MARIA Goretti, santa
MARIA Goretti, santa. – Seconda di sei figli, nacque a Corinaldo, in provincia di Ancona, da una famiglia di braccianti, il 16 ott. 1890 e fu battezzata il giorno successivo nella chiesa di S. Francesco. Il padre, Luigi, e la madre, Assunta Carlini, sposati nel febbraio 1886, si erano stabiliti in un podere in località La Pregiana. Nel 1897 l’indigenza costrinse i Goretti a trasferirsi dapprima a Paliano, vicino a Fiuggi, nei possedimenti del senatore G. Scelsi – dove furono affiancati nel lavoro da un’altra famiglia marchigiana, i Serenelli – e poi nell’Agro Pontino, in località Ferriere di Conca, non lontano da Nettuno, nelle terre del conte A. Mazzoleni. Il territorio era paludoso e, sebbene la sistemazione in una vecchia costruzione a due piani non fosse tra le peggiori, era altissimo il rischio di contrarre la malaria, che nella zona era causa di diffusa mortalità. I Goretti non ne furono risparmiati: il 6 maggio 1900 Luigi morì e la vedova decise di rimanere in società con i Serenelli per provvedere ai bisogni della famiglia.
Al momento della morte del padre, M. non aveva ancora compiuto dieci anni e di lei non sappiamo molto, neppure del suo aspetto fisico, poiché non ci sono fotografie o ritratti che ne conservino l’immagine, ma solo rappresentazioni successive alla morte, sulla base dei ricordi non sempre coerenti della madre, e della somiglianza con una delle sorelle. Le uniche notizie sono quelle contenute nei processi di beatificazione e canonizzazione, che la descrivono come una bambina minuta, molto timida, che non aveva mai frequentato la scuola e non intratteneva alcun rapporto di amicizia con i suoi coetanei. Come tutte le figlie di contadini, si occupava delle faccende domestiche, badava ai fratelli più piccoli e svolgeva le commissioni per la famiglia, allargata ormai anche a Giovanni Serenelli e al figlio di questo, Alessandro. Il suo universo era tutto racchiuso nella vita familiare, nella quale si trovava senza dubbio in posizione subordinata nei confronti degli adulti, e in una forma di religiosità tradizionale caratterizzata dalla preghiera, l’obbedienza, l’umiltà, il pudore e la devozione: l’unico fatto rilevante nella sua vita fu la prima comunione, più volte rimandata per mancanza di tempo e di denaro, e infine celebrata il 16 giugno del 1901.
Dopo la morte del padre, la convivenza con i Serenelli era divenuta sempre più difficile. Giovanni aveva un carattere autoritario ed era incline all’etilismo; Alessandro, orfano di madre, aveva frequentato la scuola fino alla seconda elementare, per poi imbarcarsi come mozzo, prima che il padre lo richiamasse a coltivare la terra. Nel 1902 aveva diciannove anni, era un ragazzo introverso, abituato a una totale sottomissione alla figura paterna, ma pronto a esercitare la sua autorità maschile nei confronti delle figure più deboli, come le Goretti e in particolare M., dalla quale era attratto. Il 5 luglio 1902, mentre tutta la famiglia era radunata nell’aia, M., seduta sui gradini della scala esterna, vicino all’ingresso di casa, fu avvicinata da Alessandro che, senza essere visto, la spinse all’interno. Non era la prima volta che tentava di costringerla a un rapporto carnale, ma aveva sempre ricevuto rifiuti, ai quali aveva reagito con offese e minacce, che M. non aveva mai confidato a nessuno. In questo caso però la reazione di Alessandro fu feroce: dopo averla immobilizzata la colpì quattordici volte con un punteruolo.
Trasportata all’ospedale di Nettuno, M. morì il pomeriggio del 6 luglio 1902 per la peritonite settica causata dalle ferite e, secondo la testimonianza della madre, dopo aver perdonato il suo assassino.
Serenelli fu arrestato e condotto a Roma, dove, il successivo 15 ottobre, venne condannato a 30 anni di carcere.
La notizia del delitto apparve ne Il Messaggero (La bestia umana. L’efferato delitto della campagna di Nettuno) e La Tribuna (Povera bimba!) il 7 luglio 1902. Entrambi gli articoli considerarono l’episodio alla stregua di un fatto di cronaca, come uno dei molti tentativi di violenza carnale finiti in tragedia, e ricostruirono con una certa precisione la dinamica dell’omicidio, soffermandosi soprattutto sulla psicologia dell’assassino, di cui venivano messe in evidenza la brutalità, la passione non controllata e la devianza, in parte attribuite all’ambiente degradato dell’Agro Romano. Con un certo ritardo rispetto ai quotidiani liberali romani, subito dopo la sentenza di condanna di Serenelli, il periodico cattolico intransigente La Vera Roma (Onore a una martire, 26 ott. 1902) rilesse l’avvenimento in modo del tutto diverso: M. era posta al centro della vicenda, «un’eroina appena dodicenne», morta per difendere la propria verginità contro un brutale assassino, prodotto della degenerazione dell’intera società, che aveva abbandonato i valori cristiani. Tale interpretazione fu ripresa nel 1904 da un opuscolo agiografico di C. Marini, ispirato da una forte polemica nei confronti della modernità. In esso M. diveniva «la martire della purezza», un esempio di moralità per le giovani e per le madri, che dovevano impartire alle loro figlie una vera educazione cristiana, lontana dalle tentazioni della corrotta società liberale.
Dopo molti anni di silenzio, nel 1929 apparve la prima vera biografia di M., scritta dal padre passionista A. Verticchio (Aurelio della Passione), ristampata fino agli anni Cinquanta e tradotta in 60 lingue.
Il 31 maggio 1935, su istanza della sezione diocesana della Gioventù femminile di Azione cattolica di Albano Laziale e sollecitato anche da una lettera postulatoria di Armida Barelli, si apriva il processo informativo per la causa di beatificazione, che venne introdotta presso la s. congregazione dei Riti il 1° giugno 1938. L’intero procedimento ebbe come promotore e postulatore un altro passionista, padre M. Liberati, che si avvalse di numerosi testimoni, tra i quali la madre, Assunta Carlini, e Alessandro Serenelli, la cui versione dei fatti si rivelò determinante per la costruzione dell’immagine eroica fondata sul martirio per la difesa della propria purezza. M. fu proclamata beata il 27 apr. 1947 e il 24 giugno 1950, di fronte a una folla imponente radunata in piazza S. Pietro, Pio XII celebrò il rito della canonizzazione. Si consolidava così un modello di santità femminile rivolto alle giovani donne cattoliche – assai diverso da quello più dinamico di tante fondatrici impegnate nell’assistenza e nell’istruzione – caratterizzato dall’umiltà, la preghiera, la devozione e soprattutto dalla volontà di espiazione dei peccati del mondo moderno, ritenuto sempre più lontano da Dio.
Fonti e Bibl.: Per la ricostruzione della vicenda sono fondamentali gli atti dei processi di beatificazione e canonizzazione, Beatificationis seu declarationis martyrii servae Dei Mariae G., Romae 1938-49, ma anche gli atti del processo penale, conservati in Arch. di Stato di Roma, Corte di Assise di Roma, Anno 1902, b. 78, f. 42, che costituiscono una fonte non influenzata da interventi di tipo agiografico. Tra le numerose biografie si vedano: C. Marini, Cenni biografici della dodicenne M. G. barbaramente trafitta a morte nella difesa della sua castità, Roma 1904; Aurelio della Passione, La s. Agnese del secolo XX. S. M. G. martire della purità, Nettuno 1929; A. Barelli, M. G., Milano 1930; F. Sgariglia, Il giglio di Corinaldo, Milano 1935. Nel 1949 A. Genina girò un film sulla vicenda, Il cielo sulla palude, che riscosse grande successo; dopo la canonizzazione furono pubblicati numerosi opuscoli, volumi, poesie, copioni teatrali, alcuni dei quali anche su Assunta Carlini e A. Serenelli, tutti con intento edificante e celebrativo. A metà degli anni Ottanta apparve la biografia di G.B. Guerri, Povera santa, povero assassino. La vera storia di M. G., Milano 1985, che ricostruiva il contesto storico-sociale della vicenda mettendo in discussione l’immagine emersa dal processo di canonizzazione, cui replicò con uno specifico intervento la congregazione per le Cause dei santi. Il volume contiene un’ampia bibliografia che può essere completata con due contributi di M. Turi, La costruzione di un nuovo modello di comportamento femminile. M. G. tra cronaca nera e agiografia, in Movimento operaio e socialista, I-II (1987), pp. 223-236 e Id., Il «brutto peccato». Adolescenza e controllo sessuale nel modello agiografico di M. G., in Bambini santi. Rappresentazioni dell’infanzia e modelli agiografici, a cura di A. Benvenuti Papi - E. Giannarelli, Torino 1991, pp. 119-146. Profili biografici si trovano in Il grande libro dei santi, diretto da C. Leonardi - A. Riccardi - G. Zarri, Cinisello Balsamo 1998, II, pp. 1320-1323; Bibliotheca sanctorum, VIII, coll. 1072-1076; Enc. cattolica, VII, coll. 136 s.