Scrittore ecclesiastico (n. verso la fine del sec. 4º presso Bordeaux - m. 460 circa). Teologicamente il punto di vista di P. d'Aquitania è quello espresso da S. Agostino specialmente nelle sue opere contro Giuliano d'Eclano: assoluta incapacità della natura umana a iniziare, con le sue sole forze, l'opera della fede e a praticare anche il semplice bene morale; la grazia non deve essere pertanto considerata come una ricompensa della nostra buona volontà e dei nostri meriti umani; non tutti gli uomini ricevono ugualmente (indifferenter) la grazia.
Nelle polemiche sorte durante il sec. 5º nella Gallia meridionale, e soprattutto nei monasteri di Marsiglia e di Lérins, circa la dottrina di s. Agostino sulla questione della predestinazione e dell'efficacia del volere umano per l'initium fidei P. fu, contro Cassiano e Vincenzo di Lérins, il paladino deciso dell'agostinismo. Rivoltosi (428) ad Agostino per alcuni chiarimenti ebbe in risposta il De praedestinatione sanctorum e il De dono perseverantiae. Cercò l'intervento papale contro Cassiano e Vincenzo di Lérins, contro i quali scrisse tra il 431 e il 434 il De gratia et libero voluntatis arbitrio contra collatorem (cioè Cassiano) e Pro Augustino responsiones: suoi sono anche i Capitula aggiunti alla lettera con cui papa Celestino nel 431 invitava i monaci di Marsiglia e di Lérins alla concordia. Dopo il 435 si stabilì a Roma: al problema della grazia dedicò anche il De vocatione omnium gentium, attenuando però le tesi agostiniane. Altre sue opere: Carmen de ingratis e Epigrammata, entrambe in versi; Epitome chronicae, una storia dell'umanità dalle origini del mondo al 433, continuata poi fino al 444 (Chronicon vulgatum) e al 455 (Chronicon integrum); Expositiones super psalmos (430 circa); Liber sententiarum ex operibus s. Augustini delibatarum (450 circa). Erroneamente confuso con un Prospero vescovo di Reggio nell'Emilia, fu considerato santo. Festa, 25 giugno.