ORSOLA, Santa
, La città di Colonia è il centro del culto di questa santa (festa il 21 ottobre), che dev'essere stata di quel luogo e non dell'isola di Bretagna, come asserisce la tarda leggenda. Punto di partenza della leggenda di O. e delle undicimila vergini è soprattutto un'epigrafe della seconda metà del sec. IV o del V, in cui un certo Clemazio dichiara d'essere stato divinamente ammonito a riedificare una basilica sul luogo dove "sanctae Virgines pro nomine Christi sanguinem suum fuderunt". L'epigrafe ha dato luogo a un'infinità di discussioni. Oggi si è però d'accordo nel ritenerla autentica. Del resto l'iscrizione parla genericamente di vergini martirizzate, e non ne dice né il nome, né il numero, come si preciserà sullo scorcio dell'alto Medioevo.
Gli elementi della leggenda si formarono probabilmente sotto l'influenza dei missionarî anglosassoni stabilitisi in Germania nel sec. VIII. Nel sec. IX già si parla nelle fonti dell'uccisione di migliaia di vergini, avvenuta sotto Diocleziano e Massimiano. Le vergini sarebbero state originarie della Gran Bretagna e fra esse avrebbe emerso la figura di Pinnosa. Un martirologio pone al 20 ottobre il sacrifizio di Marta, Saula "e parecchie altre" (ancora non predomina O.). Nel sec. X si parla con sicurezza delle 11.000 vergini. Nel sec. XI la leggenda completa è già formata: la ritroviamo in una Relatio de historia, ecc., che comincia con le parole: "Fuit tempore", da cui dipende la Passio del sec. XII. Nel sec. XII la storia è inclusa nelle cronache di Sigberto di Gemblaoux e di Ottone di Frisinga, e, più tardi, i leggendisti medievali l'accolgono ampiamente, fra cui Iacopo da Varazze nella Leggenda aurea; l'arte se ne impadronisce per tempo. In essa leggenda non si allude più alla persecuzione dioclezianea, ma a un episodio dell'invasione degli Unni, e perciò la scena è trasportata al sec. V.
O. è l'unica figlia d'un re di Bretagna, Deonoto o Diogneto, ed è chiesta dal re d'Inghilterra per darla in moglie al figliolo. La vergine pone come patto che le si procuri una compagnia di dieci altre nobilissime vergini, e poi altre mille siano assegnate per compagnia di queste dieci; vuole inoltre che il fidanzato si battezzi. I patti sono accettati, e il padre di O. aggiunge la guardia di alcune migliaia di giovani e di armati. Questo corteggio passa il mare e poi arriva fino a Roma, dove è incontrato da un (ignoto) papa Ciriaco. Poi si sa che O. è già sposata, e che il marito si reca a incontrarla. Termina la storia con l'episodio di Colonia assediata dagli Unni e col martirio di O., del marito, di tutto il gruppo delle vergini, dei cavalieri e di alcuni vescovi che si erano pure uniti alla peregrinazione.
Evidentemente la materia letteraria cavalleresca bretone ha trasfigurato la leggenda. Ma, nel mutamento cronologico dal sec. III-IV al V, si scorge una lontana eco dell'assedio e dell'occupazione di Colonia per opera dei Franchi nel 355 (frammischiata poi ad un ricordo degli Unni che sempre s'infiltra nelle storie dell'alto Medioevo); proprio quell'invasione che dovette distruggere l'originaria "memoria" delle sante vergini ricostruita poi da Clemazio.
Il numero di 11.000 vergini è stato spiegato con una plausibile ipotesi: si tratterebbe dell'erronea interpretazione d'una epigrafe con XI M(artyres) V(irgines). I nomi del gruppo sarebbero: Marta, Saula, Brittula, Gregoria, Saturnina, Sambatia, Pinnosa, Ursula, Sentia, Palladia, Saturia. Si aggiungono poi Clementia e Grata e anche Cordula, la quale, nella leggenda, è protagonista d'un episodio. Da ultimo si rilevi che sono state notate certe analogie fra la leggenda di S. Orsola e una narrazione contenuta nei libri IV e XX della Guerra gotica di Procopio, dove si allude ad una giovane principessa bretone fidanzata a un principe di un popolo che abitava la riva settentrionale del Reno.
Iconografia. - L'iconografia di S. Orsola data solo dal principio del sec. XIV ed ebbe gran voga specialmente a Colonia e nel Veneto. Come santa patrona è rappresentata giovane, con attributi regali, manto verde o scarlatto, freccia e bandiera crucisignata di rosso, simbolo della vittoria cristiana, accompagnata da uno stuolo di vergini e talvolta dalla colomba che rivelò a S. Cuniberto la sua sepoltura. Come martire ha il petto trafitto da frecce ed è circondata dalle sue seguaci; come santa protettrice la sua iconografia s'ispira a quella della Madonna della Misericordia: la santa in piedi apre l'ampio mantello e sotto vi riparano le vergini e i suoi devoti. Gli episodî della leggenda più spesso raffigurati sono il suo viaggio per mare, l'arrivo a Roma e il martirio. Il Carpaccio per la scuola S. Orsola in Venezia raccontò la sua leggenda in otto scene; anche più diffusa si vede in un affresco del sec. XIV nella galleria di Treviso.
Bibl.: H. Leclercq, in Dict. d'arch. chrét. et de liturgie, III, ii, Parigi 1914, coll. 2171-2180; Zöckler e A. Haruck, in Realenc. für prot. Theol. ü. Kirche, XX, Lipsia 1908, pp. 354-357; H. Delehaye, Origines du culte des martyrs, 2ª ed, Bruxelles 1933, p. 360; per l'epigr. di Clemazio: K. M. Kaufmann, Handb. d. altchristal. Epigr., Friburgo in B. 1917, pp. 395-97; F. X. Kraus, Die christl. Inschriften der Rheinlande, I, 294; Corp. Inscr. Lat., XIII, n. 1313; G. Riese, Die Inschrift. des Cl. und die Kölner Märtyrer, in Bonner Jahrb., 1909, p. 236 segg. Per i testi della leggenda, v. anzitutto gli Acta Sanct., IX, ottobre, p. 154 segg., e la Biblioth. hagiogr. latina, nn. 8426-51. Una buona espos. della leggenda è in Tout, The legend of S. Ursula and the eleven thousand Virgins, in J. F. Tout e J. Tait, Hist. essays first published in 1902 in commem. of the jubilee of the Owen College Manchester, Manchester 1907, pp. 17-56. Per l'arte, v. Delpy, Die Legende von der heil. Ursula in der Kölner Malerschule, Colonia 1910 e K. Künstle, Ikonogr. der Heiligen, Friburgo in B. 1926, p. 566 segg.