santo (sa')
Compare in tutte le opere, con 175 esempi complessivi, assai variamente distribuiti: Rime 1, Vita Nuova 4, Convivio 30, Commedia 114, Fiore 25, Detto 1.
Nel suo significato più vicino all'etimo (s. è in rapporto etimologico con ‛ sancire '), indica la condizione di ciò che è considerato inviolabile da una norma morale o religiosa, e vale quindi " degno di venerazione ".
In quest'accezione è però un vero latinismo. Lo comprova Cv IV XXV 8 Aceste, nutrice d'Argia e di Deifile, figlie d'Adrasto rege, le menò dinanzi da li occhi del santo padre, dove l'uso dell'aggettivo è suggerito dalla fonte (Stazio Theb. I 539 " ad sanctum rediere patrem "). Lo stesso accade per il passo di XXIV 15 dice e comanda la Legge... che la persona del padre sempre santa e onesta dee apparere a li suoi figli, che è esplicita citazione del Corpus Iuris (Dig. XXXVII 15 9 " Liberto et filio semper honesta et sancta persona patris ac patroni videri debet "). Mancano riferimenti diretti per gli altri tre esempi; ma l'epiteto di sante attribuito alle Muse (Pg I 8), se può spiegarsi con la materia e con il fine della Commedia, si collega a un motivo ricorrente nei poeti latini nei quali l'amore della poesia è adombrato in forma di culto. Non diversamente l'apostrofe o santo petto (Pg I 80), rivolta da Virgilio a Catone, è suggerita da Seneca Ep. VII 5 " sacrum pectus " (e anche ‛ sacro ', come s., è in rapporto etimologico con ‛ sancire '). Nessuna fonte, neppure biblica, è invece identificabile per Pg XXXIII 60, dove s., con il significato di " inviolabile ", è usato con riferimento all'albero della scienza del bene e del male.
In senso stretto, e più comune, è però attributo di Dio in quanto sommamente venerabile. Con quest'accezione compare in Pd XXVI 69 la mia donna / dicea con li altri [beati]: " Santo, santo, santo! ", suggerito da Is. 6, 3 " Sanctus, sanctus, sanctus Dominus Deus Sabaoth ", da Apoc. 4, 8 " Sanctus, sanctus, sanctus Dominus Deus omnipotens " e dall'uso liturgico del Sanctus nella Messa; e così VII 74. Più frequentemente occorre nel nome della terza persona della Trinità, per cui D. usa le forme Santo Spirito (Cv II V 13), Santo Spiro (Pd XIV 76) e quella consueta Spirito Santo: Vn XXIX 3, Cv II V 8, 10 e 11, IV XXI 11 (due volte), Pg XX 98, Pd III 53, XIX 101, XX 38, XXI 128, XXIV 92, XXVII 1, XXIX 41. E vada qui anche Pg XX 24 portato santo, che indica Gesù portato da Maria in seno.
Per estensione, ricorre per tutto ciò che emana da Dio o che ha un rapporto particolare con lui: i testi rivelati sono Scrittura santa (Pd XXXII 68); arca santa (Pg X 56) è la biblica arca dell'alleanza; progenie santissima (Cv IV V 5) è la stirpe di David cui appartenne Maria, madre di Cristo. E così, in locuzioni tradizionali: Pd IX 125 la Terra Santa, la Palestina; Pg II 49 il segno... di santa croce. Altri esempi in Pg XIX 136, Fiore XVI 7, XCI 2.
È riferito anche alla Chiesa come istituzione, alla gerarchia ecclesiastica, ai luoghi di culto: Santa Chiesa ricorre in Cv II III 10, e (nella locuzione Santa Ecclesia) V 5; Pg III 137, XXIV 22, Pd IV 46, V 35, VI 95, X 108, XII 107, XXXII 125, Fiore XCVIII 2. Dificio santo (Pg XXXII 142) è il carro del Paradiso terrestre, simboleggiante la Chiesa; santo officio (Pd XXX 146), la dignità di pontefice; loco santo (If II 23) è Roma, sede del pontificato (ma santo loco, in Pd IV 81, vale " monastero ", e qui l'aggettivo allude alla religiosa devozione delle suore che vi si chiudono). A questi esempi può essere avvicinato If XXI 48 Santo Volto, tradizionale denominazione di un crocifisso venerato a Lucca.
S. era dell'uso scritturale, e nella Bibbia è epiteto riservato al popolo ebraico, " semen sanctum " (I Esd. 9, 2; Is. 6, 13; di qua l'esempio di Cv II I 6 ne l'uscita del popol d'Israel d'Egitto, Giudea è fatta santa e libera. Coerentemente alla sua concezione dell'origine divina dell'autorità imperiale e dell'opera provvidenziale svolta dai Romani, D. applica l'aggettivo a Roma, ai Romani, all'autorità imperiale e ai suoi simboli: Cv IV V 6 assai è manifesto la divina elezione del romano imperio per lo nascimento de la santa cittade che fu contemporaneo a la radice de la progenie di Maria; Pd XVII 72 [il] gran Lombardo / che 'n su la scala porta il santo uccello, nel cui stemma araldico l'aquila imperiale sormonta la scala; e così Cv IV IV 10, V 20, If XV 76; e si veda anche Mn II V 5 romanus populus... ille sanctus pius et gloriosus.
La santità si acquista mediante l'esercizio delle virtù; perciò le teologali sono le tre sante virtù (Pg VII 34), mentre le cardinali sono allegoricamente rappresentate da le quattro luci sante (I 37) che splendono all'alba sull'orizzonte del Purgatorio.
In senso più generico, vale " conforme a religiosa devozione, a purezza o rettitudine esemplare ": Pg XIII 128 a memoria m'ebbe / Pier Pettinaio in sue sante orazioni; Pd XI 78 e 99, XXII 48; Fiore CXXIII 3, CXXX 2 (merita appena osservare come negli ultimi due esempi l'aggettivo allude a ipocrita finzione di santità). Vale " che s'ispira nell'agire a motivi religiosi " in If XXXI 17 Carlo Magno perdé la santa gesta, in riferimento ai paladini, o in genere all'esercito cristiano distrutto dagli infedeli a Roncisvalle.
Più frequentemente l'uso del vocabolo deriva dal valore che esso ha nel linguaggio teologico; in questo senso è riferito a quanti godono della visione beatifica di Dio o, in un'accezione dottrinariamente più propria, a coloro che la Chiesa ha proclamato s. autorizzandone il culto.
Per questo gruppo di accezioni l'uso dantesco non si differenzia da quello moderno. Pertanto, come aggettivo, s. compare come predicato nominale in Pd XVI 35 mia madre, ch'è or santa; Pg VI 27 quell'ombre [i negligenti dell'Antipurgatorio] che pregar pur ch'altri prieghi, / sì che s'avacci lor divenir sante; e così XXIII 66, Cv II I 7.
Come attributo, è epiteto premesso al nome di persone proclamate s. dalla Chiesa. È usato a proposito di sant'Antonio (Pd XXIX 124), santo Augustino (Cv IV XXVIII 9, XXI 14), santo Benedetto... santo Francesco e... santo Domenico (XXVIII 9), San Germano (Fiore CLIX 11, CCIII 7), quel... gran Giovanni / ... sempre santo (Pd XXXII 32) e San Giovanni (XVI 25; Fiore CXXI 4), il Battista; San Giusto (Detto 466), sa' lacopo (Vn XL 6 e 7, Cv II XIV 1), san Giacomo il Maggiore; santo lacopo (Cv IV II 10), san Giacomo il Minore; santo Matteo (XVI 10); santo Paulo (XXVIII 10) e san Paolo (Fiore CXII 10); San Pietro (If I 134, XIX 91); Santa Zita (XXI 38). Nell'intitolazione di chiese: San Giovanni (XIX 17); San Piero (Cv IV XVI 6), Santo Pietro (If XVIII 32) e San Pietro (XXXI 59); San Simone (Rime LXXV 5); San Zeno (Pg XVIII 118). In toponimi: San Benedetto (If XVI 100), il villaggio e monastero di San Benedetto in Alpe, nell'Appennino romagnolo. In denominazioni personali formate con un complemento di origine: Guiglielmo... di Sant'Amore (Fiore XCII 12) o di Santo Amor (CXIX 6); lacopo... da Santo Andrea (If XIII 133); Ugo da San Vittore (Pd XII 133); quelli da Santo Nazzaro (Cv IV XXIX 3), la famiglia Sanazzaro, originaria di Pavia, ma divenuta illustre a Napoli.
Per estensione è attribuito agli angeli: Cv II V 5 Santa Ecclesia... partele [le creature angeliche] per tre gerarchie, che è a dire tre principati santi o vero divini; altro esempio in Pd XXXII 89.
Gli esempi più numerosi si hanno naturalmente quando s. è usato come attributo dei beati del Paradiso dantesco: Pd IX 7 quel lume santo; XXXI 2 la milizia santa, i beati dell'Empireo. E così V 137, X 125, XII 3 e 56, XIII 29, XIV 23, XV 5, XVII 5 e 101, XVIII 76, XX 69, XXIV 28, 112 e 124, XXXI 94 e 135 (qui santi è sostantivo), XXXII 100.
Per estensione è riferito alle anime del Purgatorio: la santa greggia (Pg XXIV 73), la schiera dei golosi. Quando D., Virgilio e Stazio sono giunti al muro di fuoco del settimo girone, l'angelo della castità ammonisce: Più non si va, se pria non morde, / anime sante, il foco (XXVII 11). Deve ritenersi che queste parole siano indeterminatamente rivolte a tutti gli spiriti che dal Purgatorio stanno per ascendere alla beatitudine; se infatti fossero indirizzate ai tre poeti, l'appellativo sante sarebbe stranamente improprio, giacché " di anime sante... qui, ce ne è una sola: Stazio; D. lo sarà, ma non lo è ancora... Virgilio non lo sarà mai " (Porena).
Come sostantivo, è usato per lo più in senso generico per indicare tutti coloro che già godono della beatitudine eterna; non ha perciò sempre il valore tecnico secondo il quale, nel linguaggio teologico, sono detti s. solo coloro che siano stati canonizzati dalla Chiesa: Cv III VII 16 principalissimo fondamento de la fede nostra sono i miracoli fatti per colui che fu crucifisso... e fatti poi nel nome suo per li santi suoi; Vn XIX 7 21, Cv III XV 10, Pg XIII 51, Fiore XVII 8, LIII 3, LXXX 4, XCV 1, 2 (qui ricorre il femminile Sante) e 10 (tutte le Sante e' Santi), CVII 4, CCIV 5. La locuzione ne la chiesa / coi santi, e in taverna coi ghiottoni (If XXII 15) è modo proverbiale di varia redazione, fondato sul principio del simile con simile, di lontana origine biblica (Ps. 17, 26 " Cum sancto sanctus eris et cum viro innocente innocens eris "), ma largamente attestato seppure in formulazioni diverse (cfr. Tavola Ritonda XXVI " gli mercatanti hanno botteghe, e gli bevitori hanno taverne, e' giuocatori hanno tavolieri, e ogni simile con simile ").
Come aggettivo, è applicato a persone di grandi ed elette virtù, di animo pio e religioso: l'ordine dei domenicani è una santa greggia (Pd X 94), Falsembiante ha un portamento... di santo ermito (Fiore CIV 10). E così Pg XXII 82, Fiore CVI 9 (qui è sostantivo), LXXXVIII 8, XCVII 14. Anche di figure allegoriche: Pg XIX 26 una donna... santa e presta, quella apparsa in sogno a D. sulla soglia del quarto girone del Purgatorio.
Vale " reso sacro e beato " per la presenza di Dio, degli angeli e dei s.: Pd I 10 regno santo, il Paradiso; XXI 64 la scala santa, l'aureo scaleo del cielo di Saturno. Analogamente, per la presenza in essi delle Intelligenze angeliche e perché esecutori del volere di Dio, i cieli sono detti santi giri (Il 127) o luci sante (VII 141). Altro esempio in XXII 8.
Nell'accezione di " che appartiene a un santo ": Pd XIV 43 la carne glorïosa e santa, il corpo dei giusti risorti alla fine dei tempi; e così XVIII 25, XX 15, XXVI 52, XXXII 3 e 151. Ha la medesima accezione quando è riferito a una parte del corpo di Beatrice, a un suo atteggiamento o a un suo modo di apparire: Pg XXXI 133 Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi / ... al tuo fedele; Pd III 24, IV 115, V 18, XIV 138, XVIII 9, XXIII 59 e 60, XXXI 96, Pg XXXII 5. Analogamente, parole sante (If IX 105) sono i rimproveri rivolti dal Messo celeste ai diavoli custodi della porta di Dite, e santi piedi (Pg IX 109) quelli dell'angelo portiere del Purgatorio.
Forse per una reminiscenza biblica (Ps. 14, 1 " quis requiescet in monte sancto tuo? ") o, più plausibilmente, perché salendolo le anime si fanno s. (cfr. Pg VI 27), il Purgatorio è detto santo monte (XXVIII 12), santi (XII 115) i gradini della scala che porta dal primo al secondo girone, campagna santa (XXVIII 118) il Paradiso terrestre e santissima onda (XXXIII 142) l'acqua dell'Eunoè. E per essere strumento di penitenza e purificazione, cammin santo (XX 142) è quello compiuto da D. nel secondo regno.
Secondo un uso ampiamente attestato nella lingua del tempo (D. Cavalca; poi Boccaccio), come sostantivo con valore neutro di " luogo santo ", " chiesa ", compare solo in Fiore LI 13 [Malabocca] incontanente scocca / ciò ched e' sa, ed in piazza ed a santo, cioè " dovunque si raccolga gente ".