CETTOLIN, Santo
Nacque a Conegliano (Treviso) il 7 aprile del 1858, da Vincenzo e Maria Longo. Nel 1879 si diplomava al corso superiore della R. Scuola di viticoltura e di enologia di Conegliano e otteneva il diploma del corso di magistero che abilitava all'insegnamento della viticoltura e dell'enologia. Rimase presso la stessa scuola fino al 1889 (fino al 1886 quale assistente del primo direttore prof. G. B. Cerletti, di cui fu collaboratore nell'impianto dei vigneti sperimentali, delle collezioni ampelografiche, dei vivai di viti americane). Con il saggio Conviene l'impianto delle viti americane? (Treviso 1886) il C. prese parte attiva alla polemica sorta sulla efficacia dell'introduzione in viticoltura di portinnesti americani per combattere la fillossera, infestante l'Europa centrale e l'Italia nel decennio precedente, portando la discussione su di un piano obiettivo e sereno e illustrando pregi e difetti del provvedimento alla luce d'una personale esperienza. In seguito fu inviato a impiantare e dirigere la Scuola speciale di viticoltura ed enologia di Cagliari, città ove rimase fino al 1909.
Fin dal 1894 aveva iniziato, a titolo sperimentale, l'attivitá della cantina della Scuola che ottenne in pochi anni risultati notevoli. In Le cantine sociali in Sardegna. Considerazioni e schema di uno statuto per una cantina sociale a Cagliari (Cagliari 1895), illustrando l'attività della cantina nei primi due anni di vita, traeva la conclusione che la Sardegna avesse grandi necessità di tali organismi per la difesa economica dei vini: la cantina infatti, avendo maggiori disponibilità di prodotto, poteva cercarne lo sbocco sul continente oltre che sull'isola. In questo scritto il C. si sforzò di uscire dalla concezione d'una agricoltura troppo frammentata, allora predominante, ed espresse, in uno schema di statuto annesso al lavoro, idee originali circa la partecipazione dei soci all'assemblea, proponendo di difenderli dal dominio dei grandi produttori attraverso il diritto di voto in misura non proporzionale alle azioni possedute.
L'anno seguente scrisse gli appunti storico-critici I Monti frumentari..., in cui esponeva la storia di questa istituzione risalente al XIV secolo e che aveva difeso le popolazioni rurali sarde dall'usura, deprecandone la decadenza e sostenendone l'utilità. Egli suggerì di estenderne la competenza alle vigne, agli oliveti, agli agrumeti, ai mandorli, all'allevamento del bestiame e alla costituzione di prati stabili, così da farne un organismo economico-cooperativo gestito dagli stessi agricoltori per procurarsi in denaro o in natura il necessario credito di esercizio. Nel successivo lavoro La questione sarda ed i provvedimenti governativi a favore dell'isola (Cagliari 1898), opera in cui, dopo aver ampiamente descritto le condizioni socio-economiche della Sardegna - dallo stato dell'istruzione professionale, della giustizia, dei commerci e dell'industria, fino all'agricoltura nella sua accezione più ampia -, il C. esaminava partitamente i provvedimenti decisi dal governo, giudicandoli però insufficienti a risolvere lo stato di arretratezza dell'isola per la loro eccessiva diluizione, e nei mezzi economici e nel tempo. Per far fronte a queste carenze suggerì alcuni concetti nuovi, quali la colonizzazione continentale, l'irrigazione e l'esproprio di terreni troppo frazionati al fine di costituire aziende agrarie più efficienti.
Nella nota La coltivazione della barbabietola in Sardegna (Roma 1900) si proponeva il problema dell'introduzione nell'isola di questa coltura, che fu poi attuata a partire dalle zone maggiormente vocate, specie nel Cagliaritano. In base ai dati raccolti, dette un giudizio favorevole all'introduzione della nuova coltura, purché fosse assicurata una valida assistenza tecnica e opportune leggi fiscali limitassero l'imposta di fabbricazione, e si attuasse un piano per la costruzione degli zuccherifici in prossimità delle coltivazioni.
Sui problemi associativi tornò con Le cooperative agrarie in Sardegna (Cagliari 1901), ove illustrava, secondo i vari settori produttivi, i vantaggi della cooperazione ed abbozzava, secondo i principî base dell'azionariato in natura o in denaro e della rappresentanza dei soci in seno all'assemblea, alcuni schemi di statuto per la gestione di un magazzino sociale per la stagionatura del formaggio isolano, e di un oleificio sociale. Dello stesso anno, edita a Cagliari, è la Relazione sul corso tecnico-pratico d'agricoltura tenuto ai soldati del presidio di Cagliari in cui sono esposti in modo chiaro ed elementare i criteri per lo svolgimento dei suddetti corsi; per ben diciotto anni consecutivi infatti il C. svolse corsi organici annuali per i soldati del presidio di Cagliari, dando all'insegnamento un indirizzo eminentemente pratico.
Nel volume Dal mosto al vino. La fermentazione alcoolica (Milano 1910) illustrò ampiamente quanto si conosceva all'epoca sui fermenti e la fermentazione del mosto e dei vini, con riferimenti storici sull'argomento e sulle allora recenti scoperte di Pasteur. Infine citiamo i due volumi sulla Distillazione del vino e utilizzazione dei residui della vinificazione (Milano 1907), intesi quale completamento di un Manuale sulla distillazione del vino e delle vinacce pubblicato, a Milano, già nel 1889. Si tratta nel complesso di un'opera nuova nel suo genere, essendo la materia trattata in modo organico ed a carattere pratico-divulgativo.
Durante il periodo cui si riferiscono questi scritti il C. sostenne provvedimenti di legge in campo fiscale che favorirono il nascere di una industria del brandy sardo. Promosse corsi pratici di innesto della vite nei vari comuni della provincia, impiantò vigneti d'orientamento con distribuzione gratuita di talee e barbatelle selezionate. Nel 1909 il ministero dell'Agricoltura lo inviò a dirigere la Scuola enologica di Alba e dopo due anni quella di Catania. Pensionato, tornò a Cagliari, che egli considerava la sua seconda patria, dove morì il 17 sett. 1933.
Oltre alle opere citate, si ricordano: Osservazioni sulla resistenza dei vini alla peronospora, Conegliano 1885; La peronospera viticola, Milano 1886; Del falso Blackr-ot, Milano 1886; Sunto delle conferenze di enologia tenute nell'orto agrario nel settembre 1885 per cura del Comizio agrario di Padova, Padova1889; Meteorologia vinicola. La brina, Conegliano 1889; Malattie,ed alterazioni dei vini, Milano 1894; I Monti frumentari in Sardegna. Appunti storico-critici, Cagliari 1896; Esperimenti di concimazione della vite con sostanze complement., Catania 1914; Esperimenti di vinificazione a base di anidride solforata nel metabisolfito di potassio enel bisolfito. Nota, ibid. 1914; Le funzioni della foglia della vite in rapporto al grappolo. Nuove ricerche, ibid. 1914; Le ceneri dell'Etna e la loro influenza sulla vinificazione. Nota, ibid. 1914; Una prova di concimazione della vite con concimi chimici nella regione etnea. Ricerche, ibid. 1914; La viticoltura in Italia, Roma 1915; Laviticultura moderna con un capitolo di economia e contabilità viticola, ibid. 1915; Guidapratica per prevenire e combattere la peronospora, ibid. 1916; L'aceto:preparazione domestica ed industriale, ibid. 1916; Malattie deivini, Milano 1921; Enologica, 2 volumi, Catania 1922; La peronospora. Guida pratica perprevenirla e combatterla, ibid.1923; Il medicodel vino. Istruziani popolari sui modi di prevenire e curare i vini malati o difettosi, ibid. 1924; Trattato di viticoltura moderna, 3 ed., ibid. 1927.
Bibl.: A. De Gubernatis, Dict. intern. des écrivains du monde latin, Rome-Florence 1905, p. 315; A. Marescalchi-G. Dalmasso, Storie della vite e dell'ulivo, Piacenza 1928, pp. 3-14.