ALDEBRANDO (Aldobrando, Ildebrando), santo
Vescovo di Fossombrone, vissuto, secondo la critica più attendibile, tra l'ultimo quarto del sec. XII e la prima metà del XIII.
Si dimostra errata, infatti, sia la datazione proposta dagli Acta Sanctorum, che anticiparono il vescovato di A. di circa un secolo e mezzo (ca. 1080-1119), sia quella del Cappelletti e del Gams, che lo posticiparono di mezzo secolo (1270- 1285), errore dovuto alla confusione con un più tardo successore omonimo.
L'elemento fondamentale per l'identificazione del santo e vescovo fossombronese con l'Aldebrando canonico portuense e poi preposito della cattedrale di Rimini (ricordato in numerosi documenti della fine del sec. XII e del principio del XIII) è dato dal particolare biografico, affermato da tutta la tradizione, della predicazione del primo contro i patarini riminesi, coincidente con l'attività del secondo contro gli stessi eretici.
Nacque a Sorivoli (anticamente Sorbetulo), borgo di Roncofreddo, a 7 km da Cesena, - secondo una notizia, priva però di conferma, dalla nobile famiglia Faberi -, verso il 1170, poiché nel 1199 era già canonico. Frequentò la canonica di S. Maria di Porto presso Ravenna, famosa per l'insegnamento, che vi si teneva, delle arti liberali e del diritto, e sede dell'Ordine dei canonici regolari portuensi, al quale A. figura ascritto già nel 1199; il 12 giugno di quell'anno, infatti, sottoscriveva come canonico suddiacono del capitolo un documento riguardante una controversia con l'abate di S. Severo in Classe. Passato a Rimini (1222), divenne preposito della cattedrale; negli anni successivi, cresciuti il numero e la potenza dei patarini, alleatisi con i ghibellini e dominatori della città, alla quale avevano procurato l'interdetto, A. si dedicò (pare insieme con Antonio da Padova) all'accesa predicazione contro quegli eretici. Recatosi, sul finire del 1225, a Roma per esortare il papa, Onorio III, a intensificare la lotta, ottenne che fosse confermato, con bolla del 5genn. 1226, l'interdetto alla città. Tornato a Rimini, nello stesso anno, durante una delle sue violente prediche, il popolo gli si sarebbe levato contro, costringendolo a fuggire. Non è vero però che in questa fuga A. abbia incontrato i messi del capitolo di Fossombrone che gli annunziavano la sua nomina a vescovo di quella sede, perché figura ancora a capo del capitolo riminese nel 1227 e 1228. L'elezione vescovile alla sede di Fossombrone dovette aver luogo nella seconda metà del 1230, poiché in un atto del 6 novembre di Bennone, vescovo di Rimini, figura un nuovo preposito della cattedrale, Amato, e, analogamente, l'ultima notizia del vescovo di Fossombrone Monaldo è dei primi mesi del 1230; è lecito pensare, quindi, che, nella seconda metà di quell'anno, morto Monaldo, A. ne prendesse il posto sulla cattedra fossombronese. Qui trovò un primo grande compito da assolvere: la riedificazione, sulla rocca, della cattedrale, andata in rovina per le incursioni dei Fanesi negli anni precedenti (1217-18: altro sicuro elemento cronologico per la datazione del vescovato di A.). Egli iniziò e portò quasi a compimento l'opera, ampliando le dimensioni dell'edificio (ultimato dall'arciprete Tommaso Accarigi, attivo nel 1255). Si preoccupò, inoltre, di restaurare e riordinare la situazione patrimoniale della sua diocesi.
L'ultimo documento che lo riguarda (una delega al canonico fossombronese Giacomo, per permettergli di regolare una controversia col monastero dell'Avellana) è del 1° ag. 1249; il nome di un nuovo vescovo fossombronese, Gentile, appare in un documento del 14 marzo 1255 (ma pare che sia intercorso un breve vescovato di un beato Riccardo): la morte di A. andrebbe quindi posta verso il 1250. Sepolto nella cattedrale, quando questa fu demolita, alla fine del sec. XIII, per far luogo alla rocca, dapprima pontificia e poi malatestiana, il suo corpo fu trasferito nella chiesa di S. Maurenzio in Vicis, eretta in cattedrale; questa, anzi, si intitolò proprio ad A. che, neI frattempo, era stato santificato e dichiarato protettore di Fossombrone. Non più tardi del sec. XV fu scritta da un anonimo la sua Vita, in latino, che ci è giunta attraverso l'Ughelli, perché l'originale, che si conservava fino al 1664 nell'Archivio capitolare di Fossombrone, è oggi perduto. La datazione è in ogni caso sicura, poiché brani di essa, tradotti in volgare, furono trascritti sotto gli affreschi quattrocenteschi che, con scene della vita del santo (raffigurato in veste di canonico portuense), decorano la cappella detta di "Sant'Aldebrando", unico avanzo dell'antica cattedrale demolita. La sua immagine è riprodotta anche in un bassorilievo (opera di Domenico Rosselli fiorentino: 1480) esistente nella sagrestia dell'odierna cattedrale di Fossombrone.
In questa cittadina è rimasto vivo il ricordo della vita e dei miracoli di A., la cui festa si celebra il 10 maggio; anche a Rimini il suo ricordo non è spento.
Fonti e Bibl.: G.M. Rossi, Historiarum Ravennatum libri, Venetiis 1589, p. 323; F. Ferrari, Catalogus sanctorum Italiae, Mediolani 1613, p. 236; G. Pennotto, Generalis totius sacri Ordinis Clericorum Canonicorum historia tripartita, Romae 1624, pp. 458,621, 771; O. Clementini, Historia Ariminensis, III, Arimini 1627, p. 305; Acta Sanctorum Maii, I, Antuerpiae 1680, pp. 158-159; R. M. Romani, Vita di Aldebrando, Fano 1705, amplificazione apologetica della Vita trecentesca; F. Ughelii-N. Coleti, Italia Sacra, 11, Venetiis 1717, coll. 830-832; G. Garampi, Vita della beata Chiara da Rimini, IV, Roma 1755, p. 172, n. a; G. B. Mittarelli, Annales Camaldulenses, IV, Venetiis 1759, pp. 174-175, e Appendice al IV, coll. 224-227; a questi autori si rifanno, ma senza esercitare una critica soddisfacente, anche i più recenti G. Cappelletti, Le Chiese d'Italia, III, Venezia 1845, pp. 270-274; P. B. Gams, Series episcoporum, Leipzig 1931, p. 698; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., II, col. 61; G. Stadier, Vollständiges Heiligen-Lexicon, I, Augsburg 1856-62, p. 117. Per primo poté impostare una tesi certa, basandola su numerosi nuovi documenti, L. Tomni, nella sua Storia civile e sacra riminese (vol. III, Rimini nel sec. XIII, Rimini 1862, pp. 439-441, 544-547). Al Tonini, dopo uno scritto giovanile S. Aldebrando e il suo tempo, Fossombrone 1873, dichiarato poi superato, si rifà A. Vernarecci, nell'opera Fossombrone dai tempi antichissimi ai nostri, voll. 3, Fossombrone 1907-17 (particolarm. vol. II, pp. 1-38), che contiene la più completa trattazione della biografia di s. Aldebrando. Questi ultimi autori hanno riconosciuto la sostanziale attendibilità della Vita trecentesca.