SANTO PIETRO (San Pie, San Pier, San Piero, Sampier, Sampietro) DE' (del, di) NEGRI (Negro), Giulio
SANTO PIETRO (San Piè, San Pier, San Piero, Sampier, Sampietro) DE’ (del, di) NEGRI (Negro), Giulio. – Nacque a Lecce, presumibilmente attorno al 1565, da Filippo; ebbe tre fratelli: Giovanni Battista, Pasquale e Agostino.
La famiglia, nobile, genovese di origine, si era stabilita nel Salento nella prima metà del Cinquecento e si era distinta, oltre che sul piano militare, su quello artistico (Infantino, 1634, p. 165). Il fratello Giovanni Battista è infatti dedicatario di una raccolta di musica profana, il Primo libro de madrigali a cinque voci, composti da diversi eccellenti autori (Venezia 1573), curata da Francesco Antonio Baseo, maestro di cappella nel Duomo di Lecce. Quest’ultimo, nella dedica, si dice «certo che la musica sommamente piace» a Giovanni Battista e cita le abilità del fratello Pasquale («pervenuto a quel grado di perfezione di musica che pochissimi veramente dell’età sua sono che gli vadino appresso, nonché al pari»), attribuendosi parte dei meriti, probabilmente come insegnante. Non è perciò casuale che un brano di Pasquale («Paschali Di Negro») sia stampato nel Primo libro delle canzoni villanesche alla napolitana a quattro voci di Baseo (Venezia 1573). Sempre nella stessa dedica manca qualunque accenno a Giulio, il che fa supporre che nel 1573 fosse ancora in età puerile. Si può inoltre presumere che abbia ricevuto la prima formazione musicale dal fratello Pasquale e da Baseo. Il terzo fratello, Agostino, fu poeta e letterato.
Le notizie biografiche su Santo Pietro vanno estrapolate dalle sue raccolte musicali, pubblicate nel primo ventennio del Seicento. Le prime due stampe pervenute sono il secondo e il terzo libro di «canzonette, villanelle e arie napoletane a tre voci», rispettivamente Gl’amorosi pensieri... e Le amorose canzonette... op. 4 (la prima in cui compare un numero d’opera).
Entrambe le stampe furono licenziate a Venezia nel 1607 per la curatela di Marcellino Senarega, il quale, di origini nobiliari genovesi, si fece promotore, intermediario e copista delle composizioni di Santo Pietro, come si apprende dalla dedica agli Amorosi pensieri...: «avendo visto e sentito [...] che le presenti villanelle e arie del signor Giulio siano di continuo [...] cantate con dolcissimo diletto d’ognuno, e di giorno e di notte nelle serenate, [...] io, confidatomi nella stretta amicizia tra me e l’autore, [...] mi sono affatigato estrarne una originale copia dal proprio suo libro e darvela in stampa».
Oltre alla dedica principale, al banchiere Paolo Battista Graffoglietti (anch’egli di famiglia genovese di stanza a Lecce), quasi ogni brano degli Amorosi pensieri... è dedicato a una personalità della società leccese, fra cui la nuora di Adriano Acquaviva d’Aragona governatore in Terra d’Otranto, il giurista Scipione Mettola, nonché membri delle casate Acaya, Petrarolo e Verardo. Trattandosi perciò di una raccolta concepita in ambito salentino, è possibile che alcuni dei testi poetici non identificati – sono la maggior parte, salvo qualche componimento di Giovan Battista Marino, Gabriello Chiabrera e Tommaso Stigliani – siano di pugno del fratello Agostino. Lo stesso vale per il terzo libro, Le amorose canzonette..., indirizzato ad Antonio Civrano, provveditore generale della Dalmazia: in esso tuttavia non figurano dediche specifiche dei singoli brani.
Le stampe successive pervenute sono il primo e il secondo libro delle Grazie ed affetti di musica moderna a una, due e tre voci, pubblicati rispettivamente a Milano (1613) e Venezia (1614) con numero d’opera 5 e 8. Il primo libro (facsimile in Italian secular song..., a cura di G. Tomlinson, 1986) è dedicato al milanese Muzio Foppa, feudatario di Vercelli, e contiene a sua volta due madrigali dedicati al compositore, uno del carmelitano Cherubino Ferrari (membro dell’Accademia degli Inquieti di Milano, teologo del duca di Mantova e commentatore dell’Orfeo di Claudio Monteverdi), l’altro di Grimaldo Grimaldi, di famiglia genovese. Anche questa stampa, come Gl’amorosi pensieri, contiene composizioni dedicate a singole personalità attive a Milano – come Benedetto Pieni (membro degli Inquieti), Giovanni Battista Niguarda e Marco Maria Aresi (feudatario di Seveso) – o comunque in Lombardia, come il bresciano Quinto Scanzo. Dal contesto milanese e lombardo esula un brano che risale agli anni salentini, Spiega il Tago famoso, destinato a celebrare l’arrivo a Lecce, nel 1602, del summenzionato governatore Acquaviva.
La composizione intitolata Armida in stile recitativo, anch’essa nel primo libro delle Grazie e affetti, è una delle prime tre ricorrenze, nelle stampe di musica monodica d’inizio Seicento, dell’indicazione «in stile recitativo» per brani vocali da camera. Le altre due compaiono nel primo libro delle Musiche da cantar solo del palermitano Sigismondo D’India (1609) e nel secondo libro di Madrigali e arie per sonare e cantare del bresciano Giovanni Ghizzolo (1610), entrambe pubblicate dallo stesso editore milanese, Filippo Lomazzo. Ma c’è un altro punto di contatto fra le edizioni di questi tre compositori: quella di Santo Pietro, di D’India e il terzo libro di Madrigali, scherzi e arie di Ghizzolo (1613) contengono brani dedicati o composti per il basso Ottavio Valera, apprezzato per il suo stile esecutivo ‘alla bastarda’ (con riferimento all’inusitata ampiezza della gamma vocale), che nella propria casa ospitava incontri fra musicisti. Ciò fa supporre che i tre compositori, attivi a Milano negli stessi anni, si siano conosciuti frequentando i medesimi circoli culturali, come per esempio gli Inquieti – a questa accademia appartenne anche il padre di Monteverdi, medico cremonese – le cui riunioni sono tuttavia attestate solo fino al 1609.
I due libri di Grazie ed affetti contengono testi provenienti da raccolte letterarie pubblicate in Lombardia, come le Muse del monaco vallombrosano Ippolito Cerboni (Pavia 1605), dedicate all’Accademia degli Affidati di Pavia, o Gli affetti poetici di Alessandro Talenti (Bergamo 1609), oltre a componimenti (di autori come Francesco Contarino, Pietro Petracci, Traiano Dordoni, Maurizio Moro, Orazio Ariosti, Francesco Maria Caccianemici, Ridolfo Campeggi) che ricorrono in una delle più copiose antologie poetiche coeve, Il gareggiamento poetico del Confuso Accademico (Venezia 1611), da cui molti musicisti trassero versi da intonare.
Sempre a Milano, nel 1616, Santo Pietro pubblicò la Musica ecclesiastica concertata alla moderna, a due e tre voci (op. 9), e a Venezia nel 1620 i Canti accademici concertati a due, tre, quattro, cinque e sei voci (op. 11). I Canti, pur licenziati in Laguna, sembrano comunque legati ai territori del Ducato di Milano: dedicatario è infatti Carlo Mercurino Arborio Gattinara, conte di Sartirana e promotore, con altri, della rinascita della succitata Accademia degli Affidati. A ulteriore conferma dei rapporti di Santo Pietro con l’ambiente pavese va pure menzionata la presenza di alcuni suoi mottetti in collettanee promosse da Lorenzo Calvi, cantore nel Duomo locale, stampate a Venezia nel 1620 (ben dieci brani), 1624 e 1629. Non solo: uno di tali brani, Quis est hic (1629), tratta un testo agiografico dedicato a sant’Agostino, di cui Pavia conserva le spoglie (Iacono, 2007).
In assenza di notizie circa l’anno di morte, essa andrà collocata fra il 1620, data dell’ultima stampa nota, e il 1634, quando Infantino (1634, p. 165) lascia intendere che, dei quattro fratelli, Agostino è l’unico ancora in vita.
Grazie alla Notitia di Giuseppe Ottavio Pitoni (circa 1713-1730) e ai cataloghi del libraio augustano Flurschütz (1618-1619) si ha notizia di tre o forse quattro delle cinque stampe smarrite (due fino al 1607, altre due tra il 1613 e il 1614, ovvero l’op. 6 e 7, e una tra il 1616 e il 1620, ovvero l’op. 10): sono il primo libro di villanelle a tre voci (Roma, 1604; Franchi, 2006); i Fiori amorosi a una sola voce (Venezia, secondo il perduto catalogo editoriale Franzini del 1676; Mischiati, 1984); un Theatro musicale a una e due voci con il basso continuo, libro III (Schaal, 1974, p. 95); e un libro di canzonette a tre con il basso (p. 110), forse identico agli Amorosi pensieri del 1607. Quirinus van Blankenburg (1739) cita una stampa intitolata Delle grazie di musica moderna (Venezia 1625): o si tratta di una trascrizione approssimativa del frontespizio, con data erronea, del secondo libro Delle grazie e affetti di musica moderna (Venezia 1614), oppure di una ristampa.
Fonti e Bibl.: C. Infantino, Lecce sacra, Lecce 1634, p. 165; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (circa 1713-1730), a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 168; Q. van Blankenburg, Elementa musica, of Niew licht tot het welverstaan van de musiec en de bas-continuo, ’s-Gravenhage 1739, p. 7; R. Schaal, Die Kataloge des Augsburger Musikalien-Händlers Kaspar Flurschütz, 1613-1628, Wilhelmshaven 1974, pp. 95, 110; G. Scrimieri, Annali di Pietro Micheli: tipografo in Puglia nel 1600, Galatina 1976, ad vocem; Bibliografia della musica italiana vocale profana, a cura di E. Vogel - A. Eistein - F. Lesure - F. Sartori, II, Pomezia 1978, pp. 1577-1581; J. Whenham, Duet and dialogue in the age of Monteverdi, Ann Arbor 1982, I, pp. 110, 112, 116, 120, 140; II, pp. 46, 56, 116; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, p. 260; Italian secular song 1606-1636, a cura di G. Tomlinson, IV, Northwestern Italy, New York 1986, pp. 233-280; M. Morell, G. S. P. del N.’s “Concerti accademici”, in Music & Letters, LXXI (1990), p. 161; S. Leopold, «Al modo d’Orfeo»: Dichtung und Musik im italienischen Sologesang des frühen 17. Jahrhunderts, I-II, Laaber 1995, ad ind.; M.G. Brindisino, «Pensieri amorosi» in Terra d’Otranto di un salentino misconosciuto: G. S. P. di N., compositore a Milano, in L’Idomeneo, I (1998), pp. 397-424; J. Steinheuer, Chamäleon und Salamander: neue Wege der Textvertonung bei Tarquinio Merula, Kassel 1999, pp. 93, 108, 113, 132, 138 s., 284; The new Grove dictionary of music and musicians, XVII, London-New York 2001, p. 740; R.L. Kendrick, The sounds of Milan: 1585-1650, Oxford 2002, pp. 188, 190, 424, 435, 445; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, Kassel 2004, coll. 967 s.; A. Garavaglia, Sigismondo d’India ‘drammaturgo’, Torino 2005, pp. 18, 28, 81; S. Franchi, Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, Roma 2006, p. 30; S.M. Iacono, ‘Hic est Augustinus’: la musica sacra di G. S. P. del N. a Pavia, in Nulla quies intus. Diego Personè, virtuoso gentil’huomo del XVII secolo, a cura di L. Cosi, Galatina 2007, pp. 239-244; Ead., ‘Sacro amore langueo’. I mottetti di G. S. P. del N., tesi di diploma accademico, Conservatorio di Lecce, a.a. 2010-11; T. Rimek, Mass propers in the choirbooks of the Benedictine Abbey of SS. Ulrich and Afra in Augsburg (1575-1614), in Heinrich Isaac and polyphony for the proper of the Mass in the late Middle Ages and the Renaissance, a cura di D.J. Burn - S. Gasch, Turnhout 2011, pp. 345-367; J. Steinheuer, Jenseits des stile recitativo: Dialog- und Concertatotechniken im geistlichen Concerto und im Madrigale concertato in Italien ca. 1610 - ca. 1650, II, in Schweizer Jahr-buch für Musikwissenschaft, XXXII (2012), pp. 117, 130-132.