BONFIGLIO (Bonus filius, Bonfilius), santo
Nato a Osimo verso il 1040, giovanissimo entrò a S. Maria di Storaco in quel di Filottrano (Ancona), cenobio del quale più tardi sarebbe diventato abate. Nel 1072 figura per la prima volta come vescovo di Foligno, succeduto ad Azzo, nello strumento di donazione del conte Ugo a s. Mainardo, in seguito fondatore dell'abbazia di S. Croce di Sassovivo. Nel novembre del 1078, "regnante dono Enrico rege", dona "pro remedio anime" ai canonici della cattedrale "in domo canonicorum simul conversantibus", in persona di Teuccio priore, la metà delle offerte dei fedeli insieme con la metà del chiostro, fondi rustici con la giurisdizione sui loro "homines" e varie chiese; tra queste figura anche la pieve di Roviglieto, il cui altare sarebbe stato consacrato nello stesso anno da Bonfiglio. Tanto la formula che motiva la donazione con la speranza di raggiungere la patria celeste insieme con i "coepiscopi" secondo le parole evangeliche "Euge, serve bone" (Mt. 25, 21.23), quanto la formula della "sanctio", mutuata dalle parole del salmista, recitate ogni giorno dalla Chiesa (Ps. 82, 14-16), sono frequenti nei documenti coevi, considerati spesso come atti costitutivi della vita comune del clero presso le cattedrali. In effetti la liberalità di B. verso la canonica ben s'inquadra con la sua fama di santità e con l'opera generale di riforma ecclesiastica perseguita dal papa Alessandro II, che lo avrebbe consacrato vescovo a Roma, secondo la Vita scritta da s. Silvestro Guzzolini (1177-1267).
Non sarebbe quindi del tutto legittima l'ipotesi dello Schwartz di considerare B. fautore di Enrico IV, in base alla datazione del suddetto documento: "regnante d. Enrico rege", e neppure quella dello Sbaraglia (in Faloci Pulignani), commentatore dell'Ughelli che, fondandosi sul "praeceptum" di Enrico IV, emanato da Roma nel 1082, con il quale il re accoglie sotto la sua protezione la canonica di Foligno, crede che il capitolo in quell'epoca fosse passato all'obbedienza dell'antipapa Clemente III (Ghiberto di Parma). In realtà, nel primo caso, la datazione "regnante d. Enrico rege", per il 1078, potrebbe non offrire difficoltà, se si considerano le varie soluzioni della vexata quaestio circa il valore dell'assoluzione di Canossa. Infatti, in quello stesso anno due altri documenti, emessi rispettivamente nei mesi di luglio e di settembre a Bevagna e a Spoleto (sempre nel ducato), presentano il medesimo dato cronologico del regno di Enrico (anno 22º). Più problematico il secondo caso concernente la protezione e la conferma dei beni della canonica da parte del re nel 1082, notificate "omnibus nostris sancteque Ecclesie fidelibus" proprio quando egli era in armi contro il papa e quando si sa che Gregorio VII nel sinodo romano del 1080 lo aveva di nuovo scomunicato. Ma anche qui è necessario ricordare che molti istituti ecclesiastici, come canoniche e abbazie, durante i secoli XI-XII e oltre, sollecitavano e accettavano privilegi, a prescindere dai mutevoli schieramenti politici, sia dal papa sia dall'imperatore.
Intorno al 1080 B. è in rapporti con s. Mainardo, che favoriva ed incoraggiava la fondazione dell'abbazia di Sassovivo, sopra Foligno. Tra il 1096 e il 1104 partecipa alla prima crociata in Terrasanta dove si trattiene per qualche anno in vita contemplativa. Questo periodo della sua vita di eremita-pellegrino in Terrasanta il ritorno, la visita a Pasquale II che, credutolo morto, nel 1110 gli aveva dato Andrea come successore sulla cattedra di Foligno, la rinuncia definitiva alla diocesi e il ritorno alla sospirata vita eremitica prima nei luoghi della sua giovinezza, a Storaco, poi a Fara presso Cingoli, fino alla morte sopraggiunta il 27 sett. 1115, sono notizie che, insieme con l'immancabile contorno di edificazione, si leggono nella Vita sancti Bonfilii, scritta, come già detto, dal suo concittadino s. Silvestro, fondatore dell'Ordine dei silvestrini, il quale senza dubbio ne diffuse anche il culto, se Innocenzo IV nel 1247, tra i beni dell'Ordine di Montefano, nomina anche una "ecclesia Sancti Bonfilii".
Non è questo l'unico caso di un santo che scrive la vita di un altro santo. La migliore edizione è quella negli Acta Sanctorum dei bollandisti. Una copia manoscritta, eseguita per uso del benedettino Costantino Gaetano (morto nel 1650), è nel cod. 95 della Bibl. Alessandrina di Roma. L'opera del Guzzolini, come in altri casi di agiografia medievale, non offre dati storici di grande valore su B.; rispecchia, piuttosto, la temperie religiosa della prima metà del sec. XIII, nella quale si inserisce l'esperienza spirituale di s. Silvestro. Lo scrittore è completamente immerso nella tradizione letteraria monastica; d'altra parte, la regione umbro-marchigiana, disseminata di ricordi della vita di s. Romualdo, sempre in movimento alla ricerca di luoghi solitari adatti alla contemplazione, esercita una continua sollecitazione sul suo spirito. L'istanza della vita eremitica come una delle conseguenze della "conversio", con tutta la terminologia tradizionale che l'accompagna, è uno dei fili conduttori di tutta la biografia. B. fin dalla fanciullezza è dotato di straordinaria inclinazione alla solitudine e animato dal desiderio ardente di Dio. Mediante un prolungato periodo di formazione nel monastero, giunge a un alto grado di virtù e di dottrina, ragion per cui è prescelto alla guida di una chiesa dipendente dall'abbazia. Da questo momento inizia la sua carriera avventurosa: abate, vescovo, pellegrino ed eremita in Terrasanta, di nuovo eremita, non senza odio e persecuzioni da parte di monaci perversi. Ma tra tanta varietà di occupazioni, l'orientamento permanente della sua anima è verso Dio. A guardare bene, le poche testimonianze documentarie sulla vita di B. confermano sostanzialmente molti aspetti della figura ideale tratteggiata dal Guzzolini.
La festa di B. - il cui corpo fu traslato nella cattedrale di Cingoli nel 1726, sotto il pontificato di Benedetto XIII - viene celebrata a Cingoli il 28gennaio e a Osimo il 27 settembre.
Fonti e Bibl.: Foligno, Arch. Capitolare, Pergamene, 1, 2; Roma, Bibl. Alessandrina, ms. 95, cc. 760r-761r; L. Iacobilli, Vite de' santi e beati dell'Umbria, II, Foligno 1656, pp. 288-295; J. Mittarelli-A. Costadoni, Annales Camaldulenses, II, Venetiis 1755, p. 354; Acta Sanctorum, sept.., VII, Antverpiae 1760, pp. 512-527; Bibliotheca hagiographica latina, I, Bruxelles 1898, p. 207; C. Cocquelines, Bullarum... collectio, III, Romae 1740, p. 308; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens, 951-1122, Berlin 1913, p. 237; M. Faloci Pulignani, L'Umbria sacra del padre Sbaraglia, in Archivio per la storia ecclesiastica dell'Umbria, I (1913), pp. 565-566; id., I priori della cattedrale di Foligno, in Boll. della Deput. di storia patria per l'Umbria, XX (1914), pp. 215-226; S. Mochi Onory, Ricerche sui poteri civili dei vescovi nelle città umbre d. l'Alto Medioevo, Roma 1930, p. 149; M. Matronola, Un testo inedito di Berengario di Tours..., Milano 1936, pp. 37, 117 s. (ove si prospetta l'identificazione di B. con il teologo Bonfiglio avversario di Berengario); Heinrici IV diplomata, in Mon. Germ. Hist., Dipl., VI, pars II, Vismariae 1952, pp. 453-54; G. Antonelli, Le più antiche carte (sec. XI) del monastero di Sassovivo, in Benedictina, II (1948), pp. 104-106; J. Leclercq, Un fondateur monastique au XIIIe siècle. Pour un portrait spirituel de s. Sylvestre Guzzolini, in Inter fratres, XVII (1967), pp. 10-18; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., IX, coll. 858 s.; Bibliotheca Sanctorum, III, coll.305 s.