GIUSEPPE Calasanzio (José Calasanz), santo
Nacque a Peralta de la Sal, piccolo centro del Regno di Aragona nella diocesi di Urgel, ultimo degli otto figli del fabbro Pedro Calasanz e di María Gastón. È incerta la data di nascita: tradizionalmente fissata l'11 sett. 1556, dai biografi più recenti è collocata invece nel 1557.
La famiglia, appartenente al primo grado della scala nobiliare ("infanzones"), godeva di una situazione economica sufficientemente agiata da poter avviare agli studi l'ultimo rampollo. Dopo aver appreso i primi rudimenti alla scuola del paese, G. iniziò gli studi letterari presso i trinitari a Estadilla. Successivamente si iscrisse all'Università di Lleida, dove sembra abbia studiato arti e diritto per poi frequentare un anno di teologia a Valencia e continuare il corso ad Alcalá de Henares. Non è possibile stabilire l'esatta cronologia del periodo universitario, che dovette correre tra il 1571 e il 1580, anno in cui, in seguito alla morte della madre e del fratello maggiore, erede del casato, G. fece ritorno alla casa natale. Il padre cercò di convincerlo ad assumere l'eredità familiare, ma egli preferì la carriera ecclesiastica.
Tale orientamento era già stato auspicato dal testamento paterno rogato nel marzo 1571. A Balaguer, il 17 apr. 1575, G. aveva ricevuto la tonsura; ripresi gli studi di teologia a Lleida nel 1581, il 17 e il 18 dic. 1582 ricevette gli ordini minori e il suddiaconato, il 9 apr. 1583 il diaconato e il 17 dic. 1583, a Sanaúja, il presbiterato. Entrò quindi al servizio del vescovo di Barbastro, Felipe de Urríes y Urríes; dopo la morte di questo, avvenuta il 19 giugno 1585, ottenne un posto nella famiglia del vescovo di Lleida, Gaspar Juan de la Figuera. Nell'ottobre 1585 accompagnò il presule nella difficile visita canonica al monastero di Montserrat, travagliato da discordie tra monaci catalani e castigliani, fino a quando, il 13 febbr. 1586, Figuera morì in circostanze non chiare; G. tornò quindi al suo paese e vi rimase per circa un anno. Dopo la morte del padre, avvenuta in data imprecisata, trovò un impiego nella sua diocesi di origine; il 12 febbr. 1587 iniziò a svolgere l'ufficio di segretario del capitolo di Urgel e maestro delle cerimonie.
Nel gennaio 1589 giunse a Urgel il nuovo vescovo, Andrés Capilla, e G. fu assunto al suo servizio. Il 28 giugno 1589 il vescovo lo nominò, insieme con il canonico Pedro Gervás de las Eras, visitatore di Tremp, proprietà della diocesi, con il potere di esercitare la giurisdizione ecclesiastica e civile (dal 5 maggio 1590 i suoi poteri furono estesi a Sort, Tirvia e Cardós).
All'inizio del 1592 G. si imbarcò da Barcellona diretto a Roma, dove arrivò prima del 27 febbraio, alla ricerca di un beneficio ecclesiastico. Poco prima di lasciare la Spagna aveva conseguito il dottorato in teologia, probabilmente a Barcellona. A Roma fu ospitato in casa del cardinale Marcantonio Colonna, che lo nominò suo consulente in questioni di teologia. La ricerca del canonicato fu più travagliata di quanto egli si attendesse: le occasioni presentatesi tra il 1592 e il 1597 svanirono una dopo l'altra. Nel frattempo fece conoscenza con l'ambiente religioso romano. Nel 1595 si iscrisse all'Arciconfraternita dei Ss. Apostoli, con sede nella chiesa omonima - votata all'assistenza dei poveri, dei "vergognosi" e dei malati -; rimanendone membro fino al 1601, ebbe l'occasione di visitare tutti i rioni della città. Il 18 luglio 1599 si affiliò all'Arciconfraternita delle piaghe di s. Francesco, della quale rimase membro fino alla morte. Il 10 luglio 1600 aderì alla Confraternita della Ss. Trinità dei pellegrini e convalescenti e il 17 sett. 1600 si iscrisse all'Arciconfraternita della Madonna del suffragio. Entrò in contatto con l'oratorio di S. Teresa, istituito presso la chiesa di S. Maria della Scala dai carmelitani scalzi, che lo avrebbero aiutato nella sua opera di fondatore. Particolarmente significativa per la maturazione della sua opera fu l'affiliazione alla Confraternita della Dottrina cristiana, avvenuta alla fine del 1597 o all'inizio del 1598.
La partecipazione alle attività di tali sodalizi diede occasione a G. di constatare la povertà di larghi strati della popolazione e l'impossibilità per molti ragazzi poveri di ricevere un'istruzione elementare. Dopo ripetuti dinieghi da parte di istituzioni scolastiche consolidate, nel corso del 1598 G. convinse Antonio Bandini, parroco di S. Dorotea in Trastevere, che gestiva una piccola scuola a pagamento per i bambini della parrocchia, ad accogliere gratuitamente piccoli alunni provenienti da tutti i rioni della città. L'iniziativa conobbe un certo successo: per ospitare gli alunni, oltre ai due locali messi a disposizione dal parroco, se ne dovette affittare un terzo e G. divenne il responsabile dell'Opera. Preoccupato per la continuità dell'iniziativa, chiese alla Confraternita della Dottrina cristiana di prenderla sotto la sua protezione, ma ricevette una risposta negativa dalla congregazione pubblica del 1° ag. 1599.
Morto il Bandini, il 26 febbr. 1600, prima che fosse nominato un successore G. trasferì la sede della scuola, frequentata da circa cinquecento alunni, nella Fonda del Paradiso, presso Campo de' Fiori. Nel corso del 1601 sollecitò nuovamente, ma invano, l'appoggio della Confraternita della Dottrina cristiana, e quindi decise di dar vita alla Congregazione delle Scuole pie, che dovette essere costituita nella seconda metà del 1601 e appare menzionata per la prima volta il 4 apr. 1602.
Dato il continuo aumento degli alunni, fu affittata per 200 scudi all'anno la casa di monsignor Vestri, segretario dei brevi, presso la chiesa di S. Andrea della Valle. Clemente VIII appoggiò anche finanziariamente l'iniziativa delle scuole, ma non concesse la richiesta approvazione ufficiale alla Congregazione. Nel 1602, quando il cardinale Ascanio Colonna fu nominato viceré d'Aragona, G. lasciò palazzo Colonna per stabilirsi nella casa del Vestri. Il gruppo dei suoi collaboratori si organizzò come una sorta di congregazione religiosa senza voti, con regolamenti scritti, che elesse G. come superiore. A causa del crescente numero di alunni, che nel 1602 arrivò a settecento, il 1° nov. 1605 la sede della scuola fu trasferita a piazza S. Pantaleo, nella casa presa in affitto per 350 scudi da Ottavio Mannini. Nel 1606 G. ricevette dal papa la facoltà di chiedere l'elemosina in città per il sostentamento della sua opera.
Superata con l'appoggio dei cardinali Alessandro Peretti e Cinzio Aldobrandini l'opposizione dei maestri di quartiere, il 24 marzo 1607 Paolo V concesse un cardinale protettore nella persona di Ludovico Torres. Tuttavia il problema più serio rimaneva la precarietà dei collaboratori: tra il 1604 e il 1612 furono 73, e di questi furono in 54 ad abbandonare il campo, sia perché non sopportavano l'ambiente di estrema povertà, sia per mettersi in proprio. Nel 1612, per togliere alle Scuole pie il carattere di precarietà che le distingueva, si decise di acquisire una sede. Per mezzo del carmelitano scalzo Domenico di Gesù Maria fu acquistato un palazzo, situato nella piazza di S. Pantaleo, da Vittoria Cenci marchesa de Torres, per la somma di 10.000 scudi, pagata in buona parte dai cardinali Benedetto Giustiniani, che il 12 genn. 1613 divenne protettore delle Scuole pie, e Orazio Lancellotti. Nel 1614 la chiesa parrocchiale adiacente fu concessa in uso perpetuo. Nel 1623 Gregorio XV vi soppresse la cura d'anime e ne riservò l'uso alle Scuole pie.
Nel 1613, quando il suo gruppo constava di undici persone, preoccupato per la continuità della sua opera, dietro consiglio di Domenico di Gesù Maria e del cardinale Benedetto Giustiniani, protettore della Congregazione della Madre di Dio, G. pensò di appoggiarsi a quest'ultimo istituto, fondato da Giovanni Leonardi, con il quale era entrato in contatto nei primi anni della sua residenza a Roma.
Gli accordi stipulati durante l'inverno del 1613 nel convento di S. Maria della Scala, alla presenza di Domenico di Gesù Maria, tra i rappresentanti delle Scuole pie e i rappresentanti della Congregazione della Madre di Dio, lasciavano a G. la direzione perpetua delle scuole, che avrebbero continuato a operare secondo le modalità al momento in vigore, e prevedevano che egli e i suoi compagni potessero continuare a osservare le regole che si erano dati in precedenza. I nuovi adepti invece avrebbero osservato le costituzioni dei lucchesi e l'istituto si sarebbe chiamato Congregazione della Madre di Dio. Paolo V approvò l'unione con un breve del 14 genn. 1614. Il 21 Pietro Casani, membro della Congregazione lucchese, fu nominato rettore di S. Pantaleo.
L'unione non diede i frutti sperati: il nuovo gruppo non ottenne la desiderata approvazione pontificia come ordine religioso, mentre i lucchesi si mostrarono poco propensi all'insegnamento e non disposti ad accettare le difficili condizioni di povertà materiale in cui esso si svolgeva.
Nel settembre 1615 G. presentò a Paolo V un progetto tendente a modificare la natura del nuovo gruppo religioso, esigendo che l'insegnamento fosse indirizzato esclusivamente ai bambini, che abbandonasse la cura d'anime e osservasse uno stretto regime di povertà, in contrasto con le indicazioni di Giovanni Leonardi, il quale aveva proibito ai suoi seguaci l'insegnamento ai bambini e aveva escluso il voto di povertà. Il progetto di G. era appoggiato dal cardinale Giustiniani e da Domenico di Gesù Maria. Fu stabilito di convocare una congregazione generale nell'aprile del 1616, allo scopo di elaborare un compromesso che componesse gli indirizzi calasanziani e l'identità dei lucchesi. Fallito questo tentativo, l'unione fu annullata e Paolo V, con un breve del 6 marzo 1617, eresse la Congregazione paolina dei poveri della Madre di Dio delle Scuole pie, avente lo scopo di istruire gratuitamente i bambini, e nominò G. superiore generale del nuovo istituto. Fu data la possibilità ai lucchesi di divenire membri della nuova Congregazione e Pietro Casani, con pochi altri, accolse l'invito. Il 25 marzo 1617, alla presenza del cardinale Giustiniani, i primi quindici membri del nuovo istituto ricevettero l'abito, primi tra tutti G. e Casani. Altri compagni di G. lo avrebbero ricevuto più tardi.
Immediatamente fu costituito il noviziato, la cui responsabilità fu affidata a Pietro Casani. Nei successivi quattro anni vi entrarono 153 candidati, dei quali 66 furono dimessi e 22 morirono. Tale incremento permise la fondazione di nuove case, la prima delle quali fu stabilita a Frascati nell'estate del 1616. Tra il 1618 e il 1621 seguirono quella romana di Borgo, quelle di Narni, Mentana, Morione, Magliano, Norcia, Carcare presso Savona, e Fanano in Toscana. Nell'autunno del 1620 G. si ritirò a Narni, dove si trattenne fino al febbraio del 1621, per comporre le costituzioni della Congregazione, ispirandosi agli statuti dei gesuiti, dei caracciolini e dei cappuccini. Dal nuovo papa, Gregorio XV, con breve del 18 nov. 1621 G. ottenne l'elevazione della sua Congregazione a Ordine religioso di voti solenni e l'approvazione delle costituzioni il 31 genn. 1622. Nel decennio successivo furono fondate nuove case a Napoli (1626), Firenze (1630), Palermo e Messina (1633). La casa di Napoli fu aperta personalmente da G. nella seconda metà di ottobre del 1626: fu il suo ultimo viaggio lungo, data l'età ormai avanzata.
Nel 1630 G. iniziò l'espansione fuori dei confini italiani. Giovanni Battista Gramay, per conto del cardinale Franz Dietrichstein, vescovo di Olomouc e governatore di Moravia, chiese religiosi per il collegio da lui costituito a Mikulov, la città dove viveva. Gramay si era già messo in contatto con G. nel 1625, quando, per conto del cardinale Melchor Klesl, aveva richiesto una fondazione a Vienna, poi non realizzata a causa dell'opposizione dei gesuiti.
I primi sette scolopi (così chiamati dal nome delle Scuole pie) giunsero a Mikulov ai primi di luglio del 1631. Fu l'inizio di una promettente espansione, all'ombra del cardinale Dietrichstein, funestata però nei decenni successivi dalla guerra dei Trent'anni. Alcune richieste, provenienti dai principi Gundakar von Lichtenstein, Albrecht von Wallenstein e dal vescovo di Gurk, non furono prese in considerazione a causa dei limiti posti da Propaganda Fide, che esigeva un consolidamento dell'istituto per poter sostenere efficacemente le opere già avviate. Le vicende della guerra dei Trent'anni, che nel 1642 portarono all'espulsione degli scolopi dalla Moravia in seguito alla sconfitta subita dagli Imperiali a Schweidnitz, furono all'origine delle fondazioni in Polonia. Di passaggio da Vienna per tornare in Italia, il provinciale di Moravia Onofrio Conti fu convinto dal nunzio Gaspare Mattei a dirigersi in Polonia per venire incontro alle richieste del re Ladislao IV. Ottenuto il benestare di G., Conti e altri cinque religiosi ripresero la via del Nord e, nel 1642, fondarono una scuola a Varsavia e la casa di noviziato a Podolinec.
Nonostante la promettente vitalità, non mancarono difficoltà interne, evidenziate dalla visita apostolica del 1625. In seguito a un memoriale presentato dall'assistente generale Paolo Ottonelli a metà del 1625, la visita, condotta da monsignor Antonio Seneca, fu rivolta a verificare le condizioni interne del giovane Ordine. Vennero alla luce alcuni problemi strutturali che affliggevano l'Opera e sarebbero stati all'origine di successive difficoltà in relazione alla selezione degli adepti, all'adeguata formazione degli insegnanti, all'impegno esclusivo nel lavoro scolastico e alla partecipazione effettiva al governo degli aventi diritto. Tali aspetti furono esaminati dal primo capitolo generale, riunito nell'ottobre del 1627, in cui erano presenti sei religiosi; come presidente onorario, per i meriti acquisiti nei confronti dell'istituto, fu invitato Domenico di Gesù Maria. Il principale provvedimento adottato in questa circostanza, per sovvenire alle crescenti esigenze delle numerose scuole elementari, fu la creazione di una terza categoria di religiosi, denominata chierici operai, che potevano ricevere solo la tonsura e dedicarsi all'insegnamento elementare, pur restando obbligati a svolgere le mansioni tipiche dei laici. Nel 1631 fu convocato il capitolo generale, destinato a eleggere il nuovo superiore generale, dato che il 28 apr. 1622 G. era stato nominato dal papa solo per nove anni e non a vita, come prevedevano le costituzioni. Tuttavia la peste impedì l'arrivo di tutti i convocati, per cui nell'ottobre 1631 i presenti trattarono le questioni più urgenti con il cardinale vicario Marzio Ginetti; fu convenuto di inviare al papa un memoriale con la richiesta della nomina vitalizia del fondatore a superiore generale, coadiuvato da quattro assistenti del cui consiglio si sarebbe dovuto valere in tutte le decisioni. Il 12 genn. 1632 il papa nominò G. superiore generale a vita, affiancandogli come assistenti Pietro Casani, Francesco Castelli, Giacomo Graziani e Juan García, ma senza riconoscere loro le prerogative chieste nel memoriale.
Particolare importanza ebbero i capitoli generali del 1637 e del 1641, quando l'Ordine contava 6 province e oltre 400 religiosi. Il primo, presieduto da Giulio Rospigliosi, ufficiale della congregazione della Visita apostolica e futuro Clemente IX, abolì i chierici operai, la cui istituzione aveva introdotto serie incertezze nei rapporti tra i membri. Il secondo capitolo fu convocato con due anni di anticipo sulla scadenza prevista in quanto G. pensava di rinunciare al governo per affidarlo a un vicario generale, ma il suo progetto fu respinto dall'assemblea.
Nuovi problemi vennero, a partire dal 1639, da padre Mario Sozzi, promettente giovane di trentatré anni, il quale, per aver scoperto gli intrighi orditi dalla vedova fiorentina Faustina Mainardi con il canonico Pandolfo Ricasoli, si era guadagnato la fiducia dell'assessore del S. Uffizio Francesco Albizzi e ne utilizzava i favori per i suoi scopi personali. L'8 ag. 1642 - dopo intricate vicende, durate per quasi un decennio, in cui ebbero larga parte le passioni personali - G., con tre assistenti generali e il suo segretario, fu arrestato dall'Albizzi e condotto al palazzo del S. Uffizio; in serata fu ricondotto a casa per intervento del cardinale Cesarini, che per questa ragione si vide sospese le sue funzioni di protettore. In seguito alle complicazioni sopravvenute, la congregazione del S. Uffizio, tenuta in presenza del papa il 15 genn. 1643, ordinò una visita canonica all'Ordine scolopio, affidò il suo governo a Mario Sozzi e dichiarò G. sospeso dalla carica di generale. La visita, iniziata il 4 marzo 1643 e condotta dal somasco Agostino Ubaldini, mise in luce la buona fede di G. e i problemi provocati dal governo di Sozzi, ma il visitatore fu deposto dal suo incarico e il 9 maggio 1643 in suo luogo fu designato il gesuita Silvestro Pietrasanta. Tra la metà di agosto e i primi di settembre 1643 Urbano VIII nominò una commissione cardinalizia con il compito di decidere il destino dell'Ordine. Da G. fu inviato un memoriale in difesa del suo istituto e il responso della commissione fu emesso il 17 luglio 1645, ormai sotto il pontificato di Innocenzo X. I cardinali proposero di reintegrare G. nelle sue funzioni e di apportare solo alcuni ritocchi alle costituzioni e alle norme sulla vita quotidiana. Tuttavia, l'8 sett. 1645 il papa decise la riduzione delle Scuole pie a Congregazione e una successiva riunione dei cardinali, tenuta il 3 febbr. 1646, stabilì di trasformare l'istituto in una Congregazione senza voti simile all'oratorio di Filippo Neri, con case sottoposte agli ordinari dei luoghi.
I religiosi potevano chiedere il transito ad altri istituti e si proibiva di ricevere novizi senza il permesso della S. Sede. Il breve di esecuzione, emesso il 16 marzo 1646, escluse totalmente la possibilità di ricevere novizi, destinando quindi l'istituto all'estinzione, anche se all'inizio di gennaio del 1648 la proibizione fu moderata. Le forze del nonagenario G., duramente provate da anni di amarezze, stavano ormai declinando e un lieve incidente, accadutogli a metà luglio del 1648, lo costrinse a letto.
Il 2 agosto, ultimo suo atto pubblico, ricevette dal discepolo Vincenzo Berro la comunione, gesto immortalato in un celebre quadro di V. Goya, e spirò nelle prime ore del 25 ag. 1648.
Durante quegli anni convulsi, G. mantenne un atteggiamento di obbedienza, invitando anche i suoi seguaci ad accettare provvedimenti contrari agli interessi della sua Opera. Probabilmente non ebbe molte possibilità di scelta: alle divisioni esistenti nel suo gruppo si aggiunsero le difficoltà create da ambienti aristocratici contrari all'insegnamento popolare e le pressioni dei gesuiti che non gradivano la concorrenza. L'Ordine da lui fondato fu parzialmente ristabilito da Alessandro VII con un breve del 26 genn. 1656 e in modo completo da Clemente IX il 21 ott. 1669. Il processo di beatificazione, iniziato nel 1650, condusse il 18 ag. 1748 alla beatificazione e il 16 luglio 1767 alla canonizzazione. La commemorazione liturgica ricorre il 25 agosto.
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