CATERINARicci (de' Ricci), santa
Alessandra o Lessandra Ricci, più nota col nome di Caterina, che assunse al momento di entrare in convento, nacque a Firenze il 23 apr. 1522 da Pierfrancesco e da Caterina da Panzano.
La famiglia paterna era di condizioni elevate ed aveva goduto i più alti uffici nello Stato fiorentino; un antenato, Uguccione, fu personaggio notissimo nel sec. XIV. Il padre ebbe importanti incarichi nel governo repubblicano e più ancora sotto i Medici, dei quali fu fedele partigiano; dopo il 1530 fu membro del Consiglio dei duecento e, più tardi, console del Mare. Era fra le migliori di Firenze anche la famiglia della madre, che morì il 18 sett. 1526. Pierfrancesco Ricci sposò dopo pochi mesi Fiammetta Cattani da Diacceto, figlia del filosofo ficiniano Francesco.
Quando era ancora una bambina, C. fu messa nel convento di S. Piero a Monticelli, presso Firenze, dove rimase per circa due anni e dove si mostrarono in lei i primi segni di una spiccata sensibilità religiosa che la portava a vivere momenti di intenso raccoglimento. Ritornò alla casa paterna verso i nove anni, e pare che fino da allora si fosse determinata in lei una chiara vocazione per la vita conventuale. Circostanze familiari la portarono probabilmente ad orientare qualche tempo dopo la sua scelta verso il convento di S. Vincenzo di Prato, del terz'Ordine domenicano, dove si trovavano molte giovani nobili fiorentine e dove era confessore suo zio paterno fra' Timoteo Ricci. I biografi dicono che il padre si sarebbe tenacemente opposto alla volontà di C., ma non è facile vedere quale fondamento abbiano queste notizie. Dopo alcuni mesi dal suo ingresso in convento, il 13 maggio 1535 ella ricevette l'abito monacale da fra' Timoteo Ricci e assunse il nome di Caterina.
Di salute cagionevole, manifestò durante il noviziato anomalie di carattere che le attirarono l'ostilità delle consorelle; la forza della vocazione e probabilmente il prestigio della famiglia le permisero di superare queste difficoltà, e il 24 giugno 1536 poté fare la sua professione nelle mani di fra' Angelo Cattani da Diacceto, allora priore del convento di S. Domenico di Prato. Nei primi anni dopo la professione C. fu colpita da gravi malattie, mentre si accentuava la sua tendenza ad abbandonarsi a momenti di misticismo che non le consentivano di attendere sempre alle necessità della vita pratica. Poco sappiamo dei suoi studi: ma essi dovettero essere piuttosto accurati, a giudicare dalla perizia della quale dette più tardi prova nella composizione delle sue lettere.
Certo in quegli anni la prorompente vocazione religiosa superava in lei ogni altro interesse. La sua straordinaria sensibilità, probabilmente influenzata dalle memorie savonaroliane delle quali era vivissimo il ricordo in S. Vincenzo, la portava ad una sorta di fervore che le faceva vivere l'esperienza religiosa in forme singolari. Non è possibile chiarire fino a che punto lo stato della sua salute abbia influito sulla sua vita interiore e su quelle vicende che già in quegli anni dettero un carattere eccezionale alla sua figura. Si diffuse allora la credenza di apparizioni del Savonarola, che l'avrebbe miracolosamente guarita da gravi malattie; un significato miracoloso si attribuì anche ad una sua visione del 6 giugno 1541, durante la quale Cristo le avrebbe cambiato il cuore.
Nel 1542 le visioni di C. presero un andamento più intenso. Il primo giovedì di febbraio di quell'anno entrò in uno stato di estasi in cui rivisse le fasi della passione di Cristo. Questi stati di estati mistica ("ratti",nell'uso del tempo, o "sonni",come li chiamava la stessa C.) si rinnovarono regolarmente ogni settimana per dodici anni. Nel corso di essi la giovane perdeva coscienza e riproduceva con i gesti la tragedia presente al suo spirito, pronunciando anche discorsi, preghiere, sfoghi di appassionato amore per Cristo; al risveglio recava sul corpo i segni di aspre sofferenze. Questi rapimenti suscitarono grande scalpore e la resero rapidamente nota in Toscana e fuori. Ogni settimana molte persone (specialmente nobili fiorentini) si recavano a Prato per assistere alle sue estasi. Queste cessarono nel 1554,e si disse che lei stessa avesse lungamente pregato per non essere più sottoposta a quelle prove dolorose. Con gli anni, sempre più si diffusero la fama delle sue qualità e un ammirato stupore per questi prodigiosi eventi, ritenuti prove supreme della validità della fede. Divenne comune convinzione che avesse doti profetiche, che leggesse nel pensiero, che fosse capace di fare miracoli, e molti cominciarono a venerarla come una santa.
Fu sottopriora nel 1547 e dal 1552 piùvolte priora di S. Vincenzo, rivelando in queste cariche un carattere energico e dotato di notevoli attitudini pratiche. Queste attitudini, unite ad un indubbio fascino personale, le furono di aiuto nei rapporti che per vari decenni ebbe con un gran numero di fedeli, specialmente fiorentini. I suoi contatti furono infatti stretti soprattutto con la nobiltà di Firenze, dove era ancora viva quella tradizione savonaroliana che aveva in S. Vincenzo uno dei suoi centri di maggiore diffusione. E il culto del Savonarola, ormai privo di peso politico e di punte polemiche contro il Papato, costituiva una forma di devozione che si adattava bene a certe tendenze del cattolicesimo del tempo e trovava molti consensi nei fedeli.
Per la conoscenza della personalità di C. sono da tener presenti le Lettere da lei scritte nel corso di vari decenni e che rivelano, fra l'altro, un notevole talento letterario. Esse evocano una religiosità in cui predomina un sentimento di fiducioso abbandono in Dio e sono, al tempo stesso, l'espressione di uno spirito equilibrato, capace di portare nell'esercizio della sua missione la nota di sentimenti di semplice e umana letizia. Le sue lettere danno l'idea di un animo in cui una viva sensibilità femminile è dominata da una forza profonda. La tendenza al misticismo si accompagnava d'altra parte in lei ad un fine intuito nel trattare con ogni tipo di persone. Queste doti, unite al prestigio che le derivava dal fatto di essere stata protagonista di eventi ritenuti miracolosi, le permisero di esercitare a lungo la sua influenza in ambienti per i quali la Chiesa cattolica aveva in quel tempo grande interesse. L'efficacia della sua azione religiosa nacque in larga parte dalla singolare unione, che era in lei, di misticismo e senso pratico.
Le estasi di C. suscitarono dubbi e perplessità a più riprese, specialmente fra i domenicani. Nel 1544 Paolo III la fece visitare dal cardinale Roberto Pucci, che confermò la validità delle sue miracolose visioni e sostenne anzi che esse contribuivano ad aiutare la Chiesa nella lotta contro gli eretici. Altri esami delle sue qualità furono fatti più tardi, ma non portarono a risultati apprezzabili. Continuò a svolgere la sua consueta attività fino agli ultimi anni, circondata dalla venerazione di un grandissimo numero di fedeli.
Morì in S. Vincenzo il 2 febbr. 1590. Fu beatificata da Clemente XII il 23 nov. 1732 e dichiarata santa da Benedetto XIV il 29 giugno 1746. Durante il processo di beatificazione il ricordo del suo savonarolisino dette luogo a discussioni che furono superate solo per un decreto papale con il quale si imponeva alle parti interessate di non occuparsi più dell'argomento.
Opere: Le lettere spirituali e famil. di s. C. de' R., a cura di C. Guasti, Prato 1861; Le lettere di s. C. de' R. alla famiglia, con la giunta di alcune altre racc. da C. Guasti, a cura di A. Gherardi, Firenze 1890; Lettere ined. di s. C. de' R., a cura di Sisto da Pisa, Firenze 1912; Epistolario, a cura di G. M. Di Agresti, I-V, Firenze 1973-1975.
Fonti e Bibl.: G. M. Di Agresti, S. C. de' R.: testimonianze sull'età giovanile, Firenze 1963; Id. S. C. de' R.: docum. stor. biograf. e spirituali, Firenze 1966; Id., S. C. de' R.: cronache, diplomatica, lettere varie, Firenze 1969; S. Razzi, La vita d. ... serva di Dio la Madre... C. de' R.,a cura di G. M. Di Agresti, Firenze 1965; N. Alessi, S. C. de' R., Libellus de gestis, a cura di G. M. Di Agresti, Firenze 1968; Vita di s. C. de' R. cavata dai sommari dei processi fatti per la sua beatif. e canonizz.,Roma 1746; G. Carducci, Fra' Girolamo Savonarola e s. C. de' R., in Rivista contemporanea, IX (1861), pp. 435-454; F. Flamini, Il Cinquecento, Milano [1902], p. 476; G. Scalia, Gir. Savonarola e s. C. de' R.,Firenze 1924; J. Schnitzer, Savonarola, II, Milano 1931, pp. 488-491, 500 s.; G. Bertini, S. C. de' R.,Firenze 1935; C. Guasti, Del culto a fra' G. Savonarola, in Memorie e studi, a cura di R. Nuti, Firenze 1939, pp. 216-19; G. Getto, La letter. ascetica e mistica in It. nell'età d. Concilio trident.,in Contributi alla st. d. Conc. di Trento e d. Controrif.,Firenze 1948, pp. 50-77; G. Pierattini, L'epistol. di s. C. de' R., in Memorie domenicane, XXV (1949), pp. 26-39, 74-89; M. Petrocchi, L'estasi nelle mistiche ital. della riforma cattolica, Napoli 1958, p. 15; G. Bayonne, S. C. de' R., a cura di I. Paci, Prato 1960; A. D'Addario, Aspetti della Controriforma a Firenze, Roma 1972, pp. 42-44, 45, 257, 426 s.; G. M. Di Agresti, S. C. de' R. Bibliografia ragionata con appendice savonaroliana, Firenze 1973; Id., Introduzione all'Epistolario di s. C. de' R. Bibliografia, fonti, indici, Firenze 1976; R. Ridolfi, Vita di Girolamo Savonarola, Firenze 1974, pp. 411, 447, 461 s., 677, 682; D. Trosa, Prolegomeni alla spiritualità di s. C. de' R., Firenze 1975; Bibliotheca Sanctorum, III, sub voce.