FERRARI, Sante
Nacque a Padova il 12 nov. 1853, unico figlio di Antonio, oste, e di Beatrice Bettini. Dopo aver compiuto gli studi nella città natale, si laureò in filosofia il 31 dic. 1873 e conseguì l'abilitazione all'insegnamento di lettere (2 luglio 1874), di storia e geografia (23 marzo 1877) e di filosofia (13 nov. 1879). La sua formazione filosofica era dovuta principalmente alla lettura dei libri di criticisti, come F. Fiorentino e C. Cantoni, e di spiritualisti, come F. Bonatelli e L. Ferri: temendo un nuovo fallimento dopo le gigantesche ma effimere fioriture dell'idealismo assoluto, si volse per tempo alla critica kantiana.
Vinse per concorso un posto al liceo di Trieste nel 1874, ma rifiutò poi la nomina, perché condizionata alla rinuncia della cittadinanza italiana, e preferì il trasferimento nell'Italia meridionale. Già nominato reggente del ginnasio di Sciacca, esercitò questa carica effettivamente a Mistretta (1874-75); avendo però vinto il premio Dante dell'università di Padova nel 1875, riuscì a farsi trasferire, per attendere meglio agli studi danteschi, al ginnasio di Udine, dove rimase fino al 1877. Insegnò poi filosofia nei licei di Iesi (1877-83), Mantova (1884-87), Fano (1887-89), Firenze (1889-90) e Padova (1890-93).
In questi anni il F. pubblicò, oltre a delle poesie (Erinna, Padova 1875; Il ratto di Speronella, Mistretta 1875; Dolori, Milano 1875; Dal mio libro di versi, Padova 1880) e ad articoli letterari e danteschi, apparsi nella Rivista europea (1878-82) e nel Preludio (1882-83), alcuni opuscoli di argomento filosofico, pedagogico e storico-letterario: Note sul bello (Padova 1882), Discorsi pedagogici (Verona-Padova 1882), Sordello (Mantova 1887).
Cominciò, nel 1887, la sua assidua collaborazione con la Rivista italiana di filosofia, diretta da L. Ferri. Nel suo pensiero, però, l'originario criticismo, dovuto soprattutto all'influsso del Fiorentino, s'incontrò ben presto col positivismo.
Trovandosi a Mantova, ebbe infatti occasione di conoscere personalmente R. Ardigò, il massimo rappresentante del positivismo filosofico in Italia, di cui recensì il quarto volume delle Opere filosofiche (in Floradel Mincio, I, 17 luglio 1887, pp. 277-280), ammirando sia la "grandezza del filosofo", sia gli "splendidi risultati" da lui raggiunti. Non fa quindi meraviglia che egli lodasse, in una recensione del discorso Idealismoe positivismo di G. Levi (apparsa in Riv. ital. di filosofia, II[1887], vol. II, 2, pp. 203 s.), lo "spirito conciliativo" che tende a ravvicinare i due indirizzi.
Poco dopo uscì la sua prima grande opera intitolata L'etica di Aristotele riassunta discussa ed illustrata (Torino 1888).
Essa è articolata in cinque parti: la prima cerca di dimostrare che l'EticaNicomachea èanteriore all'Eticad'Eudemo e alla Grande Etica e che essa è più conforme allo spirito delle dottrine contenute nelle opere certamente aristoteliche; la seconda dà un compendio dell'Eticaa Nicomaco;la terza espone le idee morali di Aristotele nel contesto del suo sistema filosofico, soffermandosi, tra l'altro, sulle apparenti contraddizioni tra l'etica e la politica; mentre la quarta e la quinta parte riproducono due memorie presentate precedentemente all'Accademia Virgiliana: La moraledi Aristotile e ilpensiero etico anteriore presso i Greci, e La morale aristotelica e il pensiero moderno (in Atti e mem. della R. Acc. Virgiliana di Mantova, 1885-87, pp. 105-180 e 181-245).
L'opera, premiata dal ministero della Pubblica Istruzione per deliberazione dell'Accademia dei Lincei, valse all'autore, tuttora reggente nei licei, la nomina di professore titolare di terza classe (14 febbr. 1889). Il F. si presentò lo stesso anno al concorso per la cattedra di storia della filosofia nell'università di Pavia: sebbene fosse dichiarato eleggibile dalla commissione presieduta da L. Ferri, riuscì soltanto terzo dopo il vincitore L. Credaro e dopo G. Cesca.
Continuò i suoi studi sulla filosofia antica, pubblicando, sempre nella Rivista italiana di filosofia, saggi sulla Teoria della conoscenza in Senofane (III[1888], vol. II, 3, pp. 293-300), sulle idee fondamentali de La Scuola e la filosofia pitagoriche (ibid., V [1890], 1, pp. 53-74, 184-212, 280-306; 2, pp. 59-79, 196-216) e sulla vita e filosofia di Empedocle (ibid., VI [1891], 1, pp. 165-190; 2, pp. 52-79, 250-283). Vi aggiunse tre memorie accademiche su Gli Eleati (in Atti della R. Acc. naz. dei Lincei, classe di scienze mor., stor. e filos., s. 4, X [1892], 1, pp.57-44), su La filosofia nella Magna Grecia dopo Empedocle (in Atti e memorie della R. Accademia di scienze lettere ed arti in Padova, n. s., VIII [1891-92], pp. 113-151) e su Elementi di cultura e primordi della filosofia in Roma (in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 7, III [1891-92], pp. 699-730, 767-805).
Tutti questi studi, che tenevano conto delle più recenti ricerche storiche e critiche e giungevano spesso ad apprezzamenti originali, sarebbero dovuti servire al progetto, non portato a termine, di una storia del pensiero speculativo nell'Italia antica. Il F. spiegò l'impostazione generale di questo progetto nell'articolo Per una storia della filosofia nell'Italia antica, richiamandosi alle norme e al metodo seguiti da E. Zeller, e ne tracciò i preliminari nel saggio Le stirpi italiche e la loro civiltà avanti il dominio romano (ambedue in Giorn. della Soc. di letture e conversazioni scientifiche di Genova, XVI [1894], pp. 265-272, 273-304).
Nel libro intitolato La scuola classica e l'insegnamento della filosofia (Padova 1891), dedicato a L. Ferri, il F. sosteneva la necessità di mantenere l'insegnamento della filosofia come insegnamento autonomo impartito da un apposito docente.
Appoggiato da Ardigò, il F. ottenne a Padova, per titoli, la libera docenza in filosofia morale nel maggio 1892 e vinse poi il concorso alla cattedra di storia della filosofia nell'università di Genova, dove fu nominato professore straordinario a partire dal 1º nov. 1893. Più tardi fu incaricato temporaneamente anche dell'insegnamento di storia antica (1896-1902) e di filosofia morale (1918).
La fama del F. è legata soprattutto al suo saggio storico-filosofico su Itempi, la vita, le dottrine di Pietro d'Abano (Genova 1900), che ottenne dall'Accademia dei Lincei il premio reale.
Dopo una prima sezione dedicata alle condizioni politiche, sociali, culturali e filosofiche dell'epoca, il F. si occupa della vita di Pietro e delle sue opere (di cui discute l'autenticità), delle sue dottrine e della sua influenza. Sottolinea l'aristotelismo e l'averroismo del pensatore e lo considera come l'iniziatore della scuola averroistica, mentre la critica più recente ha dimostrato che Pietro d'Abano non fu un autentico averroista.
Il F., che aveva tentato invano di passare alle cattedre di filosofia morale a Napoli e a Pisa, fu promosso ad ordinario il 3 apr. 1902. Godette molta stima come docente e incontrò ovunque simpatia per la sua affabilità semplice e signorile. Ma la morte prematura dell'unico figlio, avuto dalla moglie Enrica Zagaglia, scosse il suo sistema nervoso, tanto da non permettergli di attendere come prima agli studi. Sono quindi scarse le sue pubblicazioni appartenenti a quest'uffinio periodo.
Fu collocato a riposo per raggiunti limiti di età il 1º nov. 1929 e nominato professore emerito il 4 febbr. 1932.
Il F. morì a Iesi (Ancona), dove risiedeva dal 1929, il 4 luglio 1939.
Fonti e Bibl.: Padova, Archivio dell'Università, Serie laureati della facoltà filosofica dopo il 1866, n. 31; Ibid., Serie esami di patente dal 1866, Lettera F;Ibid., Serie patenti 1879; Ibid., Serie libere docenze, busta personale; Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Divisione Istruzione secondaria (1860-80), fasc. personale; Genova, Arch. dell'Università, fasc. personale; Relazione sul concorso per la cattedra di storia della filosofia nella R. Università di Pavia, in Boll. ufficiale del Ministero dell'Istruzione Pubblica, 9 genn. 1890, pp. 32-35; Relazione della Commissione per il concorso alla cattedra di storza della filosofia (straordinario) nella R. Università di Genova, ibid., 24 ag. 1893, pp. 1610-13; Relazione della Commissione giudicatrice del concorso per professore ordinario alla cattedra di filosofia morale nella R. Università di Napoli, ibid., 6 sett. 1900, pp. 1556-1561; Napoli, Istituto italiano per gli studi storici: 19 lettere del F. a Carlo Cantoni; Bibl. ap. Vaticana, Carte Villari: due lettere a P: Villari (1887); Stresa, Centro internaz. di studi rosminiani: lettere a F. Bonatelli (1887-1911); Bologna, Archivio privato dell'ing. Giacomo Cattaneo: otto lettere ad Achille Sacchi (1889-90) e tre lettere al Cattaneo (1895-96, 1913); G. Gentile, Epistolario, II, Carteggio Gentile-Jaja, a cura di M. Sandirocco, Firenze 1969, pp. 56 ss.; Necrol. in: Atti della R. Acc. di scienze lettere ed arti in Padova, CCCXL (1938-1939), vol. LV, pp. 71 s.; R. Università di Genova, Annuario 1939-1940, pp. 369-377; Annuario della R. Acc. d'Italia, XXII (1937-1940), pp. 282-287 (con bibl. a pp. 402 s.); M. F. Sciacca, Ilsecolo XX, II, Milano 1947, p. 691 (con bibl. a pp. 892 s.); B. Nardi, Saggi sull'aristotelismo padovano dal secolo XIV al XVI, Firenze 1958, pp. 1 s., 38-69; V. Telmon, La filosofia nei licei italiani, Firenze 1970, pp. 40 ss.; L. Malusa, La storiografia filosofica ital. nella seconda metà dell'Ottocento, I, Milano 1977, pp. 549 s. (con bibl. alle pp. 725 s.).