera S. utilizza la Chronica de origine civitatis (composizione anonima del principio del sec. XIII, se non addirittura della fine del XII) soprattutto per quanto concerne il racconto leggendario della distruzione di Fiesole e della conseguente fondazione di Firenze da parte dei Romani; nel rimanente dei Gesta aggiunge di suo la ‛ moderna ' storia del comune fiorentino.
La Chronica divideva la storia fiorentina in due periodi di circa cinquecento anni ciascuno: dalla fondazione di Firenze (a seguito della distruzione di Fiesole) alla sua leggendaria distruzione da parte di Totila; dalla seconda fondazione di Firenze alla seconda distruzione di Fiesole (evento storico, quest'ultimo, avvenuto nel 1125). Per due volte la distruzione di Fiesole vi era considerata come causa dell'immigrazione dei Fiesolani a Firenze e della loro fusione con i cittadini di estrazione romana. La seconda distruzione di Fiesole è esplicitamente considerata dal S. come l'inizio di una nuova era per la storia di Firenze (" A destructione itaque Faesularum modernis temporibus facta victoriarum sumatur initium ", p. 2). Tanto la Chronica che i Gesta riflettono infatti, sul piano storiografico, lo sviluppo del nazionalismo fiorentino all'epoca dell'espansione nel contado. Di tale ideologia politica le origini romane di Firenze costituirono il presupposto fondamentale, connesso al motivo della perenne inimicizia tra Fiesole e Firenze. Ideologia che troverà la sua espressione più matura con la Cronica di G. Villani (v.) il quale non mancò di utilizzare, traducendo perfino alla lettera, il racconto della fondazione di Firenze quale risulta dai Gesta del S.: erroneamente è stato perciò affermato che l'opera " non fece parte del materiale adoperato dai cronisti posteriori " (A. Del Monte).
L'idea romana riflessa nelle prime cronache fiorentine viene originalmente sviluppata da D., il quale non manca peraltro di rielaborare formule già presenti, ad esempio, nei Gesta (" Nobilissima civitas Florentia... patrum est huc usque secuta vestigia ", p. 30; cfr. Cv I III 4 la bellissima e famosissima figlia di Roma, Fiorenza), mediante l'adattamento alla propria concezione dell'Impero e alla personale riprovazione della libertà comunale trascesa a ribellione anti-imperiale: Quid... pium deserentes imperium nova regna temptatis, ut alia sit Florentina civilitas, alia sit Romana?, Ep VI 25; Vere matrem viperea feritate dilaniare contendit, dum contra Romam cornua ribellionis exacuit, quae ad ymaginem suam atque similitudinem fecit illam, VII 25.
L'exemplum costituito dal racconto cronachistico della fusione di Fiesolani e Fiorentini di estrazione romana sembra sottendere alle dichiarazioni di Pd XVI 49-51 (Ma la cittadinanza, ch'è or mista / di Campi, di Certaldo e di Fegghine, / pura vediesi ne l'ultimo artista) e 67 ss. (Sempre la confusion de le persone / principio fu del mal de la cittade), dopo essere stato polemicamente utilizzato in If XV 61 ss. (Ma quello ingrato popolo maligno / che discese di Fiesole ab antico, / e tiene ancor del monte e del macigno; cfr. Gesta, p. 2: " Erat enim super asperum montem sita et undique circumdata muris et saxis ultra modum appositis in eisdem ") e 73 ss. (Faccian le bestie fiesolane strame / di lor medesme, e non tocchin la pianta, / s'alcuna surge ancora in lor letame, / in cui riviva la sementa santa / di que' Roman che vi rimaser quando / fu fatto il nido di malizia tanta).
Attraverso compilazioni quali quella del S. - partendo dalla Chronica de origine civitatis, nella quale confluiva invero un altro filone leggendario concernente la nobiltà pre-troiana di Fiesole (motivo di cui rimane traccia in Pd XV 125-126 favoleggiava con la sua famiglia / d'i Troiani, di Fiesole e di Roma) -, la composizione fiesolano-romana della cittadinanza fiorentina giunge con i versi suddetti a essere considerata polemicamente mediante la negazione, o per lo meno il dubbio, che la componente romana sia tuttora superstite. Nelle punte estreme della polemica i Fiorentini sono definiti senz'altro di origine fiesolana: O miserissima Faesularum propago (Ep VI 24).
Va aggiunto che la notizia, del tutto infondata storicamente, fornita dal S. e già dalla Chronica, circa la distruzione di Firenze da parte di Totila (confuso nel Medioevo con Attila) e conseguente rifondazione della città, è ripresa da D. in If XIII 148-149 que' cittadin che poi la rifondarno / sovra 'l cener che d'Attila rimase.
Bibl. - O. Hartwig, Quellen und Forschungen zur Ältesten Geschichte der Stadt Florenz, Marburgo 1875 (alle pp. 1-34 è riprodotto il testo dei Gesta Florentinorum; alle pp. I-XV dell'introduzione: Zu Sanzanomis Gesta Florentinorum, con la bibliografia anteriore); N. Rubinstein, The Beginnings of Political Thought in Florence: a Study in Mediaeval Historiography, in " Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, " V (1942) 198-227; A. Del Monte, La storiografia fiorentina dei secoli XII e XIII, in " Bull. Istit. Stor. Ital. Medio Evo " LXII (1950) 175-264; G. Aquilecchia, D. and the Florentine Chroniclers, in " Bulletin of the John Rylands Library " XLVIII (1965) 30-55; C.T. Davis, Il buon tempo antico, in Florentine Studies: Politics and Society in Renaissance Florence, a c. di N. Rubinstein, Londra 1968, 45-69.