Roberto Bellarmino, santo
Teologo (Montepulciano 1542 - Roma 1621). Entrò nell'ordine dei Gesuiti e dopo avere conseguito la laurea in filosofia a Roma, si recò a studiare teologia prima a Padova, quindi a Lovanio, insegnando successivamente in alcune città. Fu predicatore di grande fama e fu creato cardinale nel 1599. Ebbe rapporti con Galilei che poté conoscere nel 1611 e fu tenace e validissimo difensore della fede cattolica contro i protestanti.
La presa di posizione del Bellarmino nella critica dantesca è da porre in relazione con i dubbi e le controversie sull'ortodossia del poeta che ebbero rinnovata diffusione al suo tempo, e in particolare è da vedere come risposta all'interpretazione eretica in chiave luterana proposta per D. dal francese Francois Perrot nel suo Avviso piacevole.
Il Bellarmino sostenne con serrata dialettica che D. aveva condannato papi ed ecclesiastici " ob vitam et morem, non ob fidem et doctrinam "; in atto, egli non si preoccupa tanto di difendere il poeta, quanto piuttosto la Chiesa. L'Alighieri, se fu " più serio e più sobrio " del Petrarca e del Boccaccio, fu, tuttavia, spinto alle invettive contro il clero non da amore per la verità, ma da odio contro i suoi nemici. Il veltro, nel quale si tendeva a vedere l'espressione più alta e più ardua del profetismo dantesco, altro non sarebbe, se non un saggio di " inanis adulatio ". Il giudizio del Bellarmino, se nulla aggiunge alla critica dantesca, fu, però, " il riconoscimento ufficiale dell'ortodossia del poeta e liberò gli spiriti più timorati dagli scrupoli di leggerne l'opera " (Cosmo).
Con il Bellarmino, che segna la presenza gesuitica nell'interpretazione di D. in un periodo in cui sotto la pressione delle idee correnti anche il culto del poeta era posto in crisi, si ha il primo tentativo di spiegare il fatto letterario con l'ambiente storico.
Bibl. - F. Perrot, Avviso piacevole dato alla bella Italia da un nobile giovane francese, sopra la mentita data del serenissimo re di Navarra a papa Sisto V, Monaco (ma Olanda) 1585; R. Bellarmino, Opera, II, Venezia 1721 (Appendix ad libros de Summo pontifice, quae continet responsionem ad librum quemdam anonymum cuius titulus est Aviso piacevole dato alla Bella Italia, pp. 479-496); G. Melandri, Intorno allo studio dei Padri della Compagnia di Gesù sulle opere di D.A., Modena 1871; E. Bonzy, Bellarmino e D., in " Nouvelle Revue " (1921) 93-108; A.M. Di Biase, Bellarmino e D., in " Gregorianum " II (1921) 589-613; U. Cosmo, Con D. attraverso il Seicento, Bari 1946; U. Limentani, The fortune of D. in seventeenth Century, Cambridge 1964 (cfr. anche in " Studi Secenteschi " V [1964]); D. Mondrone, Gesuiti studiosi di D., in " La civiltà Cattolica " quad. 2760 (1965) 535-547; 2762 (1965) 119-132; A. Vallone, Aspetti dell'esegesi dantesca nei secoli XVI e XVII attraverso testi inediti, Lecce 1966; ID., Ricerche dantesche, ibid. 1967; ID., L'interpretazione di D. nel Cinquecento. Studi e ricerche, Firenze 1969.