SANTIPPE (Ξανϑίππη, Xanthippe)
Moglie di Socrate, divenuta proverbiale come tipo della moglie insopportabile.
La tradizione che la concerne è peraltro così poco sicura, che quasi nulla può dirsi circa la sua reale figura storica. La testimonianza più antica e di maggior peso è costituita da un passo del Fedone platonico (60 A): il giorno in cui Socrate deve bere la cicuta S. va a trovarlo con i figli nel carcere; arrivano gli amici, S. non sa trattenere la commozione e scoppia in lacrime; e Socrate prega Critone che l'accompagni a casa. La raffigurazione è delicata e benevola, e presuppone una S. alquanto diversa dalla virago eternamente arrabbiata a cui si riferiscono i noti aneddoti conservati principalmente in Diogene Laerzio (II, 5, 17). In Diogene d'altronde sopravvivono anche (ivi, 10) le varie tradizioni, risalenti probabilmente ad Aristosseno di Taranto, secondo cui Socrate avrebbe avuto in moglie non solo S. ma anche Mirto, figlia di Aristide "il giusto" (o prima l'una e poi l'altra, o entrambe insieme: dove sorge la difficoltà, variamente risolta in tali tradizioni, della posizione giuridica dell'una rispetto all'altra, non ammettendo il diritto attico una bigamia vera e propria). E giacché tali tradizioni non sembrano punto attendibili, così è probabilmente creazione tarda anche parte degli aneddoti superstiti in Diogene circa la terribile S. Notevole poi è che Aristofane, nelle Nubi, non tragga alcuno spunto comico dalla situazione coniugale di Socrate: ma ciò dipende quasi certamente dal fatto che a quell'epoca egli, con ogni probabilità, non era ancora sposato (S. dové diventare sua moglie assai tardi: anche dal sopra citato passo platonico risulta che quando Socrate morì, settantenne, il maggiore dei suoi tre figli, Lamprocle, era ancora adolescente). Per quel che si può congetturare, quindi, S. non dovette esser donna da capire Socrate (né era cosa che si potesse pretendere dalla media delle mogli ateniesi del sec. V); e l'incomprensione dovette aumentare quando, dopo la guerra del Peloponneso, la peggiorata situazione economica generale faceva sentire più gravemente alla famiglia la celibataria indifferenza di S. per le necessità finanziarie. Egli avrà allora, qualche volta, motteggiato su ciò con gli amici; e la tradiziorie avrà poi amplificato ed esagerato (del punto a cui essa potesse giungere è del resto prova Tertulliano, che in . Apolog., 39, dice che Socrate condivise S. con gli amici).
Bibl.: Per un orientamento circa i problemni della tradizione concernente S. può servire E. Zeller, Philosophie der Griechen, II, 1, 5ª ed., Lipsia 1922, pp. 54-57. Il motivo della "riabilitazione" di S. ha avuto qualche fortuna tanto nel campo filologico quanto in quello letterario: per il primo, v. p. es. lo stesso Zeller, Zur Ehrenrettung der Xanthippe, in Vorträge und Abhandlungen, I, Lipsia 1865, p. 51 segg.; per il secondo può essere, sotto certo aspeetto, citato il romanzo di A. Panzini, S., Milano 1914. Sull'ambiente familiare di Socrate cfr. U. von Wilamowitz-Moellendorff, Platon, I, Berlino 1919, p. 95 seg.