SILVERIO papa, santo
Figlio di papa Ormisda, succedette a papa Agapito morto a Costantinopoli (534) dove si era recato, in compagnia del diacono Vigilio, per chiedere a Giustiniano, da parte del re dei Goti Teodato, il richiamo di Belisario. Quando la notizia della morte di Agapito giunse a Roma, Teodato fece eleggere al pontificato S., allora suddiacono, vincendo con la sua autorità (non è escluso che violasse norme canoniche) l'ostilità pressoché generale del clero contro S., scelto da Teodato probabilmente con l'intento di farsene uno strumento contro Bisanzio. Ma intanto a Costantinopoli l'ambizioso Vigilio (v.), che del resto era stato designato al papato da papa Bonifacio, abilmente manovrando presso Teodora, aveva ottenuto da questa il suo appoggio per la successione di Agapito e quando, giunto a Roma, trovò che S. era già stato consacrato (il 22 [?] giugno 536) si mise alla testa della latente opposizione contro Silverio. Questi, il 10 dicembre 536, aveva aperto le porte di Roma a Belisario mentre il suo protettore Teodato era ucciso nei pressi di Ravenna. L'incertezza, la partigianeria delle fonti, non consentono di precisare chiaramente il seguito degli avvenimenti. Certo è che S., accusato di essersi messo in rapporto con i Goti che assediavano Roma, fu deposto (21 marzo 537) ed esiliato a Patara in Licia, mentre Vigilio era eletto e consacrato suo successore (22 e 29 marzo). Ma la causa di questo fatto va ricercata esclusivamente nelle ambiziose macchinazioni di Vigilio, che avrebbe sfruttato un'incauta condotta politica di S., oppure nella faccenda interferì anche un contrasto religioso nel quale Vigilio sarebbe stato strumento compiacente della volontà dell'imperatrice Teodora? Le opinioni degli storici dipendono dal giudizio che essi dànno di fonti le quali spesso riflettono lo sdegno col quale sarà accolta la politica religiosa di Vigilio e la sua condanna dei Tre Capitoli. S., giunto a Patara, poté convincere facilmente della sua innocenza quel vescovo il quale, recatosi a Costantinopoli, ottenne da Giustiniano che S. fosse ricondotto a Roma e il suo processo rivisto. Ma Belisario, certo istigato da Vigilio, fece relegare S. a Ponza, dove l'infelice papa, strettamente custodito da incaricati di Vigilio, morì di stenti (secondo alcune fonti; altre sembrano insinuare che S. sia stato ucciso) il 2 dicembre 537 dopo avere, sembra, volontariamente rinunciato alla sua dignità l'11 novembre 537. S. fu probabilmente vittima di basse ambizioni e della lotta fra Goti e Bizantini.
Bibl.: P. Hildebrand, Die Absetzung des Papstes Silverius (537), in Hist. Jahrbuch, XLII (1922), pp. 213-49; O. Bertolini, La fine del pontificato di papa Silverio, in Arch. Soc. romana di storia patria, XLVII (1924), pp. 325-43; L. Duchesne, L'église au VIme siècle, Parigi 1925, pp. 149-155.