SANTA CRUZ de Tenerife (A. T., 41-42)
Città delle isole Canarie situata nell'isola omonima, 28°28′ lat. N. e 16°13′ long. O., capoluogo di una delle due provincie in cui è diviso l'arcipelago costituita dalle isole di Tenerifa, Palma, Gomera e Ferro. La città contava 64.032 ab. al 31 dicembre 1932; la provincia nel 1930 aveva 304. 137 ab. su una superficie di 3208 kmq. Santa Cruz è situata sulla costa orientale dell'isola di Tenerifa, sullo stretto tra questa e la Gran Canaria. Dove oggi sorge la città il conquistatore Alonzo De Lugo nel 1493 piantò la croce ed edificò il castello di S. Cristóbal a difesa contro gl'indigeni, i Guanci. Questo castello, primo nucleo della città stessa, resisté poi agli assalti degl'Inglesi nel 1657 e nel 1797 (v. appresso).
Il clima di S. Cruz, salubre e adatto per la cura delle malattie di petto, è di tipo eminentemente marittimo, con piccola escursione annua (16°,7 nel febbraio e 24° nel luglio) e presenta scarse precipitazioni prevalentemente invernali. La città, di aspetto pittoresco, è meta di un considerevole numero di turisti: tra gli edifici più importanti sono il Palazzo municipale, la chiesa della Concezione e la cattedrale: ivi si trovano la croce piantata dai primi conquistatori dell'isola e le bandiere prese al Nelson nella ricordata azione bellica del 1797.
Santa Cruz, importante stazione di rifornimento carbonifero, è toccata da numerose navi; esporta principalmente banane e pomodori, diretti per oltre il 50% in Inghilterra.
Azioni navali. - Attacco nel 1657. - Appartiene alla guerra tra Spagna e Inghilterra. Già nel 1655 Cromwell aveva inviato una squadra di 25 vascelli al comando dell'ammiraglio W. Blake sulle coste africane, col pretesto di combattere i barbareschi, ma in realtà con lo scopo di recar molestie alla Spagna. L'ammiraglio inglese, convintosi dell'impossibilità di effettuare con successo un attacco su Cadice, che era formidabilmente difesa, decise di attendere in quelle acque, per impegnarlo in battaglia, un importante convoglio spagnolo che doveva arrivare dall'America. Ma poiché l'attesa fu lunga, Blake risolse di spingersi verso le Canarie, dove ebbe notizia che una squadra nemica costituita di 10 navi mercantili e 6 galeoni al comando dell'ammiraglio spagnolo Diego Diaques, proveniente dal Perù con un ricco carico di argento, si era appunto ancorata a Santa Cruz de Tenerife. Le navi inglesi si disposero all'assalto, ma in un primo tempo furono assai ostacolate sia dalle condizioni atmosferiche avverse, sia dalle notevoli difese che esistevano all'entrata della baia. Ma il 20 aprile 1657, alquanto migliorate le condizioni di tempo, Blake penetrò risolutamente nella baia assegnando ad ogni unità l'obiettivo terrestre o navale da battere. Dopo quattro ore di violenta battaglia le unità spagnole caddero in possesso degl'Inglesi, ma anche le navi di Blake si trovarono a mal partito per le perdite subite, e non poterono uscire dalla baia a causa del vento contrario e di notevoli avarie alle alberature. Fu allora presa la decisione di dar fuoco alle navi catturate; sembra che il calore sprigionato dall'incendio determinasse un cambiamento di vento, che divenne favorevole all'uscita al largo della squadra inglese. Questa impresa di Blake, che fu l'ultima, non ottenne il successo sperato, perché il ricco carico spagnolo delle navi era stato sbarcato in precedenza e sfuggì quindi alla preda.
Attacco del 1797. - Appartiene alla guerra tra Spagna e Inghilterra. Nel 1797 l'ammiraglio Jervis, avendo saputo che il galeone spagnolo Príncipe de Asturias, con ricco carico, proveniente da Manila, si era rifugiato a Santa Cruz de Tenerife, inviò in quelle acque una divisione navale composta di quattro vascelli e tre fregate comandate dall'ammiraglio Nelson. Scopo della spedizione era anche di ritentare la presa di Santa Cruz. Il 15 luglio 1797 la divisione navale partì da Cadice e, giunta in vista di Santa Cruz, nonostante le difficoltà che presentava l'impresa per le fortificazioni della città, Nelson il 22 luglio tentò un primo assalto con lo sbarco di 1050 uomini sulla spiaggia di Valle Seco, ma per l'attiva vigilanza spagnola l'attacco fallì. Nelson audacemente pensò allora di tentare lo sbarco nel porto stesso e, dando la scalata ad un forte, di conquistare di sorpresa la città. Nella notte dal 24 al 25 luglio, dopo aver disposto le fregate a circa 6 miglia fuori dal forte, Nelson s'imbarcò con un migliaio di uomini sulle lance e sul cutter Fox per l'assalto. Nella notte piovosa e buia le lance, tenendosi il meglio possibile a contatto, avanzarono notevolmente, finché, dato l'allarme, gli Spagnoli aprirono un fuoco vivo e micidiale contro di loro. Il Fox, colpito nella linea d'immersione, calò subito a fondo e 97 degli uomini che aveva a bordo perirono. Nonostante la grave perdita Nelson incoraggiò i vogatori delle lance, e stava per toccare il molo e saltare a terra quando una palla lo colpì al gomito rovesciandolo nella lancia. Fu necessario trasportarlo subito sul suo vascello, ma gl'Inglesi, quantunque privi del loro comandante, presero terra e riuscirono a disarmare i cannoni del molo, nonostante che il tiro nemico facesse numerose vittime e tra di esse il comandante S. Bowen, che aveva sostituito Nelson.
Il comandante T. Troubridge, intanto, dopo aver dato l'assalto al forte principale e vinto difficoltà d'ogni specie, era entrato nella città dirigendosi sulla plaza mayor dove, secondo gli accordi con Nelson, avrebbe dovuto incontrarsi con lui. Trovatosi invece solo con i suoi uomini e sprovvisto di mezzi, egli riuscì con la sua fermezza ad ottenere dal governatore della città la promessa di non molestarlo nel suo ritorno a bordo, promettendo a sua volta che la divisione navale avrebbe desistito dall'attacco a Santa Cruz.
L'accordo fu concluso; e così terminò questa battaglia, che costò notevoli perdite (141 morti e 105 feriti).