METODIO d'Olimpo, santo
Vescovo di Olimpo in Licia. L'unica notizia certa che abbiamo sulla sua vita è quella del suo martirio avvenuto con tutta probabilità durante la persecuzione di Diocleziano (forse nel 311?), in luogo imprecisabile. L'attività di M. va in ogni modo collocata negli ultimi decennî del sec. III e agl'inizî del IV, in un periodo cioè in cui le idee di Origene (v.) erano vivacemente discusse in Oriente. M., deciso, seppure sempre corretto avversario di Origene, deve quasi certamente a questo fatto, capitale per intendere tutto il suo pensiero, il silenzio sdegnoso con il quale Eusebio di Cesarea (v.), ha circondato il suo nome.
Buon conoscitore della letteratura cristiana greca (soprattutto di S. Paolo, di Ireneo, degli Apologisti) M., come riuscì a rimanere avversario o, comunque, estraneo al mondo ideale di Platone, ai dialoghi del quale pure egli attinse pedissequamente la forma esteriore della grande maggioranza delle sue opere; così riuscì a mantenere, anche di fronte alle sue fonti cristiane, una posizione del tutto originale, soprattutto in grazia del suo singolare temperamento serenamente, ingenuamente ottimistico che contrasta con le turbinose vicende esterne vissute allora dalla chiesa cristiana e con le acri polemiche teologiche che la dividevano nell'interno. Ed è sintomatico osservare a questo proposito che anche nella polemica contro Origene M. ha assunto un atteggiamento caratteristico in quel periodo, in quanto, più che le idee trinitarie e cristologiche dell'alessandrino, egli ha preso di mira quelle concezioni cosmologiche e antropologiche di Origene che contrastavano tanto con le sue idee etiche ed escatologiche.
Per M. la Chiesa è il corpo di Cristo, vera società mistica alla quale appartengono tutti i redenti che si dedichino all'imitazione di Cristo: imitazione che è il cardine della mistica metodiana e che, più che un atto di adesione intellettuale, è sforzo costante di adeguare le proprie alle azioni di Cristo. Fra le virtù necessarie a raggiungere quest'adeguazione, la castità è la eccellente in quanto consente di praticare tutte le altre virtù e quindi, in un certo senso, tutte le comprende. Una concezione come questa, che attribuisce tanta importanza alle opere e all'ascesi, implica la fede nella fondamentale bontà della natura e degli esseri creati (il male è per M. conseguenza del cattivo uso che l'uomo ha fatto del suo libero volere), implica la fede nella resurrezione dei corpi, spiega, infine, la tendenza schiettamente millenaristica (v. millenarismo) dell'escatologia metodiana. Va peraltro osservato che il millenarismo di M. ignora quel certo che di edonistico che è nella concezione millenaristica tradizionale, e rispecchia chiaramente la tendenza ascetica delle sue dottrine etiche.
Delle opere di M. (ed. a cura di G. N. Bonwetsch, in Griechische christliche Schriftsteller der ersten drei Jahrhunderte, XXVII, Lipsia 1917), l'unica conservataci integralmente in greco è il Simposio delle 10 vergini, dialogo che vuol essere un contrapposto del Simposio platonico e nel quale 10 vergini presiedute da Areté esaltano ciascuna a suo modo la castità: il dialogo termina con un mirabile inno alla castità intonato da Tecla, alla quale le compagne rispondono in coro. In una traduzione slava del sec. XI, segnalata dal cardinale Pitra e tradotta in tedesco dal Bonwetsch, sono conservati anche due dialoghi, De libero arbitrio e De resurrectione, contro Origene (buona metà dell'originale greco del De resurrectione è conservato nel Panarion di Epifanio); un trattatello De Vita, nel quale M. volge a significato cristiano i precetti stoici sul disprezzo delle ricchezze e sulla serenità del saggio; un dialogo De lepra, e un De cibis, in cui interpreta simbolicamente i divieti alimentari e altre prescrizioni del codice sacerdotale del Vecchio Testamento. Delle opere perdute o frammentarie, va ricordato il Contra Porphirium, cronologicamente la prima confutazione nota dell'opera di Porfirio contro i cristiani.
Bibl.: N. G. Bonwetsch, Die Theologie des M. v. O., Berlino 1903; E. Buonaiuti, Ethics and Escatology of M. of O., in Harvard theological Review, XIV (1921); id., Il tramonto del Millenarismo nella chiesa d'Oriente, in Saggi sul cristianesimo primitivo, Città di Castello 1923, pp. 212-219; A. Biamonti, L'etica di Metodio d'Olimpo, in Rivista trimestrale di studi filosofici e religiosi, III (1922), pp. 272-298; id., L'escatologia di M. d'O., ibid., IV (1923), pp. 182-202; id., M. d'O., Lanciano 1924 (trad. di passi scelti da M., soprattutto dal Simposio, con introd.); Fr. Diekamp, in Theol. Quartalschr., CIX (1928), p. 285 segg.; J. Farges, Les idées morales et religieuses de Méthode d'Olympe, Parigi 1929; G. G. Mercati, Emendazione a Metodio d'Olimpo (Simposio XI, p. 290), in Didaskaleion, II (1927), pp. 25-29; P. Heseler, Zum Symposium des Methodius, in Byzantinisch-neugriechische Jahrbücher, VI (1928), pp. 95-118.