BERARDO, santo
Nacque intorno al 1080, da Berardo dei conti dei Marsi e da Teodosia, nel castello di Colli, nella diocesi dei Marsi, non lontano dall'Aquila. Fonte principale, e quasi esclusiva, per la sua vita è la biografia scritta dal discepolo Giovanni, che fu canonico di S. Sabina a Valeria e poi vescovo di Segni, poco dopo la morte di B.: essa venne edita dall'Ughelli, da un codice della chiesa di Trasacco, e poi di nuovo negli Acta Sanctorum, in base anche a collazione con un frammento rinvenuto nella biblioteca Barberini (ora in Bibl. Apost. Vat., Vat. Barb. Lat. 1803).
B. ricevette l'educazione letteraria presso i canonici di S. Sabina a Valeria, cattedrale della diocesi dei Marsi, e in questa chiesa fu ordinato accolito dal vescovo Pandolfo; su richiesta del padre, Pandolfo lo mandò quindi a Montecassino, dove rimase sei anni e dove studiò sotto la guida del grammatico Paolo il Cieco che, secondo una notizia di Giovanni da Segni, ne avrebbe lasciato un elogio in un suo commento al Cantico dei Cantici andato perduto. Da Montecassino fu chiamato a Roma da papa Pasquale II, che lo ordinò suddiacono e lo costituì quindi "Campaniae provinciae comes", carica in cui B. ebbe modo di dimostrare prudenza ed energia nel reprimere delitti e ruberie e tener testa alle tirannidi locali: il suo biografo afferma di aver raccolto egli stesso in quella regione, ancora al tempo in cui scriveva, attestazioni dell'affetto che egli vi si era guadagnato. Fu tuttavia proprio nell'esercizio di questa carica che B. fa vittima di un attentato da parte di Pietro Colonna, il quale lo catturò e lo rinchiuse in una cisterna prosciugata, da cui riuscì a liberarlo il miles Giovanni da Petrella, suo consanguineo. Tornato a Roma, il pontefice creò B. cardinale diacono di S. Angelo in Pescaria e lo condusse con sé nel viaggio in Francia intrapreso alla fine del 1106: ci rimangono sue sottoscrizioni in vari diplomi rilasciati da Pasquale II nel corso del suo itinerario: una a Langres il 24 febbr. 1107, due a Valenza nel luglio, una il 10 settembre a Modena. La notizia del biografo, secondo cui B. sarebbe stato creato cardinale prete di S. Crisogono, ha dato adito a discussioni: posta in dubbio già dai Bollandisti e dichiarata erronea dal Klewitz - in base al fatto che nel settembre 1107 egli si firma ancora diacono di S. Angelo, e che nel 1111 il titolo di S. Crisogono appare occupato da un cardinale Gregorio -, la sua plausibilità è stata molto di recente riaffermata dal Ganzer, che sostiene la possibilità di una nomina al nuovo titolo per lo spazio fra il 1107 e il 1111. Ma un'ulteriore sottoscrizione di B. come 'Berardus de Pisciola' ad un documento di Pasquale II per Subiaco, in data 26 agosto 1109 (cod. Ottob. 3057, f. 139a), segnalato dal Kares, viene a restringere di molto questo spazio, e a confermare quindi, circa la notizia del biografò, il sospetto che si tratti di una confusionecon Bernardo degli Uberti, cardinale del titolo di S. Crisogono dal 1099 al 1106. In ogni caso, che B., dopo la sua consacrazione a vescovo dei Marsi, che avvenne intorno al 1110, abbia lasciato ogni titolo cardinalizio appare dimostrato dal fatto che - come abbiamo visto - sia il titolo di S. Crisogono, sia quello di S. Angelo furono in seguito, lui vivente, occupati da altri. B. aveva, al momento della sua consacrazione a vescovo dei Marsi, trent'anni, e la sede dei Marsi era nelle mani dello scismatico Sigenolfo, installatovi dall'antipapa Clemente III.
L'attività episcopale di B. si appuntò particolarmente sulla lotta contro la simonia, il concubinato del clero e la dissolutezza dei laici in materia di matrimonio. Il suo rigore contro i potenti locali, che scomunicò più volte, gli valse forti opposizioni e ripetute espulsioni. Durante tali forzati esili si rifugiò a Roma, resse temporaneamente le chiese di Alatri e Veroli (qui il vescovo Lieto era stato da Pasquale II sospeso dalla sua dignità, in cui lo ristabilirà nel 1118 Gelasio II) e compì una legazione in Sardegna. Nell'ottobre 1113 sottoscrisse in Ferentino un documento di Pasquale II, che decideva su una contesa fra l'arcivescovo Landolfo di Benevento e il vescovo di Troia.
Da Pasquale II ottenne, il 25 febbr. 1114, la conferma dei confini, possessi e diritti della sua diocesi. Nel 1117 interveniva alla consacrazione della cattedrale di Palestrina, compiuta il 16 dicembre dal pontefice. Nel 1122 a Trasacco sottoscriveva una donazione del conte Crescenzio alla chiesa dei SS. Martiri Cesidio e Rufino. Intorno al 1122 fu incaricato da Callisto II di decidere una causa fra il vescovo di Penne, Grimaldo, e il monastero di S. Bartolomeo di Carpineto.
Nel settembre 1130 B., in visita presso la chiesa di S. Giovanni in Capite Aquae (nella regione di Celano), cadeva malato, e si faceva trasportare nella cattedrale di S. Sabina, dove morì il 3 novembre e dove fu sepolto.
La sua tomba fu subito oggetto di culto nella diocesi dei Marsi. Nel 1580, a causa dei trasferimento della sede episcopale dalla città di Valeria, in rovina e disabitata, a Pescina, avvenne la traslazione della salma di B. nella chiesa di S. Maria del Popolo di Pescina, in seguito dedicata al suo nome (1743). Il culto, che non fu inserito nel Martirologio Romano, fu confermato da Pio VII alla diocesi dei Marsi (1802, 20 maggio) ed esteso quindi alla diocesi di Palestrina.
Lo Eggs nel Supplementum novum purpurae doctae, Augustae Vindelicor. 1729, pp. 49 s., ricorda un suo Tractatus pro restauratione morum ecclesiasticorum, "qui Marsis extat manuscriptus": ma oltre a questa notizia - ripresa dal Mazzuchelli (Gli Scrittori d'Italia, I 1, 2, Brescia I 760, p. 913) - non si ha traccia alcuna dello scritto attribuitogli.
Fonti e Bibl.: F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, I, Venetiis 1717, coll. 892-902; P. A. Corsignani, Reggia Marsicana, Napoli 1738, I, pp. 682, 547; II, pp. 152-65, 544, 547 s.; Acta Sanctorum novembris, II, 2, Bruxelles 1894, pp. 125-135; G. Schwartz, Die Besetzung der Bistümer Reichsitaliens, Leipzig u. Berlin 1913, pp. 282 ss.; O. Kares, Die Kardinäle des elften Jahrh.s (996-1143). Statistische-chronol. Studien, Füssen 1949 (datt.), p. 242; H.-W. Klewitz, Reformpapsttum und Kardinalkolleg, Darinstadt 1957, p. 133; E. Ferracci, II cardinale s. Berardo vescovo dei Marsi, alfiere dei diritti della Chiesa, in L'Osserv. romano, 25-26 sett. 1961, p. 6; K. Ganzer, Die Entwicklung des auswärtigen Kardinalats im hohen Mittelalter, Tübingen 1963, pp. 67 ss., 192 s. e passim; Dict. d'Histoire et de Géographie Ecclés., VIII, coll. 320 s.; Bibliotheca Sanctorum, II, col. 1268.