BENEDETTO, santo
Arcivescovo di Milano tra la fine del sec. VII e gli inizi dell'VIII, secondo le liste episcopali milanesi avrebbe pontificato, succedendo a Mansueto, dal marzo 685 all'11 marzo 732, giorno questo della sua morte.
L'unica notizia sicura che abbiamo sul suo fin troppo lungo pontificato - la veridicità dei cui termini cronologici non ci è dato verificare per la scarsezza delle fonti in nostro possesso - è riportata dal Liber pontificalis: sotto il papa Costantino I (708-715) B., che era in lite per questioni giurisdizionali con il vescovo di Pavia, venne a Roma per farsi confermare ufficialmente le sue prerogative di metropolita nei confronti della sede episcopale pavese, la consacrazione dei cui presuli rivendicava a sé come antico diritto, reso di fatto inoperante dopo l'occupazione di Pavia da parte dei Longobardi (3 sett. 569), la fuga e trasferimento del clero e della sede metropolitita milanese a Genova.
Quando, infatti, dopo la conquista longobarda di Genova, l'arcivescovo ed il clero regolare milanese tornarono nella loro città riportandovi la sede metropolitica (661, secondo il Bognetti), avevano affrontato, prima dei problema dei rapporti con gli antichi suffraganei, quello ben più urgente della convivenza coi clero così detto "decumano", venuto con finalità missionarie in epoche diverse a Milano e qui stabilitosi durante l'assenza - ed in sostituzione - del clero regolare.
Solo con B. si ebbe il primo tentativo di reagire alle tendenze centrifughe dei vari suffraganei e, in particolare, all'autonomia acquistata (ed appoggiata quasi sicuramente dai re longobardi). dalla Chiesa pavese. L'opportunità di sollevare e risolvere il problema giurisdizionale a lungo rinviato fu offerta a B. probabilmente nel 711 dall'elezione di Armentario a vescovo di Pavia.
La controversia fra Milano e Pavia è stata variamente datata dagli storici; la tesi più convincente, tuttavia, appare quella dello Hoff, il quale pensa che solo l'inizio d'un pontificato pavese avrebbe potuto offrire a B. il pretesto per sollevare la questione della dipendenza gerarchica di Pavia da Milano e per ìntervenire nelle vicende interne della Chiesa pavese; lo studioso tedesco, ricordato che, sotto papa Costantino I, si ha per Pavia l'inizio di un solo episcopato, quello di Armentario, nel 711 appunto, fa coincidere l'inizio della controversia con l'elezione di questo vescovo.
Il metropolita milanese intervenne sostenendo la tesi che il nuovo eletto, come suo suffraganeo, aveva l'obbligo di ricevere dalle sue mani la consacrazione episcopale; dal canto suo Armentario negò a B., insieme con ogni autorità sulla Chiesa pavese, il diritto di intervenire nelle questioni interne di quest'ultima, e rifacendosi alla prassi più recente, creatasi durante l'assenza dei metropoliti da Milano negli ultimi cento anni, affermò recisamente la sua dipendenza da Roma. Ne nacque una vivace polemica, finché la questione non venne sottoposta all'arbitrato dei papa il quale, nonostante il viaggio a Roma e le pressioni di B., riconobbe per valide le ragioni addotte da Armentario e sancì solennemente che per il futuro, così come lo era stato "a priscis temporibus", il vescovo di Pavia dipendesse unicamente dalla Sede apostolica e dovesse venir consacrato dal pontefice romano.
Tuttavia, nonostante il fallimento, il tentativo fatto da B. presso la Sede apostolica dimostrava chiaramente la volontà dei metropoliti milanesi di non lasciar prescrivere altri loro diritti.
Scrittori milanesi hanno preteso che a B. si dovesse una parte notevole nell'estinzione dello scisma dei Tre Capitoli, ancor vivo nelle città dell'Italia settentrionale, ed il merito di aver portato alla conciliazione la Chiesa di Roma e quella di Aquileia: le fonti in nostro possesso non dicono nulla a questo proposito. Allo stesso modo del tutto ipotetiche - dato il silenzio delle fonti - sono sia la parte attribuitagli nella conversione del re del Wessex Ceadwalla, sia la notizia del suo viaggio a Roma per accompagnarvi il sovrano sassone, e la paternità dell'epitaffio di quest'ultimo, morto a Roma il 20 apr. 689, poco dopo aver ricevuto il battesimo dalle mani del papa Sergio I.
Il cognome di Crispo, arbitrariamente dato a B. dall'Ughelli, indusse molti studiosi, dal Mai al Viscardi, ad attribuirgli un trattatello di medicina in versi, del quale il cardinale bergamasco aveva scoperto il codice manoscritto (lo pubblicò in Classici Aucrores e Vaticanis Codicibus editi, a cura di A. Mai, V, Romae 1833, pp. 391-402); tale operetta - in cui vengono enumerati i mali che possono affliggere le varie membra del corpo umano ed in cui sono suggeriti i rimedi adatti a guarirli - è stata in realtà composta da un Crispo, diacono della Chiesa milanese, sul finire del sec. VII o agli inizi dell'VIII, ed è dedicata ad un sacerdote di Mantova, come appare chiaramente dall'intestazione: "Crispi Mediolanensis diaconi medicinae libellus ad Maurum Mantuensem praepositum". Le fonti tacciono altresì sul luogo di origine di B.: onde non è possibile stabilire la sua patria - come alcuni storici hanno voluto fare - né alcunché di sicuro su lui per il periodo antecedente al suo episcopato. Il discorso che B. avrebbe pronunziato a Roma, in occasione della sua lite con Pavia, è posteriore di almeno due secoli all'avvenimento, in quanto - come già notato dal Muratori (Anecdota, I, Mediolani 1697, p. 160) - vi si citano le decretali della collezione pseudoisidoriana; anche l'attribuzione di due trattati, il De ineffabili Trinitate ed il De rebellione angelica, all'arcivescovo B. è priva di fondamento. Sono citate, come opere volute da B., la costruzione di una chiesa dedicata a s. Benedetto e di un monastero ad essa contiguo, nei pressi di Porta Nuova; si può ammettere che egli abbia fatto edificare la prima - ricordata in documenti posteriori, ma le fonti in nostro possesso non ci permettono di affermare l'esistenza dell'altro.
Paolo Diacono dice di B. che fu "vir egregiae sanctitatis, de quo per urúversam Italiam bona fama flagravit"; tale notizia è confermata indirettamente dall'autore anonimo del Versum de Mediolana civitate, composto poco dopo la morte dell'arcivescovo, durante il regno di Liutprando (712-744). Il ritmo, che ricorda come santi venerati in Milano solo i martiri ed i santi Ambrogio e Simpliciano, fa anche il nome di B., dell'"almificus Benedictus", che è detto riposare nella chiesa di S. Ambrogio. A poca distanza dalla sua scomparsa, dunque, B. era già in fama di santità. La festa di B., che ricorreva l'ii marzo (così il Martirologio Romano e i più antichi cataloghi milanesi), nel 1623 dal cardinale Federico Borromeo venne trasferita, per il rito ambrosiano, al 6 di settembre.
Fonti e Bibl.: G. D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XII, Florentiae 1766, coll. 219-223; Liber medicinalis, a cura di S. De Renzi, in Collectio Salernitana, I, Napoli 1852, pp. 72-87; Acta Sanctorum, Martii, II, Parisiis 1865, pp. 83 s.; Pauli Diaconi Historia Langobardorum, a cura di G. Waitz, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum er Italicarum, VI, 29, Hannoverae 1879, p. 174; Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. 385-395; G. B. De Rossi, Inscriptiones christianae urbis Romae..., II, Romae 1887, p. 268; P. F. Kehr, Italia Pontificia. VI, 1, Berolini 1913, p. 38, A. Colombo, Il "versum de Mediolana civitate o dell'anonimo Liutprandeo e sulla importanza della metropoli lombarda nell'alto Medioevo, in Miscell. di studi lombardi in onore di E. Verga, Milano 1931, pp. XX-XXX; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, col. 69; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2. Brescia 1760, p. 817; B. Oltrocchi, Ecclesiae Mediolanensis historia, Mediolani 1795, p. 622; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia. XI, Venezia 1856, p. 133; M. Manitius, Geschichte der lareinische Literatur des Mittelalters, I, München 1911, pp. 197-199; F. Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300 descritti per regioni. La Lombardia, I: Milano, Firenze 1913, pp. 286-291; G. Romano-A. Solmi, Le dominazioni barbariche in Italia (395-888), Milano 1940, p. 371; E. Hoff, Pavia und seine Bischöfe im Mittelalter. I. Epoche: Età imperiale (von Anfangen des Bistums bis 1100), Pavia 1943, pp. 10 s., 60 ss.; A. Viscardi, Le origini, Milano 1950, pp. 18 s.; G. P. Bognetti, Milano longobarda, in Storia di Milano, II, Milano 1954, pp. 200 ss., 215 ss., 237 ss., 269 ss.; E. Cazzani, Vescovi e arcivescovi di Milano, Milano s. d. [ma 1955], pp. 65 s.; Encicl. Ital., VI, p. 607; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 222 s.; Encicl. Cattolica, II, col. 127; Bibliotheca Sanctorum, II, coll. 1102 s.