ANASTASIO, santo
Ventiquattresimo (secondo alcuni autori, ma erroneamente, venticinquesimo) vescovo di Brescia, vissuto tra la fine del secolo VI e il principio del VII. Nella lista episcopale inclusa in un sermone del vescovo Ramperto (catalogo che risale al secolo IX, nonostante lo scetticismo del Cappelletti, il quale ne abbassa la data, senza ragione apparente, al 1185) è ricordato dopo Paterio e prima di Domenico, sicché il suo presulato si colloca tra la morte di s. Gregorio Magno (12 marzo 604) e il 608.
Le notizie biografiche su A. sono scarse e contraddittorie. Secondo il Faino, che non dà però alla notizia il suffragio di fonte alcuna, sarebbe vissuto a Roma come discepolo di Gregorio Magno e questo stesso pontefice lo avrebbe innalzato alla sede vescovile bresciana nel 604, per designazione della regina Teodolinda. Sui rapporti amichevoli tra A. e la regina sono tornati anche autori più recenti, fino ad attribuire a questo vescovo la consacrazione del battistero eretto a Brescia dalla pietà di Teodolinda: è tuttavia più probabile che tale amicizia e l'episodio del battistero vadano riferiti al successore di A., s. Domenico, se non addirittura a s. Felice, salito sulla cattedra bresciana dopo Domenico.
La Historiola di Rodolfo notaio, compilazione cronistica di avvenimenti che riguardano la città lombarda dal 774 all'865, scritta nel secolo XI, ricordando, sotto l'anno 800, l'incendio della locale basilica di S. Pietro, avvenuto nel marzo di quell'anno, afferma che il tempio era stato edificato dal vescovo A. "pro mercede Ariane hereseos de qua triumphaverat"; la fonte, che il Biemmi giudica di gran peso, è completamente svalutata dal Savio: comunque è certo che sulla notizia della Historiola, piuttosto sibillina, gli storici locali hanno lavorato molto di fantasia, e riprendendo una affermazione del Caprioli (secolo XVII), non corroborata da fonte alcuna, hanno attribuito ad A. un viaggio missionario in Africa, sviati probabilmente dall'accenno all'eresia ariana, che deve invece interpretarsi come un contrasto religioso e politico tra la popolazione locale cattolica e i dominatori longobardi, per buona parte ancora seguaci dell'arianesimo (il futuro re Rotari, ariano, era stato, prima di salire al trono, duca di Brescia). Ancor più fantastica sembra la notizia della predicazione che A. avrebbe svolto in Spagna, sostenuta dagli eruditi bresciani dei secoli scorsi con l'autorità di Massimo vescovo di Saragozza: ma è improbabile che fosse loro nota l'opera perduta di Massimo, mentre non si trova il minimo accenno a tale notizia nel Chronicon che va falsamente sotto il suo nome. Un catalogo episcopale pubblicato dal Gradenigo e che risale probabilmente ad epoca più tarda di quella sostenuta dall'editore (il Cappelletti lo attribuisce al secolo XIV) ne ricorda la deposizione nella chiesa di S. Stefano in Arce o in Castello, dove furono sepolti anche i suoi predecessori Dominatore e Paolo e il suo successore Domenico. Nel 1581 s. Carlo Borromeo, visitatore apostolico nella diocesi di Brescia, ne promosse la traslazione nel duomo estivo (S. Pietro de Doni, la basilica che sarebbe stata innalzata dallo stesso A.); nel 1604, demolita questa chiesa per l'erezione del duomo nuovo, le reliquie del santo vennero nuovamente traslate, questa volta nel duomo iemale, o duomo vecchio, conosciuto con la denominazione di Rotonda.
Venerato quale santo dalla liturgia locale, come tutti i vescovi bresciani dal secolo IV a Diodato (fine del secolo VII), A. è commemorato anche nel Martirologio Romano. La sua festa si celebra il 20 maggio: la data del 30 dello stesso mese, riferita dal Gradenigo, è dovuta con ogni probabilità a un errore materiale, ricorrendo la memoria di A. Sotto il 20 maggio già nel calendario della Chiesa bresciana del secolo XIII preposto a un messale del duomo, pubblicato dallo Zaccaria.
Fonti e Bibl.: B. Faino, Martyrologium sanctae Brixianae Ecclesiae..., Brixiae 1665, pp. 74 s.; Acta Sanctorum maii, V, Antverpiae 1685, pp. 226 s.; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, col. 530; E. Caprioli, Dell'Istorie della città di Brescia... libri XIV.. con diverse aggiunte d'altri autori, Venezia 1744, p. 60; G. M. Biemmi, Istoria di Brescia, II, Brescia 1749, pp. XXI, 4 s.; F. A. Zaccaria, Anecdotorum medii aevi... collectio, Augustae Taurinorum 1755, p. 189; G. G. Gradenigo [Iohannes Hieronyrnus Gradonicus], Pontificum Brixianorum series commentario historico illustrata, Brixiae 1755, pp. 91 s.; [G. Onofri], De sanctis episcopis Brixiae commentarium, Brixiae 1850, p. 41; G. Brunati, Vita o gesta di santi bresciani, I, Brescia 1854, pp. 349-351; F. Odorici, Storie bresciane dai primi tempi sino all'età nostra, II, Brescia 1854, pp. 218-220; G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, XI, Venezia 1856, pp. 545 s., 565; P. B. Gams, Series episcoporum, Ratisbonae 1873, p. 779; F. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al Principio del secolo VII (an. 604), Faenza 1927, p. 969; F. Savio. Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300. La Lombardia, II, 1, Bergamo 1929, p. 174.