SANTA LUCIA
LUCIA Sobborgo di Verona, circa 2 km. a SO. da questa città, noto per la battaglia ivi combattuta il 6 maggio 1848 fra l'esercito piemontese già penetrato nel quadrilatero veneto e l'esercito austriaco radunato nella piazza di Verona.
Il comando sardo, volendo raccogliere i frutti del combattimento di Pastrengo (v.), decise di attaccare la piazza di Verona per provocare il Radetzky a quella battaglia in campo aperto che il maresciallo austriaco aveva fin allora rifiutata in attesa di rinforzi. Nel quartier generale di Carlo Alberto si faceva sicuro assegnamento su un'insurrezione di patrioti dentro la città e si contava, così, di prendere gli Austriaci fra due fuochi. Il progetto, redatto dal generale Bava, impegnava all'azione offensiva tutta la forza disponibile, meno la divisione (4ª) impegnata nell'investimento di Peschiera. Le posizioni di partenza erano gli accampamenti di Villafranca, Custoza, Sommacampagna, Sona, Santa Giustina, Bussolengo, dai quali dovevano muovere su Verona altrettante colonne, convergendo a due a due sui tre obiettivi di Crocebianca (3ª divisione), San Massimo (1ª divisione) e Santa Lucia (2ª divisione). Sforzo maggiore al centro (San Massimo). Riserva (una divisione) dietro la colonna centrale. Della cavalleria, due reggimenti al centro, due sull'ala sinistra in direzione di Chievo, due sulla destra in direzione di Tombetta. Forza complessiva, circa 20.000 uomini e una settantina di cannoni. Da parte austriaca, in attesa, come s'è detto, di nuove forze, il maresciallo Radetzky aveva risoluto di continuare nella difensiva. Aveva a sua disposizione circa 26.000 uomini, dei quali 16.000 spiegati sul vecchio ciglione di riva destra dell'Adige da Chievo a Tombetta, a 3 km. circa dalla città. L'attacco piemontese, iniziato alle ore 7,30, rivelò subito assenza di contemporaneità e di collegamenti. La colonna mossa da Sommacampagna (brigata Aosta) si impegnò prematuramente; la colonna di destra giunse in ritardo e, per di più, si impegnò verso Santa Lucia anziché verso San Massimo, come ordinato. Trovandosi così a essere sostenuta anche dalle truppe della seconda divisione provenienti da Villafranca, la brigata Aosta (con la quale era lo stesso generale Bava) riuscì a fugare gli Austriaci dal villaggio. A nord, frattanto, l'attacco contro Crocebianca falliva di fronte alla salda resistenza del nemico, specialmente perché non sostenuto dal Bava, che avrebbe potuto far convergere a nord parte delle sue truppe esuberanti per prendere sul fianco le truppe austriache. Per di più, la popolazione di Verona - strettamente vigilata - rimase del tutto tranquilla. Allora il comando supremo sardo giudicò conveniente sospendere la "ricognizione" e ritornare sulle posizioni di partenza. Il movimento fu tutt'altro che facile per l'enorme agglomeramento di truppe che si era venuto a formare attorno a Santa Lucia e perché il Radetzky con immediata decisione rinforzò con truppe fatte uscire dalla città la propria ala sinistra, ordinandole di attaccare e riprendere Santa Lucia. La retroguardia piemontese, al comando del duca di Savoia (brigata Cuneo) con reiterati ritorni offensivi, riuscì a proteggere il ripiegamento.