Santiago del Cile
Tra la Cordigliera e le Ande
La capitale cilena, Santiago, è una città cosmopolita: moltissimi suoi abitanti hanno cognomi tedeschi, italiani, inglesi – oltre a quelli di origine spagnola. È anche una città con un passato di terra di frontiera, quando subito a sud della sua periferia si estendevano zone non ancora colonizzate dagli europei. Il presente è tutt’altro: una grande capitale moderna, industriale, produttiva, centro finanziario di primo piano
Situata a metà del lunghissimo paese stretto tra le Ande e il Pacifico, Santiago del Cile – 4.750.000 abitanti, 6.200.000 nella Grande Santiago, più di un terzo di tutti i Cileni – sorse su un’isola formata da due bracci del fiume Mapocho, tra la Cordigliera Occidentale e le Ande. La regione è fertile e gode di clima mediterraneo (vi si coltiva la vite): due dei motivi che spinsero gli Spagnoli a fondare qui la città, nel 1541.
All’epoca, il Cile faceva parte del vicereame di Lima: l’area centromeridionale del paese rimase però a lungo sotto il controllo degli indigeni Araucani, cacciatori e nomadi, che devastarono Santiago più volte. La regione conservò a lungo le caratteristiche di un territorio di frontiera, e questo favorì un florido contrabbando, soprattutto con Francesi e Inglesi. Si formò una ricca classe imprenditoriale locale che, quando il Cile nel 1818 divenne una repubblica e Santiago la sua capitale, era ormai pronta per avviare un vero commercio internazionale e poi uno sviluppo industriale piuttosto precoce.
La città spagnola era nata sul Colle Santa Lucia. Il suo centro era la plaza de Armas, e lì sorgevano i principali edifici, la cattedrale, il municipio. Distrutta da un terremoto nel 1634, fu ricostruita con una pianta a scacchiera allungata in senso nord-sud, che fu proseguita dallo sviluppo urbano successivo, e con edifici bassi e ben distanziati – per cui l’area costruita si estese rapidamente. Santiago del Cile si riprese e diventò una delle città più moderne dell’America Meridionale: già nel Settecento era dotata di illuminazione a lampioni e di strade pavimentate.
Gli abitanti erano 115.000 nel 1865. A partire da metà Ottocento, la città ha raddoppiato il numero dei suoi abitanti ogni venticinque anni: la crescente attività industriale (tessile, meccanica, metallurgica) richiamava contadini dalle campagne.
Alla fine del secolo Santiago aveva fognature, condutture di acqua potabile, illuminazione elettrica stradale, servizi pubblici.
La fase economica positiva proseguì anche nel primo Novecento, grazie alle risorse naturali del paese, di cui Santiago poteva godere in virtù della sua posizione centrale e dei buoni collegamenti ferroviari: la linea longitudinale cilena, la linea per il grande porto di Valparaiso, la transandina per Buenos Aires.
Il Colle Santa Lucia, sistemato e abbellito, rimase luogo di locali e passeggiate. Le famiglie della tradizionale oligarchia coloniale lasciarono le case del centro storico – le casas coloradas – per trasferirsi nei quartieri sud-orientali, in nuovi edifici dallo stile europeo.
Ma anche in Cile arrivò, nel 1930, la crisi economica, innescata dalla Grande depressione. Alla ripresa, Santiago sviluppò nuove industrie: chimiche, della gomma, concerie, cartiere; l’industria tessile passò alle fibre sintetiche. La crescita demografica, intanto, continuava. La Seconda guerra mondiale, combattuta lontano e bisognosa di grandi quantità di prodotti, avvantaggiò l’economia cilena; i decenni dopo la guerra furono relativamente tranquilli.
Il colpo di Stato militare che abbatté il governo di Salvador Allende (1973) fu seguito invece da una fase di stagnazione. Il centro storico si spopolò, si formarono nuovi quartieri periferici e bidonvilles.
In anni più recenti Santiago ha guidato la ripresa economica del Cile, ottenuta con grandi sacrifici. Oggi la città produce quasi metà della ricchezza del paese.
I quartieri orientali si sono specializzati in attività commerciali e culturali (teatri, ritrovi); il centro storico, sottoposto ad ampi restauri, ospita attività finanziarie, commerciali e turistiche. I più importanti edifici, che risalgono all’età coloniale, sono la cattedrale di San Francisco, le chiese barocche della Merced, di Recoleta, di Santo Domingo e altri edifici religiosi. I numerosi musei, le cinque università pubbliche – la più antica è del 1738 – e le molte private, le orchestre, la Biblioteca nazionale confermano a Santiago il ruolo di capitale anche in campo culturale.