SANTAROSA, Santorre Annibale De Rossi di Pomarolo, conte di
Nato a Savigliano il 18 ottobre 1783 da Michele e da Paolina Regard de Ballon; alfiere nel 1796 a Mondovì, al fianco del padre colonnello; sindaco di Savigliano nel 1808; sottoprefetto a La Spezia nel 1812; capitano dei granatieri nella breve campagna del 1815; capodivisione al Ministero della guerra nel 1816. Dieci anni innanzi aveva sposato Carolina Corsi di Viano, da cui ebbe otto figli. Patriota ardente e romantico, vagheggíò, come condizione del rinnovamento civile e morale degl'Italiani nell'indipendenza e nella libertà, un nuovo e più ampio italico regno sotto la corona costituzionale di Savoia; e le sue speranze, ch'erano pure dei Balbo, dei Collegno, dei Lisio, dei Caraglio, dei Morozzo, cioè della più alta aristocrazia subalpina, espresse, nel 1820, dopo lo scoppio della rivoluzione di Napoli, in un'operetta, intitolata appunto: Delle speranze degl'Italiani, che fu poi edita soltanto ai giorni nostri (Milano 1920, con prefaz. di A. Colombo). Egli fu l'anima del moto piemontese del marzo 1821. Credette di poter contare sulla solidarietà incondizionata e attiva del giovine Carlo Alberto, ma l'equivoco si chiarì appena Vittorio Emanuele I abdicò per non tentare una avventura che ripugnava alla sua coscienza e che riteneva inoltre destinata a sicura sconfitta. Il 21 marzo il S. divenne ministro della Guerra e contemporaneamente Carlo Alberto, obbedendo all'ordine del nuovo re Carlo Felice, allora a Modena, si ridusse a Novara presso l'esercito del De La Tour. Era la fine della rivoluzione. L'8 aprile le truppe costituzionali furono disperse tra Novara e Vercelli e, il dì seguente, il S. si allontanò da Torino per imbarcarsi a Genova. Fu quindi a Marsiglia, a Lione, a Ginevra e a Parigi dove, a difesa propria e del moto da lui diretto, pubblicò il libro molto discusso De la révolution piémontaise (novembre 1821). Arrestato presso l'amico Vittorio Cousin e relegato poi ad Alençont e a Bourges, riparò infine a Londra (ottobre 1822) e a Nottingham, dove visse dando lezioni d'italiano e di francese. Il 5 novembre 1824, con Giacinto Provana di Collegno, partì per la Grecia e l'8 maggio 1825 cadde ucciso, semplice soldato, in un piccolo scontro nell'isola di Sfacteria. Il suo corpo non fu ritrovato, ma sul posto gli eresse poi un monumento il Cousin, il quale ne esaltò inoltre la nobile figura nei suoi scritti.
Bibl.: N. Bianchi, memorie e lettere inedite di S. S., in Curiosità e ricerche di storia subalpina, 1879; G. Bourgin, S. et la France, in Revue historique, 1910; A. Luzio, La rivol. piemontese nel 1821 di S. S. coi Ricordi di V. Cousin sull'autore, Torino 1920. Inoltre i volumi pubblicati a Torino dalla R. Deputaz. di storia patria e dalla Società storica subalpina per commemorare il primo centenario del moto piemontese del 1821.