SANTA ELISABETTA, Antonino Montaperto e Massa duca di
SANTA ELISABETTA, Antonino Montaperto e Massa duca di. – Nacque a Palermo nel 1710, secondogenito maschio di Ottavio marchese di Montaperto e di Rosalia Massa Galletti dei principi di Aci. Uomo di vasta cultura, fu nel 1730 tra i fondatori dell’Accademia degli Ereini a Palermo, accolta nel 1736 nel palazzo del principe Bernardo Montaperto e Uberti, fratello di Antonino. Nominato nel 1745 governatore della Pace a Palermo, ricevé nel 1747 da Bernardo, deputato nel Parlamento siciliano, il titolo ducale sulla terra di Santa Elisabetta, sita nel feudo di Cometa nella valle di Mazzara, un borgo anticamente denominato Vizzini che, ripopolato dai Montaperto nel XVII secolo con licentia populandi, era stato elevato a Ducato nella prima metà del Settecento.
Godendo della protezione del marchese Giovanni Fogliani, divenne maggiordomo di settimana presso la corte napoletana e successivamente intraprese l’ambita carriera diplomatica, che lo impegnò per quarant’anni fuori del Regno. Nel 1750, infatti, fu incaricato da Fogliani di seguire a Vienna Pietro Beccadelli Bologna e Reggio, principe di Camporeale, inviato presso quella corte come ambasciatore. Dopo un anno, durante il quale visitò Berlino e Dresda, fu destinato alla sede di Londra, ma per le insistenti preghiere di Federico Augusto II, principe elettore della Sassonia e re di Polonia con il nome di Augusto III, fu inviato nel 1751 come ministro plenipotenziario a Dresda, dove giunse nel mese di settembre.
La Sassonia si rivelò una felice opportunità per il duca, non solo perché gli offrì la possibilità di dimostrare le sue qualità di attento osservatore dell’Europa orientale, ma anche perché gli consentì di raccogliere e comunicare informazioni importanti alla corte napoletana e in particolare alla regina Maria Amalia, sempre desiderosa di notizie della sua famiglia. Quando, infatti, il Paese fu invaso dai prussiani all’inizio della guerra dei Sette anni e Augusto III, sconfitto a Pirna, si spostò a Varsavia, Santa Elisabetta restò, con il permesso di Federico II, a Dresda alla corte della regina Maria Giuseppa, per assisterla personalmente e informare regolarmente la corte napoletana. I suoi rapporti si rivelarono preziosi per il governo napoletano non solo in merito alle condizioni di salute della regina, che sarebbe morta dopo breve tempo, ma anche per fornire soccorsi in viveri e in denaro alla corte di Dresda, svolgere azioni di spionaggio a favore degli austriaci e mantenere buoni rapporti con il sovrano prussiano.
Dopo un periodo trascorso tra Parigi e Bologna per curare una malattia agli occhi, fu trasferito a Madrid in sostituzione di Stefano Reggio, principe di Aci, in licenza per 16 mesi, e si trattenne poi in Sicilia, dove mancava da tempo. Riprese a viaggiare per le cure mediche tra Hannover, Venezia, Padova e Bologna, dove nel 1761 ricevette la sospirata promozione ad ambasciatore straordinario a Vienna succedendo al marchese Nicola De Majo, con una paga di 8000 ducati e altrettanti per le spese. Prima di occupare la nuova sede tornò a Monaco e poi a Varsavia per congedarsi e ricevere da Augusto III la distinzione reale dell’Ordine di cavaliere dell’Aquila bianca sassone.
Negli anni Sessanta del Settecento, quando dopo il Trattato di Aquisgrana la politica dinastica di Carlo di Borbone si intrecciò con quella di Maria Teresa d’Asburgo e i problemi economici e sociali causati dall’epidemia e carestia del 1764 si aggiunsero a quelli causati dal riassetto territoriale dell’Europa, il ruolo di Santa Elisabetta alla corte asburgica fu fondamentale. Informò da Vienna circa la causa mossa da cittadini austriaci contro il governo napoletano per il mancato pagamento dei grani inviati da Trieste, fu spettatore dell’incoronazione dell’arciduca d’Austria Giuseppe come imperatore durante la Dieta di Francoforte del 1764, rese note le trattative matrimoniali tra l’infanta spagnola Maria Luisa di Borbone e l’arciduca Pietro Leopoldo d’Asburgo; infine, come ministro plenipotenziario ebbe l’incarico di presentare nel 1767 la domanda di matrimonio di Ferdinando di Borbone prima per l’arciduchessa Maria Giuseppa e poi, dopo la morte di quest’ultima, per la sorella Maria Carolina. La nuova alleanza dinastica assicurata dalle nozze della coppia reale gli procurò onori per i congiunti e gratificazioni personali come l’onorificenza, nel 1768, dell’Ordine di S. Gennaro.
Promosso ambasciatore straordinario a Madrid nel 1770, ricevette da Carlo III nel 1780 il titolo di grande di Spagna. Fu nominato nel 1778 consigliere di Stato e, in seguito alla morte di Camporeale nel 1781 presidente della Giunta consultiva di Sicilia in Napoli.
Nello stesso anno Ferdinando lo richiamò dalla corte di Madrid, ma per le aggravate condizioni di salute morì il 25 dicembre 1782 a Napoli negli appartamenti reali, durante la cerimonia del baciamano per la ricorrenza natalizia alla presenza del sovrano.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Esteri, bb. 906, 907, 2185, 3923, 3925, 4882, 4885; A. Montaperto, Orazione d’Antonino Montaperto fra Pastori Ereini Mospo Sicanio, recitata in casa del principe di Raffadali arcipastore in occasione di aver S.M. confermato vicerè di Sicilia l’eccellentissimo principe D. Bartolomeo Corsini detto fra’ i medesimi Evandro Etrusco, coll’aggiunta di alcuni poetici componimenti sullo stesso argomento, Palermo 1740; F.M. Emanuele e Gaetani, Della Sicilia nobile, II, Palermo 1757 (ed. anast. Sala Bolognese 2002), pp. 102 s.; B. Tanucci, Epistolario, II, Roma 1980, p. 120 nota, III, 1982, IV, 1984, V, 1985, IX (in partic. pp. XXIII s.), 1985, X, 1988, XI, 1990, XII, 2, Napoli 1994, XIII, 1994, XIV, 1995, XV, 1996, XVI, 2000, XVII, 2003, XX, 2003, ad indices; C. Knight, Carteggio San Nicandro - Carlo III. Il periodo della Reggenza (1760-1767), I-III, Napoli 2009, ad ind.; Id., Il Regno di Napoli dalla tutela all’emancipazione (1775-1789). Lettere di Ferdinando IV a Carlo III ed altri documenti inediti, I-II, Napoli 2015, ad indicem.
G.E. Di Blasi, Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia, Palermo 1842, p. XLI; Diari della città di Palermo dal secolo XVI al XIX, a cura di G. Di Marzo, IX, Palermo 1871, p. 160 nota; C.G. Fernán-Nuñez, Vidas de Carlos III, I, Madrid 1898, p. 217; F.F. Daugnon, Gli italiani in Polonia dal IX secolo al XVIII. Note storiche con brevi cenni genealogici araldici e biografici, II, Crema 1907, p. 209; M. Schipa, Nel Regno di Ferdinando IV di Borbone, Firenze 1938, pp. 9, 15, 17, 19, 22 s., 25, 39, 44, 55; Il tramonto di Bernardo Tanucci nella corrispondenza con Carlo III di Spagna 1776-1783, a cura di L. Barreca, Palermo 1976, p. 439.