SANTOSTEFANO, Manuel de Benavides y Aragón, conte di
Nato il 31 dicembre 1682 da Francesco, viceré di Sicilia e poi di Napoli, iniziò la sua fortuna politica quale precettore di don Carlo di Borbone. Gli fu rimproverato, forse a torto, di non aver voluto o saputo fare dell'allievo un principe capace di governare da sé: comunque la corte di Spagna, alla vigilia della partenza di don Carlo per l'Italia (1731), lo nominò maggiordomo maggiore dell'infante e plenipotenziario del re cattolico in Italia. Divenuto il direttore supremo degl'interessi spagnoli nella penisola, il S. seguì l'infante durante tutta la campagna per la conquista delle Sicilie, e, creato don Carlo re, ne fu primo ministro effettivo. L'opera svolta da lui nel quadriennio in cui fu al potere (1734-38) fu notevolissima: coadiuvato da don Giuseppe Gioacchino Montealegre di Salas, curò il riconoscimento del nuovo regno da parte delle potenze d'Europa. Fu il capo del nuovo Consiglio di stato; creò una "Giunta d'inconfidenza", incaricata della repressione di qualsiasi tentativo diretto a rendere possibile una restaurazione austriaca; soppresse il consiglio collaterale, sostituito con la Camera di Santa Chiara. Divise il peso degli affari fra la segreteria di stato, diretta dal Montealegre, e quella di giustizia, affidata a B. Tanucci (1734); e più tardi divise (1737) le due segreterie in quattro, affidate rispettivamente al Montealegre, al Tanucci, a G. Brancaccio e a G. Brancone. Con i quattro segretarî di stato compose il "Consiglio privato del re", mercé il quale divenne il padrone assoluto del regno. Giunto, ormai, al sommo del potere, la sua onnipotenza e la sua arroganza determinarono una corrente a lui sfavorevole, che trovò accaniti sostenitori nel Montealegre, nel duca di Sora e, pare, nello stesso re e nella regina. Le pressioni contro di lui alla corte di Spagna si moltiplicarono: una sua lettera di dimissioni, redatta, sembra, per pura forma, trovò inaspettato accoglimento (15 agosto 1738) e il 23 agosto 1738, fra il sollievo generale, egli abbandonava Napoli e si ritirava nella Spagna.
Bibl.: M. Schipa, Il Regno di Napoli ai tempi di Carlo Borbone II, Milano-Roma-Napoli 1923, passim.