VERONICA, santa
È, secondo la leggenda, una pia donna che stava al seguito di Gesù Cristo; accompagnandolo nel tragitto al Calvario, ella gli fornì per asciugarsi il volto un panno, su cui Gesù lasciò impressi i lineamenti del suo viso. Questa, tuttavia, è la forma più tardiva della leggenda, mentre una forma più antica non metteva l'origine del panno dipinto in relazione con il tragitto al Calvario: la pia donna avrebbe avuto un dipinto su panno del volto del Maestro, e contro sua voglia fu costretta a portarlo a Roma all'imperatore Tiberio ch'era malato e che in virtù del dipinto guarì: in tale occasione l'imperatore venne a conoscere come il suo rappresentante Pilato si fosse comportato nel processo di Gesù. La pia donna rimase poi a Roma insieme con S. Pietro e S. Paolo, e lasciò l'immagine a S. Clemente. La diramazione francese della leggenda fa della pia donna la moglie di Zaccheo, da lei accompagnato a Roma e poi a Quiercy, ove egli si sarebbe fatto eremita col nome di Amadour, nella località chiamata oggi Rocamadour.
Il nome di Veronica è in realtà una deformazione dell'appellativo vera icon, "vera immagine", con cui nell'alto Medioevo si designavano i ritratti di Gesù, ritenuti autentici perché ricollegati con la leggenda di Abgaro di Edessa. La leggenda della Veronica sorse dopo il sec. VI per una fusione degli apocrifi Atti di Pilato (vedi pilato; nicodemo) con la leggenda di Paneas, riferita da Eusebio (Hist. eccl., VII, 18). Diffondendosi poi nei varî paesi, la leggenda s'intrecciò con nuovi elementi e si colorì diversamente; la sua ultima forma, che mette l'origine dell'immagine in relazione col tragitto al Calvario, si definì in Francia lungo il sec. XIII.
Il nome della Veronica non è ricordato nel Martirologio Geronimiano e negli altri più antichi; la sua festa era celebrata nel secolo XVI in Milano al 4 febbraio, ma S. Carlo Borromeo ne escluse l'ufficio e la Messa dal breviario e dal messale ambrosiano.
A Roma un'immagine di Cristo su stoffa era venerata fin dall'alto Medioevo, e da Bonifacio VIII nel 1292 fu fatta portare in S. Pietro, dove veniva esposta alla venerazione dei fedeli solo in occasione della settimana santa e di qualche altra solennità maggiore. Col tempo se ne fecero varie copie, ma sempre inesatte, per la difficoltà che avevano i pittori di avvicinarsi all'immagine e vederla distintamente: onde le copie medievali di questa immagine della Veronica riproducono per lo più un tipo acheropito (v. acheropita) di Cristo vivente. L'originale, invece, riproduce un Cristo morto, con gli occhi chiusi e la bocca semiaperta; è opera bizantina d'età inoltrata, la cui prima destinazione fu probabilmente quella di adornare un "sepolcro" della settimana santa.
Bibl.: Acta Sanctorum, Febbraio I; K. Pearson, Die Fronica. Ein Beitrag zur Geschichte des Christusbilder im Mittelalter, Strasburgo 1887; E. v. Dobschütz, Christusbilder. Untersuchungen zur christl. Legende (in Texte u. Untersuch., N. F., III), Lipsia 1899; E. Rupin, Roc-Amadour. Étude historique, Parigi 1904; H. Preuss, Das Bild Christi im Wanded der Zeiten, Lipsia 1915.