SANT'ANGELO MUXARO
Centro abitato in provincia di Agrigento; sorge sulla cima di un colle di costituzione geologica gessosa, alto circa m 400.
La località fu occupata da uno stanziamento preellenico che si mantenne etnograficamente anche in età di predominio greco. La sua posizione geografica era notevole da un punto di vista strategico, poiché dominava la strada che dal mare, attraverso la valle del Platani (antico Halykos), conduceva verso l'interno.
Nei fianchi settentrionali ed orientali del colle si aprono numerose grotte funebri, per la maggior parte già in antico spogliate delle loro suppellettili.
La necropoli conserva le migliori tombe a thòlos della Sicilia. Tali sepolcri sono i primi ad esser stati trovati nella parte occidentale dell'isola e denunziano influenze egeomicenee che erano state postulate solamente per la Sicilia orientale (thòloi di Thapsos, Molinello, Caltagirone, Siracusa). Viene confermato indirettamente, così, il dato della tradizione che vuole Eraclea Minoa (a pochi chilometri in linea d'aria, da S. Angelo M.) fondata da genti egee. Da Eraclea sarebbero giunte a S. Angelo M. le influenze cretesi, rivelate dalla costruzione delle thòloi a falsa cupola ogivale.
Il più importante di questi sepolcri a cupola è costituito dalla cosiddetta Grotta di S. Angelo che consta di due grandi ambienti intercomunicanti con cupole ribassate; il vano maggiore ha i diametri di m 8,8o × 8,oo e l'altezza di m 3,20. In alcune di queste tombe è stato rinvenuto il letto funebre con capezzale e gradini per accedervi e con il defunto sdraiato.
Dalle poche grotte inviolate che è stato possibile esplorare proviene una suppellettile assai interessante che conferma l'influenza orientale sulla civiltà indigena.
Accanto alla tipica ceramica locale impressa di impasto o graffita ed incisa con forme di fruttiere tipo Cassibile ed oinochòai trilobate, si hanno prodotti peculiarmente greci, importati, piuttosto che lavorati sul posto: predomina il materiale sub-geometrico, mentre scarsi sono i vasi corinzî e quelli a figure nere. Anche per quanto riguarda la suppellettile metallica, osserviamo accanto alle fibule ed ai modesti ornamenti locali, una oreficeria orientalizzante mutuata per il tramite dell'ambiente fenicio-cipriota e di chiara derivazione minoica.
Il grosso del materiale restituito dalla necropoli di S. Angelo M. va collocato fra l'VIII ed il VII sec. a. C.; qualche frammento può risalire fino al X-IX sec. a. C. e qualche altro discendere fino al VI sec. a. C. o anche fino alla prima metà del V sec. a. C. L'influenza orientale si manifesta soprattutto negli anelli, nelle forme e decorazioni vascolari, oltre che nelle peculiari costruzioni a thòlos.
Abbondante anche la produzione indigena che si inserisce nel quadro generale della cultura sicano-sicula e quella solo parzialmente influenzata dai contigui stanziamenti greci.
Le caratteristiche della produzione vascolare, legata più alla parte occidentale, ma pur distinta da queste manifestazioni artistiche, conferiscono a S. Angelo M. una sua facies particolare, ben riconoscibile ora in tutta la Sicilia centrale e centro-meridionale.
È assai arduo il problema della identificazione di resti così imponenti con una delle città indigene che poterono esistere nella zona. Particolare favore ha incontrato recentemente il nome di Camico, la capitale del leggendario Kokalos; tuttavia, qualche dubbio sussiste per la scarsa corrispondenza con le fonti; uno degli ostacoli maggiori sarebbe quello di dover dare al Platani il doppio nome di Halykos nel suo corso superiore e di Kamikos nel tratto vicino alla foce.
Bibl.: P. Orsi, La necropoli di S. Angeo Muxaro, in Atti della R. Acc. di Lettere, Scienze e Belle Arti di Palermo, XVII, 1932, p. i ss.; P. Griffo, Sull'identificazione di Camico con l'odierna S. Angelo Muxaro, in Arch. St. Sic. Or., VII, 1954, p. 58 ss.; B. Pace, Ori della reggia sicana di Camico, in Arch. Ephem., 1953-4, ed. 1955, p. 273 ss., fig. 10; G. Pugliese Carratelli, Minos e Cocalos, in Κώκαλος, II, 2, 1956, p. i ss.; E. De Miro, Agrigento arcaica e la politica di Falaride, in La Parola del Passato, XLIX, 1956, p. 271 s.; L. Bernabò-Brea, Sicily before the Greeks, Londra 1957; (edizione italiana: La Sicilia prima dei Greci, Milano 1958-19613, pp. 176-182).