Alessandro I, santo
Successore di Evaristo nel consenso generale delle antiche liste episcopali romane. Secondo Eusebio il suo episcopato si sarebbe svolto per dieci anni dal 108 (Historia ecclesiastica IV, 1; cfr. Chronicon, ad a. 108) al 119 (Historia ecclesiastica IV, 4), un lasso di tempo sicuramente più lungo di dieci anni. Il Catalogo Liberiano attribuisce all'episcopato di A. una durata di sette anni, due mesi e un giorno dal 109 al 116. Il Liber pontificalis, nr. 7, riporta solo la data dell'ultimo anno di episcopato di A., il 116, e lo fa durare dieci anni, sette mesi e due giorni. A tali riferimenti cronologici il Liber pontificalis aggiunge una serie di notizie, difficilmente controllabili e verosimilmente fantasiose. A. sarebbe stato romano, figlio di Alessandro, originario della regione di "Caput tauri" (questa è stata identificata con una zona ai margini dell'Esquilino). Avrebbe introdotto la commemorazione della passione del Signore nel canone della messa e avrebbe disposto che la benedizione delle case si facesse con acqua e sale; in tre ordinazioni avrebbe consacrato sei presbiteri, due diaconi e cinque vescovi. Sarebbe morto martire insieme al presbitero Evenzio e al diacono Teodolo, e sarebbe stato sepolto il 3 maggio sul luogo della sua decapitazione al VII miglio della via Nomentana. Alla sua morte sarebbe seguito un periodo di sede vacante della durata di trentacinque giorni.
L'attribuzione ad A. della commemorazione della passione di Gesù durante la messa - corrispondente al "Qui pridie quam pateretur" del canone romano - è un evidente anacronismo, perché la celebrazione eucaristica non prescinde dal contesto dell'istituzione del rito, che è propriamente quello della passione del Cristo. La benedizione delle case con acqua e sale è attestata in Occidente solo dal Sacramentarium Gelasianum, posteriore al Liber pontificalis, che dunque ne costituisce la prima testimonianza: cionondimeno è da escludersi l'attribuzione del provvedimento ad Alessandro I. La notizia che associa nel martirio A. con Evenzio e Teodolo si ricollega alla commemorazione dei tre martiri omonimi sepolti al VII miglio della via Nomentana secondo il Martyrologium Hieronymianum alla data del 3 maggio. La critica moderna ritiene però che questi fossero solo martiri locali, e il fatto che Alessandro vi sia menzionato al secondo posto, tra Evenzio e Teodolo, e senza alcun titolo, farebbe escludere che secondo l'autore del documento liturgico egli rivestisse rispetto agli altri due una funzione ecclesiastica di rilievo come quella di vescovo.
A. è il protagonista di una Passio che ha tutti i caratteri della produzione agiografica romana dei secc. V-VI, in cui è associato a Evenzio e Teodolo. Per vari particolari del racconto P.A.B. Llewellyn ha posto in rapporto questo testo con la ricostruzione, terminata nel 439, del "titulus Apostolorum" ad opera di Filippo, già legato papale al concilio di Efeso e presbitero di quel titulus che in seguito fu conosciuto come "titulus Eudoxiae" e poi "S. Petri ad Vincula" (o "in Vinculis").
Nei primi tre capitoli della Passio si racconta di Ermete, prefetto di Roma già convertito da A., fatto arrestare per volontà dell'imperatore Traiano dal comes utriusque militiae Aureliano e tenuto sotto custodia dal tribuno Quirino, mentre A. è stato chiuso in carcere. Dopo vari prodigi, tra i quali la guarigione di Balbina, figlia di Quirino, anche questi si converte con la figlia, finisce martire per ordine di Aureliano, ed è sepolto nel cimitero di Pretestato, sulla via Appia. Evenzio e Teodolo, quest'ultimo di provenienza orientale, sono due presbiteri che si trovavano in carcere con A., e che impongono le mani ai carcerati convertitisi dopo una predica del vescovo. Ermete è decapitato e sepolto sulla via Salaria; i prigionieri convertiti sono fatti gettare in mare con una pietra al collo. Balbina si consacra alla verginità. Dopo un interrogatorio in cui cerca invano di convertire il comes Aureliano, A. (che dallo stesso interrogatorio si viene a sapere essere dell'età di trent'anni) è sottoposto a vari tormenti, e dopo di lui anche Evenzio e Teodolo. Vano risulta però il tentativo di bruciare A. ed Evenzio in una fornace ardente, nella quale anche Teodolo si getta spontaneamente su invito dei compagni quando questi gli dicono di avervi trovato l'angelo che aveva salvato i tre giovani nella fornace secondo il racconto del libro di Daniele. Allora Evenzio e Teodolo sono fatti decapitare, mentre A. è condannato ad essere pungolato lungo tutte le sue membra. La vendetta divina non tarda a colpire Aureliano: sua moglie Severina seppellisce i tre martiri al VII miglio della via Nomentana, Evenzio e A. insieme, Teodolo in un sepolcro a parte. La Passio coincide con la notizia del Liber pontificalis quando identifica l'Alessandro martire della via Nomentana con il vescovo di Roma, dandogli per compagni Evenzio e Teodolo, e per il luogo e la data del loro martirio e della loro sepoltura: se ne distingue tuttavia quando fa di Evenzio e Teodolo due presbiteri - mentre nel Liber pontificalis sono rispettivamente un pre-sbitero e un diacono - e per il particolare supplizio di A., che invece secondo il Liber pontificalis è decapitato. Non si può negare tuttavia che quest'ultima fonte si rifaccia alla stessa tradizione agiografica attestata dalla Passio: è probabile che quest'ultima ci sia giunta in una redazione leggermente diversa (forse posteriore) rispetto a quella che doveva conoscere l'autore del Liber pontificalis.
La commemorazione di Evenzio, A. e Teodolo alla data del 3 maggio secondo il Martyrologium Hieronymianum fu ripresa nei martirologi medievali a partire da quelli di Beda e di Floro, ed è stata accolta dal Martyrologium Romanum. Il Calendarium Romanum del 1969 concede la commemorazione dei tre martiri ai soli calendari particolari, affermando che di essi si conosce soltanto il nome e la data della deposizione: con ciò si rinuncia all'identificazione del vescovo A. con il martire della via Nomentana. Nella collezione delle decretali pseudoisidoriane ad A. sono attribuite tre epistole.
fonti e bibliografia
Eusebio di Cesarea, Historia ecclesiastica III, 34; IV, 1, a cura di E. Schwartz, Leipzig 1903 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, II, 1), pp. 300-04.
Id., Chronicon, ad a. 108, a cura di R. Helm, Berlin 1956 (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller. Eusebius Werke, VII), p. 195.
Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, I, Paris 1886, pp. XCI-XCII, 54-5, 127.
Catalogo Liberiano, ibid., pp. 2-3.
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H. Delehaye, Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronymianum [...], in Acta Sanctorum Novembris [...], II, pars posterior, Bruxellis 1931, pp. 227-28.
Martyrologium Romanum [...] scholiis historicis instructum, in Propylaeum ad Acta Sanctorum Decembris, ivi 1940, pp. 169-70.
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Fonti agiografiche:
Cfr. Bibliotheca Hagiographica Graeca, a cura di F. Halkin, III, Bruxellis 1957³, nr. 2168; ibid., Novum Auctarium, a cura di F. Halkin, ivi 1984, pp. 48-9.
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La Passio sancti Alexandri (Bibliotheca Hagiographica Latina [...], nr. 266) è pubblicata in Acta Sanctorum [...], Maii, I, Antverpiae 1680, pp. 367-75.
Decretali:
cfr. P. Hinschius, Decretales pseudo-Isidorianae et Capitula Angilramni [...], Lipsiae 1863, pp. 94-105.
Studi:
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