GIROLAMO, Santo
Dottore della Chiesa vissuto nella Tarda Antichità (347 ca.-420), G. fu autore ecclesiastico, monaco e influente consigliere spirituale; è sua la traduzione in latino della Bibbia detta Vulgata.La fortuna iconografica di G., che peraltro è prevalentemente quattrocentesca, venne assicurata da una serie di quattro vite composte e diffuse tra il sec. 6° e il 12°: il Chronicon Marcellini (sec. 6°), che descrive dettagliatamente l'ambiente familiare di G., la sua formazione intellettuale, l'insediamento a Betlemme e le opere principali; la Vita Hieronymus noster (secc. 6°-7°), che aggiunge, tra altre peripezie, il racconto del sogno in cui Cristo lo apostrofò chiedendogli se fosse cristiano o ciceroniano e lo condannò a essere frustato dagli angeli, facendogli giurare di non leggere più libri profani; la Vita plerosque nimirum (seconda metà del sec. 6°), che tratta dell'episodio leggendario del leone ammansito dopo che G. gli aveva tolto una spina dalla zampa ferita; la Beati Hieronymi vitam di Niccolò Maniacoria (sec. 12°), che ricapitola l'insieme dei dati. Attraverso alcune costanti di base, proprie del genere agiografico, G. appare soprattutto come difensore della Chiesa e come monaco sapiente.Fino al sec. 12°, nelle miniature delle bibbie istoriate (per es. Prima Bibbia di Carlo il Calvo, dell'850 ca., Parigi, BN, lat. 1, c. 3) e sui portali scolpiti, G. venne rappresentato con i tratti del letterato e dell'uomo di chiesa. L'iconografia geronimiana si ricollega all'antica raffigurazione dell'evangelista seduto a uno scrittoio o di fronte a un leggio in un interno e sullo sfondo di un paesaggio.Nel sec. 13° il tipo iconografico si arricchì di altri apporti; il domenicano Jacopo da Varazze nella Legenda aurea diede più spazio all'elemento meraviglioso e leggendario. Nel 1340 un altro domenicano, Pietro Calo da Chioggia, scrisse il De sancto Hieronymo e riprese la maggior parte dei testi precedenti: Pietro de Natalibus vi si ispirò per il suo capitolo intitolato De sancto Hieronymo presbytero et doctore. Nel 1348, nell'ambito culturale del convento domenicano di Bologna, il giurista Giovanni d'Andrea redasse lo Hieronymianus, offrendo una sintesi dei testi precedenti: fu lui a fissare l'immagine del santo Dottore nelle arti figurative del suo tempo. In realtà, i testi di Pietro Calo e di Giovanni d'Andrea poggiavano sugli apocrifi composti tra il tardo sec. 12° e la fine del 13°: le lettere di Eusebio di Cremona, s. Agostino e Cirillo di Gerusalemme, cui si aggiunge la Translatio Romam, che narra del trasferimento dei resti di G. a S. Maria Maggiore a Roma.Sulla base dello Hieronymianus di Giovanni d'Andrea, si venne elaborando una nuova iconografia: G. divenne Dottore e Padre della Chiesa latina, rivestito della porpora cardinalizia e con il capo coperto dal cappello a larghe falde (per es. Tolentino, Cappellone di S. Nicola, 1330 ca.; Treviso, S. Niccolò, affresco di Tomaso Barisini, 1352), con presso di sé come attributo un piccolo leone. All'interno dell'Ordine domenicano, G. venne così a incarnare la figura del letterato cristiano, santificando tutta un'attitudine al lavoro spirituale: a questo titolo, G. è spesso rappresentato sulle pale d'altare domenicane della Lombardia, sui montanti della tavola principale o nella predella, come un'autorità della Chiesa e un esempio di comportamento. Intorno al 1380, a Firenze Giovanni del Biondo dipinse ad affresco la figura del santo sulla volta d'ingresso della cappella Strozzi in S. Maria Novella: il trono, l'aureola di santità e il cappello cardinalizio servono a evocarne la trascendenza; una lunga veste drappeggiata ricopre G. dalla testa ai piedi, lasciandone vedere solo le mani, la destra che tiene una penna e la sinistra che sorregge il libro, evidenziando così la funzione di maestro.
Bibl.:
Fonti. - Hieronymi Opera, a cura di D. Vallarsio, 11 voll., Verona 1734-1742; Chronicon Marcellini, in MGH. Auct. ant., XI, a cura di T. Mommsen, Berlin 1893, pp. 37-108: 63; Vita Hieronymus noster, in PL, XXII, coll. 175-184; Niccolò Maniacoria, Beati Hieronymi vitam, ivi, coll. 183-202; Vita plerosque nimirum, ivi, coll. 201-214; Epistolae sancti Hieronymi, ivi, coll. 281-326; Jacopo da Varazze, Legenda aurea, a cura di T. Graesse, Dresden-Leipzig 1849 (rist. anast. Osnabrück 1965); Pietro Calo da Chioggia, De sancto Hieronymo, in Le légendier de Pierre Calo, a cura di A. Poncelet, AnalBoll 29, 1910, pp. 5-116: 30-34; Pietro de Natalibus, De sancto Hieronymo presbytero et doctore, in id., Catalogus sanctorum et gestorum, Vicenza 1493; Giovanni d'Andrea, Hieronymianus, Köln 1472 (Basel 15142).
Letteratura critica. - s.v. Hieronymus, in BHL, I, 1898, pp. 576-578, nrr. 3866-3878; Miscellanea Geronimiana. Scritti varii pubblicati nel XV Centenario della morte di San Girolamo, Roma 1920; F. Cavallera, Saint Jérôme. Sa vie, son oeuvre, 2 voll., Louvain-Paris 1922; Réau, III, 2, pp. 740-750; M. L. Casanova, s.v. Girolamo. Iconografia, in Bibl.SS, VI, 1965, coll. 1132-1137; B. Ridderbos, Saint and Symbol, Groningen 1984; C.F. Rice, Saint Jerome in the Renaissance, Baltimore 1985; D. Russo, Saint Jérôme en Italie. Etude d'iconographie et de spiritualité religieuse (XIIIe-XVe siècles), Paris-Roma 1987.D. Russo