PLACIDO, santo
PLACIDO, santo. – Nacque a Roma presumibilmente tra il secondo e il terzo decennio del VI secolo, figlio del patrizio Tertullo, di rango consolare.
In giovane età, verso gli anni Trenta del secolo, fu condotto dal padre a Subiaco presso Benedetto da Norcia affinché lo educasse cristianamente e divenisse suo discepolo. Suo sodale fu s. Mauro, anch’egli romano, di origine patrizia, e affidato dal padre al santo monaco. I Dialogi di Gregorio Magno, che sono anche la fonte delle precedenti informazioni, segnalano Placido ancora «vero puerilis adhuc indolis gerebat annos» (Dial., II.3,14).
Sempre dai Dialogi si sa che Benedetto portò il piccolo Placido con sé sui monti presso Subiaco per pregare per tre monasteri privi di acqua, compiendo così il miracolo dell’acqua sgorgante dalla pietra (ibid., II, 5).
Placido è inoltre legato al principale miracolo attribuito a Mauro: Gregorio Magno narra che, mentre pregava nella sua cella, Benedetto ebbe la visione di Placido che cadeva dentro al lago presso cui si era recato per attingere acqua; l’abate chiamò subito Mauro affinché accorresse a salvare il suo compagno; questi corse in aiuto di Placido e, vistolo annegare, lo raggiunse camminando sulla superficie del lago mettendolo in salvo. Subito dopo Benedetto e Mauro si attribuirono l’un l’altro la realizzazione del prodigioso salvataggio. Il primo lo assegnò all’obbedienza del discepolo, il secondo all’azione del comando di Benedetto, dichiarando di avere agito in incoscienza. Placido concluse la disputa assicurando di avere visto sopra di sé il mantello dell’abate, e di avere avuto l’esatta sensazione di ricevere soccorso direttamente da lui (ibid., II.7).
Dall’XI secolo al nome di Placido monaco si associò progressivamente quello di un altro Placido, martire a Messina sotto l’impero di Diocleziano. Nel Martyrologium Hieronymianum, alla data della memoria di Placido, il 5 ottobre, si trova, oltre alla qualifica di discepolo di Benedetto, anche la menzione di diciotto curtes in Sicilia che Tertullo avrebbe offerto a Benedetto come dote nell’affidargli il figlio. Nella Chronica di Leone Marsicano, redatta entro il 1105, si parla di una missione placidina in Sicilia, mentre nel Martyrologium Casinense, posteriore di qualche decennio, a Placido furono associati martiri di altre sedi.
Con le opere di Pietro Diacono la fusione tra i due santi fu portata a termine. Il bibliotecario cassinese redasse tre biografie di Placido monaco e martire, attribuendone una a sé stesso e due ad altri distinti biografi. Nella prima, la Vita Placidi, Pietro afferma che il testo – redatto da lui stesso – era la riduzione di un testo greco compilato da un compagno di Placido, Gordiano.
In questa agiografia, oltre agli eventi segnalati nei Dialogi gregoriani, Placido e Mauro seguono Benedetto nella fondazione del nuovo cenobio di Montecassino. Quindi, Placido è inviato dall’abate a occuparsi dei beni lasciati da Tertullo in Sicilia, fondando lì una comunità. In Sicilia, nell’anno 541, insieme ad alcuni compagni viene martirizzato per mano saracena, mentre Gordiano, scampato ai tragici eventi in Sicilia, si rifugia a Costantinopoli.
Nella seconda vita, gli Acta Ss. Placidi et fratrum, molto più estesa della prima, si menziona come autore direttamente Gordiano. Agli eventi della Vita Placidi si aggiunge, in climax, che Placido discende dalla gens Anicia e per giungere in Sicilia compie un viaggio denso di incontri ed eventi miracolosi; a Messina, accolto da funzionari romani, continua a operare miracoli fino al martirio suo, dei fratelli Flavia, Eutichio e Vittorino e dei consoci, che, protrattosi per ben sei giorni, è costellato di eventi straordinari (tra i quali un angelo che risana le ferite dei suppliziati, Placido che parla nonostante la lingua recisa, la sorella Flavia che riesce a scampare a uno stupro paralizzandosi).
La terza biografia, gli Acta Placidi attribuiti, sempre da Pietro Diacono, a un certo Stefano Aniciense, è una sintesi della seconda biografia, arricchita solo di riferimenti biblici.
La fusione dei due santi, Placido monaco e Placido martire, per opera di Pietro Diacono è riconducibile alla ricolonizzazione benedettino-cassinese, e quindi romana, della Sicilia normanna ormai liberata dalla dominazione araba, soprattutto nell’area della Valdemone (la Sicilia nordorientale) in cui la componente greca e basiliana era ancora preminente. Questo programma fu portato avanti dalle gerarchie monastiche e romane, in virtù anche di un’originaria presenza benedettina in Sicilia (Barcellona, 2013, pp. 44 s.).
La data della morte di Placido può essere collocata, in base alla tradizione tramandata da Pietro Diacono, nell’anno 541.
Il culto di Placido crebbe inizialmente a stento: come novizio rimase nell’ambito benedettino; come unico monaco e martire ebbe uno slancio solo a partire dall’età moderna. Il 4 maggio 1588, infatti, vennero rinvenute a Messina nell’area della chiesa gerosolimitana di S. Giovanni di Malta (che occupava gli spazi di una necropoli romana), le reliquie ritenute dei martiri; lì sono tuttora custodite. Nello stesso anno Placido fu proclamato patrono di Messina e il Senato e l’arcivescovo della città peloritana ottennero da Sisto V l’inserimento di Placido e compagni nel martirologio romano alla data del 5 ottobre. Nel 1616 Paolo V incluse la loro festa nel Breviario benedettino.
Nell’iconografia Placido è raffigurato come giovane monaco, talvolta con la palma del martirio, con il pastorale abbaziale o con i compagni martiri. La festività di s. Placido (sia martire sia monaco, ormai fusi) ricorre ancora il 5 ottobre, sebbene espunta dal martirologio riformato del 2001. Come monaco è patrono dei novizi in ambito benedettino; come martire è patrono di Messina, della sua diocesi e di altri centri in Sicilia e nell’Italia meridionale.
Fonti e Bibl.: Gregoire le Grand, Dialogues, a cura di A. de Vogüé, 3 voll. I-III, Paris 1978-80 (Sources chrétiennes, 251, 260, 265); Gregorio Magno, Dialogi, a cura di A. de Vogüé et al., I-IV, Roma 2000; Leo Marsicanus, Chronica monasterii casinensis, in MGH, Scriptores, VII, a cura di W. Wattembach, Hannoverae 1846, pp. 551-844; Petri Diaconi Vita Placidi, in Patrologia Latina, CLXXIII, Paris 1895, coll. 1066-1070; Ps. Gordianus, Acta Ss. Placidi et fratrum, in Acta Sanctorum, Octobris III, Parigi 1866, pp. 114-138; Ps. Stephanus Aniciensis, Acta altera, ibid., pp. 139-147; F. Gotho, Breve ragguaglio dell’Invenzione e Feste de’ Gloriosi Martiri Placido e compagni, Messina 1591; V. Abbadessa, Vita di San P. e Compagni Martiri, Messina 1654; B. Chiarello, Memorie sacre della città di Messina […], Messina 1707, pp. 228-244; B.M. Amico, Leggendario de’ Santi Benedettini, Venezia 1726, pp. 484-490;U. Berlière, Le Culte de S. Placide, in Revue Bénédictine, XXXIII (1921), pp. 19-45; P. Minutoli, Vita di San Placido Discepolo di san Benedetto martirizzato a Messina l’anno 541, Messina 1962; C. Colafranceschi, Placido, in Biblioteca Sanctorum, Roma 1968, col. 949; G. Picasso, Placido, discepolo di San Benedetto, ibidem, coll. 949-952; A. Amore, Placido, Eutichio, e Compagni, ibid., col. 956; G. Penco, Storia del monachesimo in Italia. Dalle origini alla fine del medioevo, Milano 1983, pp. 53 s.; R. Barcellona, La Storia di San Placido. Ipotesi sulla funzione della leggenda, in Siculorum Gymnasium, XLIV (1991), pp. 53-86; San P. a Biancavilla. Atti del Convegno di studi... Biancavilla... 2002, a cura di V. Petralia, Catania 2003, passim; A. Sindoni, Il culto di S. P. in Sicilia in età moderna. Linee interpretative, in Annali di storia moderna e contemporanea, IX (2003), pp. 625-633; R. Barcellona, Percorsi di un testo ‘fortunato’. I Dialogi di Gregorio Magno nella Sicilia medievale (secoli XII-XIV), in Reti Medievali Rivista, XIV, 2 (2013), pp. 33-57; M. Grassi, San Placido nella storia e nella pittura messinese, Messina 2013; I.P. Cecchetti, Placido, Eutichio e Consoci, in Enciclopedia Cattolica, IX, Città del Vaticano 1952, col. 1598.